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RIFLESSIONI
Quirinale: il gioco dell' oca
Umberto Puccio


Si torna alla partenza, ad un anno fa: le stesse motivazioni (emergenza covid; crisi energetica e inflazione), gli stessi protagonisti-salvatori (volenti o nolenti). Tutto il resto (il riscatto della politica; il "dilemma" e la distinzione tra "tecnici" e "politici") è fuffa!

Non si vuole riflettere sull'anno del Drago, valutandolo sul piano istituzionale e sul piano di indirizzo politico. Sul piano istituzionale, non si vuol ammettere esplicitamente (e si continua a ragionare, ipocritamente, come se la forma di Repubblica parlamentare, secondo Costituzione, fosse ancora viva e vegeta) che lo "strappo", motivato da una situazione "eccezionale" ed "emergenziale", del Governo Draghi su mandato e programma del Presidente della Repubblica (e non del Parlamento!) prefigura di fatto l'affermarsi di una costituzione materiale diversa da quella formale voluta dai Costituenti: soprattutto se la situazione eccezionale ed emergenziale si protrae nel tempo.

Se si analizzano le "strutture" con cui ha "governato" Draghi sino alla fine dell'ottobre scorso (quando è scaduto il secondo rinnovo dello stato di emergenza) si vede che esse (cabina di regia; Conferenza delle Regioni; Consulta dei Comuni) NON SONO previste come organi istituzionali dalla ancora (ho paura per poco!) vigente Costituzione. Di fatto sta nascendo una Repubblica Presidenziale con elezione diretta del Presidente della Repubblica.

Giorni fa Giorgia Meloni ha manifestato esplicitamente che la meta della sua politica è l'elezione diretta da parte degli Italiani del Capo dello Stato; gli ha fatto eco poco dopo Matteo Renzi, quasi con le stesse parole. Favorevole al Presidenzialismo e alla "personalizzazione" c'è un ampio fronte trasversale alle varie forze politiche, con fratture interne (vedi PD). La percentuale altissima di "gradimento" per Mattarella e Draghi da parte degli Italiani indica una voglia di "un capo" autorevole e decisionista (su cui scaricare la fatica e le "lungaggini" dell'esercizio democratico); e la tendenza ad un plebiscitarismo veloce e sbrigativo.

Questa tendenza non è peculiare dell' Italia, ma si manifesta in tutto il mondo, non solo in quei Paesi a struttura "autoritari" e/o dittatoriale, ma anche nelle cosiddette democrazie "occidentali". Il concentrarsi del potere in alto, in sempre più ristrette élite tecnocratico-finanziarie sembra in nostro futuro prossimo venturo. Se...se i dannati, i reietti della Terra non riusciranno a capovolgere la piramide.

Sul piano dell' indirizzo politico, non si può continuare a ciurlare sull'ambigua distinzione tecnico-politico. Draghi, a parte le sue precedenti esperienze politiche, da Presidente del consiglio ha fatto scelte tutt'altro che neutre (o "tecniche): sta portando avanti una politica di privatizzazione sotto la formula della "collaborazione tra pubblico e privato"; di incentivi al sistema produttivo (distinzione tra investimenti "buoni" e "cattivi"; tra debito "buono" e "cattivo"). Buono è l'investimento che, a qualsiasi condizione, aumenti il PIL e i bilanci delle imprese. Le condizioni reali della maggioranza dei cittadini italiani non sono contemplate in questa prospettiva produttivistica-finanziaria.
Su questa prospettiva si dovrebbero pronunciare le varie forze politiche: soprattutto quelle che si dicono “di sinistra".

Umberto Puccio


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  28 gennaio 2022