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capanno garibaldi


Piallasse, vicino a Ravenna
a cura di Manuela Faccani



oasi di punta alberete
fenicotteri ad alberete

"Piallasse" è una parola che sul vocabolario non c'è. E' sinonimo di valle, laguna; ed anche la grafia è incerta, non è chiaro se "pialasse" o "piallasse". Si usa qui, nei dintorni di Ravenna. Ma la piallasse ravennate, che inizia appena fuori dalla città e finisce molto più lontano, fino a congiungersi quasi con le valli di Comacchio, è un luogo dalle molte anime. Se andate da Ravenna a Porto Corsini, per la strada vecchia, ve ne accorgerete. Guardando verso destra, dove dovrebbe esserci il mare, ancorché in lontananza, si vedono solo ciminiere che sputano i loro fumi biancocenere o giallastri. Negli anni sessanta, quando si credeva che la chimica fosse il futuro per la città, sono calati petrolieri - con in testa Mattei - e partecipazioni statali, portandosi dietro un bel po' di nepotismo e discriminazioni, a devastare uno delle zone umide più belle d'Italia. Ci sono voluti anni e anni di bonifiche, e pacchi di miliardi, per ridare vita ad una pineta rinsecchita dalle piogge acide e per convincere i trampolieri a ritornare nelle valli. E ancora, guardando verso destra, il panorama è dentuto di tetti di fabbriche, e quei fumi - ogg i tutti giurano che sono innocui - di inquietanti colori, riportano alla memoria un girone dell'Inferno dantesco (che fu partorito a non molta distanza da qui).
Ma se l'occhio decisamente punta a sinistra, allora è un angolo di paradiso che vi si presenta. A vista d'occhio canali e slarghi d'acqua, e argini e secche e ancora acqua; e garzette, e cavalieri d'Italia che ti guardano con la supponenza di cui sono capaci i trampolieri. E più lontano dalle rive, visibili solo a tratti, stormi di fenicotteri che hanno ripreso a popolare queste zone. Se si svolta in un viottolo, a destra, e si prosegue lungo un sentiero di ponti e di erbe palustri, ci si trova davanti ad uno slargo, col capanno dove si trascinò Garibaldi portando fra le braccia Anita morente. Era un capanno da caccia - uno dei tanti che popolavano a quel tempo la piallasse.

classe

I notabili del luogo vi si appostavano in attesa del passo; e in quell'attesa mangiavano e bevevano, e raccontavano storielle grasse e chissà, qualche volta, si portavano signorine compiacenti, di nascosto dalle perbenissimo consorti, ad allietare loro le serate. Erano uomini sanguigni, cacciatori impenitenti, facili alla battuta come alla rissa, anticlericali e repubblicani. Misero da parte doppiette e signorine, per farsi patrioti ed accogliere, nascondere e proteggere Garibaldi in fuga da Roma. Oggi quel capanno è tenuto, laico reliquiario, da una Società di Conservazione; restaurato con cura maniacale, il prato attorno tutto pettinato, le erbe palustri scostate, a facilitare il passaggio, le panchine disseminate ad invitare i visitatori ad una sosta che vada oltre una visita frettolosa. Invitano ad ascoltare il silenzio, a seguire il volo indisturbato di qualche trampoliere, a fermarsi, un poco di più, in quell'amplesso infinito ed infido fra terra e acqua. Non si sa mai che strada possano prendere le vie che attraversano la piallasse, e solo gli iniziati, che la solcano con barche dal fondo piatto, le sanno riconoscere, dal colore, forse, o per istinto. Sugli argini, a chiudere lo scenario, file e file di pini, resi appena sfocati dall'umidità, come fossero guardati da un astigmatico.


nido di airone rosso




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  13 dicembre 2003 agg. 17.09.2004