prima pagina pagina precedente indice bei momenti





san martino ed il povero (particolare)


Il polittico di Treviglio
a cura di Primo Casalini


Ecco cosa scriveva André Chastel in La grande officina (Feltrinelli 1966): “Riprendendo l'edicola a pilastri della pala di San Zeno del Mantegna e suddividendola in scomparti con griglie ed ornamenti dorati, lo Zenale ed il Butinone sono giunti, nel polittico di Treviglio, ad una versione trionfale di questo schema: il polittico sembra esporre la facciata di un edificio immaginario, in un teatro soprannaturale, adorno di Santi e di Sante al balcone". Ma ancora oggi quest'opera è meno nota di quello che dovrebbe, anche in Lombardia. Quando si va a Treviglio per vederla, si sa dov'è qualche chilometro prima: il campanile che s'innalza sopra la città è quello della chiesa di Santa Maria Assunta e di San Martino, dove l'opera è conservata e per cui è stata realizzata.
Il 6 maggio 1485 il polittico viene commissionato dal parroco di allora, Simone da San Pellegrino, a due artisti entrambi di Treviglio: Bernardino Butinone e Bernardo Zenale. La somma che ci si impegna a pagare è, commisurata ai tempi, altissima: 1000 lire imperiali. Il progetto è ambizioso e complesso (e verrà completamente realizzato, ma ci vorranno vent'anni, anche per il pagamento).

vista d'assieme

Due piani: a quello superiore la Madonna e il Bambino, affiancata, a sinistra, da Santa Lucia, Santa Caterina di Alessandria e Santa Maria Maddalena, a destra da San Giovanni Battista, Santo Stefano e San Giovanni Evangelista; nel piano inferiore sono San Martino e il povero al centro, a sinistra San Zeno, San Maurizio e San Pietro, a destra San Sebastiano, Sant' Antonio da Padova, San Paolo. Nella predella Storie di Cristo (Natività, Crocifissione, Resurrezione) alternate ai Santi Girolamo, Gregorio Papa, Ambrogio e Agostino. Nel timpano l'Ecce Homo. Dorature dovunque, ed una grandiosa cornice lignea di tipo bramantesco. I santi, come usava, li scelsero fra quelli più venerati a Treviglio, e la città col campanile compare nel paesaggio di sfondo di un riquadro. Inserisco una immagine completa del polittico, solo per dare l'idea della organizzazione degli spazi (la visione prospettica è unitaria), della distribuzione delle figure e della decorazione. Il polittico è conservato nella navata destra, vicino al presbiterio. Originariamente era al posto d'onore sopra l'altare maggiore, ma fu spostato nellla seconda metà del '700, per far posto ad una pala più à la page. Oggi è protetto nella parte inferiore da una vetrata che comunque non ne impedisce una buona visione se si utilizza l'impianto di illuminazione, visto che la chiesa è in penombra.

le sante lucia, caterina e maria maddalena

I due artisti erano piuttosto noti, non erano soltanto due enfants du pays. Butinone, nato attorno al 1450, è all'inizio affascinato dallo stile aspro dei ferraresi, il Tura in particolare, ma anche dalle sottigliezze dei fiamminghi, mentre Zenale, nato circa dieci anni dopo, ha forme più larghe, di tipo bramantesco, e poi anche leonardesco. Di Butinone si hanno notizie sino al 1528, ed è indubbio un suo influsso sul Bramantino, probabilmente suo allievo. Malgrado queste differenze, Butinone e Zenale fecero ditta insieme per diversi anni, e non solo per il polittico di Treviglio: anche per Santa Maria delle Grazie di Milano (dal 1481) e per gli affreschi della cappella Grifi di San Pietro in Gessate, che è pure a Milano vicino al Palazzo di Giustizia. Questi importanti affreschi sono andati in gran parte distrutti a causa di un bombardamento durante la seconda guerra mondiale. Zenale poi operò come architetto nel Duomo di Milano dal 1513 al 1526, e nel 1522 fu anche nominato direttore della Fabbrica del Duomo.

san martino ed il povero

Credo sia interessante osservare come sono diversi i due artisti quando ognuno dei due opera per conto suo: ecco una Adorazione dei pastori del Butinone (nella National Gallery di Londra) ed una Madonna col bambino ed angeli di Zenale (nel Museo Getty a Malibu), con uno sfondo che si ispira alla Vergine delle Rocce di Leonardo, allora a Milano.

butinone
zenale
Una città ed una committenza generosa e paziente (vent'anni, dovette aspettare), due artisti del luogo che sapevano che quella era l'opera della vita e che quindi si presero tutto il tempo necessario per la pittura ed ancor più per le decorazioni e la doratura, un progetto vicino al gusto lombardo (ancora, alla fine del '400, si avverte il fascino del gotico internazionale), ma a suo modo innovativo, come ha bene colto André Chastel: l'insieme di queste condizioni favorevoli ha determinato un'opera unica. Ma va aggiunta anche la capacità e la fortuna dei trevigliesi nel difendere la loro opera-simbolo attraverso i secoli, facendola giungere intatta a noi.
Difatti, quando visitiamo un museo, spesso non vediamo le opere d'arte come erano state fatte: i polittici in particolare sono stati smembrati, ancor più quelli ricchi di dorature. L'ignoranza e la venalità hanno operato fino a pochi decenni fa. Il Crivelli, ad esempio: sono molti di più i suoi polittici dispersi che quelli rimasti intatti. Inoltre, l'emozione che dà un'opera vista nel luogo per cui è stata realizzata è ben diversa da quella che si prova in un museo. Anche la capacità di concentrazione: tutto aiuta, dal cominciare a vedere il campanile della chiesa a chilometri di distanza al cercare informazioni e documentazione attorno alla chiesa. Ed ho scoperto che a Treviglio, per il polittico di Butinone e Zenale, sono cominciati ad arrivare i giapponesi, come a Saronno per gli angeli di Gaudenzio Ferrari ( forse sono gli stessi…). E' ora che lo facciano anche i lombardi: per ora, se ci si va in un giorno feriale, non ci si trova quasi nessuno.

particolare della decorazione e della doratura



in su pagina precedente

  20 marzo 2004