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La Memoria resiste anche in piena pandemia
Tania Marinoni



Nonostante le restrizioni dettate dalla pandemia, A.N.P.I. e A.N.E.D. non rinunciano anche quest'anno a commemorare il Giorno della Memoria, invitando i cittadini e le scuole a celebrare questa importante ricorrenza. Tra le numerose iniziative a calendario, si segnalano due eventi da “vivere” a distanza, il primo, intitolato Pillole di Memoria , è stato organizzato da A.N.P.I. Monza Brianza, con la collaborazione di A.N.E.D. Il secondo è la mostra online dedicata ai deportati del Trasporto 81, realizzata da Maria Antonietta Arrigoni e Marco Savini per l'A.N.E.D. di Pavia, e presentata dall'Amministrazione comunale di Villasanta sul sito del Comune

Le “Pillole di Memoria” sono una terapia agile ma non superficiale, indirizzata alla nostra mente, alla coscienza e al cuore, oggi gravemente minacciati dall'indifferenza e dall'individualismo più sfrenato. Con un tocco di spirito e di leggerezza la pagina riporta nel foglio illustrativo, proprio come un comunissimo bugiardino, oltre a proprietà e indicazioni, anche gli effetti collaterali del “medicinale”. Più che controindicazioni, questi sono piuttosto effetti benefici, tutti squisitamente auspicabili, come “aumento della coscienza, desiderio di approfondimento, analisi delle proprie azioni e del loro impatto sul mondo”.
Queste pillole, tuttavia, come ammonisce il professor Raffaele Mantegazza nel video di presentazione dell'iniziativa, non agiscono solo se ingerite con un po' d'acqua, ma richiedono di essere “guardate”, meditate e soprattutto condivise. Producono il loro importante effetto sul presente e sul futuro, attingendo nel passato. Sono biografie di persone che parlano ai loro omologhi degli anni del fascismo e del nazismo: figure che porgono domande cercando di capire cosa significasse vivere ai tempi della Shoah. Tra loro, incontriamo lo scolaro di undici anni, la donna, l'ebreo, l'omosessuale, lo straniero, l'insegnante, il sindaco, il medico.

Come ricorda il professore, oggi non imperversano più le camere a gas e i forni crematori, ma incombe sui nostri giorni la sofferenza dei diversi e degli emarginati, dei malati e dei disabili, l'antisemitismo, i neofascisti e i neonazisti. C'è un crescente timore per ciò che si credeva sconfitto e invece vive, anche se non più alla luce del sole come allora. Ma c'è anche la nostra difficoltà ad avere sensibilità nei confronti dei più deboli. La nostra incapacità a sviluppare quella sympatheia, non solo necessaria, ma anche fondamentale base del vivere civile. Per tale ragione è vivamente consigliato assumere queste pillole, per far scattare il click del blister, che ci lascia cadere in mano la medicina di cui abbiamo tanto bisogno. Quel click che, ribadisce Mantegazza, in questo caso viene prodotto dal nostro cervello, dalla coscienza e del cuore, quando iniziano a sbloccarsi e “lanciano i loro effetti positivi verso il futuro”. E per aumentarne l'efficacia, consiglia il professore, è necessario assumere queste pillole assieme ad un vicino di casa, ad un amico, ad un insegnante: in compagnia, come in una sorta di terapia di gruppo, poiché tali pillole hanno bisogno di condivisione per esercitare pienamente il loro effetto benefico e terapeutico.



Sul Trasporto 81, come ammonisce Luca Ornago, sindaco di Villasanta, nell'introduzione alla mostra, furono deportate non solo persone, stipate con atroce brutalità e condotte a morire, ma persino le idee, nel desiderio di uccidere anch' esse in un campo di concentramento. Con queste parole il sindaco di Villasanta ringrazia chi ha realizzato la Mostra e coloro che la diffondono nelle scuole. E un ringraziamento in particolare, ribadisce Lorenza Gobetti, presidente della sezione Anpi di Villasanta, deve essere rivolto ai primi che ci hanno insegnato a coltivare la Memoria: i molti tra i superstiti delle deportazioni, che a un certo punto della loro vita hanno voluto, obbedendo ad un dovere morale, condividere con tutti noi la loro drammatica esperienza. La presidente, nell'intervento che introduce la Mostra online, ricorda la figura di Venanzio Gibillini, classe 1924, scomparso nel 2019. Fu uno dei sopravvissuti del Trasporto 81, internato dapprima a Flossenbürg e poi a Dachau a soli 19 anni, poiché aveva rifiutato di aderire alla Repubblica Sociale. La mostra, intitolata In treno con Teresio, è dedicata al più celebre deportato del convoglio, Teresio Olivelli, e ai deportati del Trasporto 81, l'ottantunesimo convoglio che partì dall'Italia il 5 settembre 1944 e giunse due giorni dopo in Germania.
I pannelli espositivi, arricchiti dai disegni essenziali e struggenti realizzati dagli stessi internati a Flossenbürg e da Vittore Bocchetta, uno degli ultimi sopravvissuti del Trasporto 81, presentano alcune figure dei deportati e forniscono importanti testimonianze sulle condizioni degli internati. Dall'iniziazione nel lager, all'esperienza della morte, quotidiana nel campo, fino alle marce di evacuazione, nominate in seguito Marce della morte per le terribili condizioni alle quali erano sottoposti i prigionieri. Un pannello riporta infine tutti i nomi dei deportati, segnalando in rosso i morti nel lager, in nero i sopravvissuti e in grigio coloro dei quali non si conosce la sorte. Infine, viene trattato anche il caso dei deportati liberati, ma che non fecero mai ritorno a casa perché morirono nel campo: i loro nomi sono scritti in arancione.
Per la realizzazione della mostra si sono rivelati di grande importanza i preziosi registri del campo di Flossenbürg, conservati grazie alla cura dei deportati impiegati all'Ufficio matricola che hanno disobbedito all'ordine di distruggerli, nascondendoli e conservandoli. Come ricorda Marco Savini durante la presentazione online dei pannelli espositivi, alcuni deportati del Trasporto 81 iniziarono già prima questa importante opera, trascrivendo i nomi dei morti dal settembre del 1944 e diventando così preziosi archivisti della Memoria.

Tania Marinoni




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  25 gennaio 2021