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Terra del Sole

a cura di Giovanni Galvani


5 gennaio 1537. Firenze. Lorenzino, giovane Medici del ramo cadetto, uccide Alessandro de' Medici, Duca di Firenze, tiranno che ha fatto cadere la città in preda di scandali e vizi.
Subito dopo balza a cavallo e fugge a Bologna lasciando cadere ogni possibilità di rivoluzione.
Con Alessandro si interrompe la discendenza illegittima del ramo principale dei Medici dopo che era già cessata la discendenza legittima (Lorenzo II era morto nel 1519 lasciando un'unica figlia femmina, Caterina de' Medici, futura regina di Francia).
In questo vuoto di potere il Consiglio dei Quarantotto, unico residuo delle vecchie istituzioni di Firenze, “scopre” un altro rampollo del ramo cadetto e lo porta al potere.
Si tratta di Cosimo, un orfano di 17 anni che abita a Trebbio, nel Mugello.
Un orfano che vanta un pedigree non indifferente: Sforza e Visconti oltre che Medici. Figlio di Giovanni dalle Bande Nere, famoso capitano di ventura coraggioso e temerario quanto violento e spregiudicato, che aveva combattuto alternativamente con i tedeschi dell'imperatore Carlo V e con i francesi del re Francesco I in lotta tra loro (ricordate il film “Il mestiere delle armi” di Ermanno Olmi?).
Un personaggio che spesso non si curava di moglie e figlio e che a volte, per bravata, faceva gettare Cosimo dal terrazzo per raccoglierlo al volo tra le braccia. La madre Maria Salviati, affettuosa e mite, era nipote per parte di madre di Lorenzo il Magnifico.

albero genealogico di Cosimo

Buon sangue non mente, così Cosimo non esita a reprimere le ultime velleità repubblicane e ad instaurare livelli di assolutismo mai raggiunti prima.
E' però un tiranno intelligente, capace di dare impulso alla ripresa economica e di promuovere le arti.
Il ducato di Firenze ha confini poco “naturali”: in particolare a nord-est oltrepassa lo spartiacque degli Appennini e comprende la “Romagna fiorentina”, vale a dire gran parte dell'attuale provincia di Forlì.
Si tratta di territori ottenuti a cavallo tra il 1300 e il 1400 soprattutto approfittando della situazione finanziaria e politica dello Stato Pontificio, situazione divenuta critica con la “cattività avignonese” e con i successivi scismi: acquisizioni, transazioni, legati di feudatari pontifici più che conquiste militari.
Territori utilissimi per assicurare i rifornimenti di grano.
Dall'altra parte si trovava un vicino scomodo: proprio lo Stato Pontificio di Papa Paolo III, al secolo Alessandro Farnese.
Assurto al Soglio nel 1534, è alla continua ricerca di stati per casa Farnese, o meglio per il figlio illegittimo Pier Luigi e per il nipote Ottavio.
Cosimo non ha nessuna intenzione di essere trattato “alla valentinesca” e non si sente tranquillo con le sole piazzaforti di Castrocaro e di Montepoggiolo: deve inoltre fronteggiare, ai confini orientali, il banditismo dilagante.

la Toscana ai tempi di Cosimo    ubicazione di Terra del Sole
Se questa era la situazione politica, facciamo ora il punto della situazione militare.
Già da tempo Berthold Schwarz, monaco tedesco dell'inizio del XIV secolo, aveva impiegato la polvere pirica per sparare proiettili, e la bombarda era in uso in Italia dal 1380, solo negli ultimi tempi l'artiglieria aveva fatto notevoli progressi sia come potenza sia come diffusione, e le nuove tecniche militari,con l'uso delle mine, rendeva troppo fragili le eleganti mura dei castelli feudali (chi non ricorda l'ironica storia di Don Chisciotte della Mancia, dell'inizio del 1600, raccontata da Miguel de Cervantes?).

Cosimo sente quindi l'esigenza di fondare un capoluogo della Romagna Fiorentina e, da personaggio aperto alle innovazioni, si ispira a un modello nato poco tempo prima, nel periodo da noi battezzato Umanesimo (1400) che era andato evolvendo nel Rinascimento (1500): il modello della città ideale.

L'ideale religioso, l'atteggiamento mistico, le superstizioni magiche all'origine di ogni aspetto della vita nella cultura medievale vennero posti in secondo piano rispetto all'uomo e alla sua personalità (anche se le masse popolari erano comunque escluse, a beneficio delle sole classi dominanti), all'esplorazione razionale e alla ricerca di verità verificabili.
L'impostazione filosofica aristotelica lasciò il posto a quella platonica.
La ricerca delle opere classiche dell'antica civiltà greca e romana, il desiderio di raggiungere l'antica armonia e perfezione erano diventati una moda.
Nel 1400 questa attenzione alle esigenze dell'uomo era molto diffusa e gli stessi Medici rispettavano, almeno formalmente, le istituzioni repubblicane.
Con il trascorrere del tempo e il consolidamento della struttura di potere, tuttavia, essi trascurarono le indicazioni politiche e sociali dei cittadini (anche quelli “di serie A”).

Contemporaneamente il ruolo degli architetti andò modificandosi ed essi furono sempre più subordinati alle direttive del signore e meno attenti alla realtà sociale, membri com'erano di una oligarchia.
A Firenze le corporazioni delle Arti svolgevano un ruolo professionale ma anche politico, di partecipazione alla vita pubblica; quando l'architettura venne liberalizzata, portando alla creazione delle Accademie, tale subordinazione venne rafforzata dalla dispensa dall'iscrizione alle corporazioni che il principe poteva concedere.
Liberato dal vincolo corporativo, le possibilità di lavoro dell'architetto dipendevano ora esclusivamente dalla magnanimità del principe.
Ecco quindi che nel 1500 gli architetti, pur continuando a progettare la città in relazione alle esigenze della comunità, cioè sulla base di esigenze reali, sempre più danno precedenza alle esigenze del committente, il mecenate signore/principe.
Sempre più l'interesse per la città si limita a motivazioni di ordine formale e tecnico.
Ecco nascere, allora, l'idea di una città che soddisfi esigenze di purezza, armonia ed equilibrio, che razionalizzi spazi e strutture. Le fortificazioni, un tempo disegnate e realizzate dai capitani sulla base delle esperienze di guerra, divennero competenza degli architetti.
Le opere di Platone vennere studiate, proprio dall'Accademia fiorentina, nella versione originale greca e la traduzione di Marsilio Ficino, pubblicata nel 1484, costituì un modello.
La progettazione, fino ad allora diretta e manuale, sul campo, diventò pianificata attraverso studi figurativi e ricerche geometrico/numeriche, privilegiando proporzioni modulari come la “sezione aurea”.
La stessa diffusione della carta e della matita a grafite e l'approfondimento dell'ottica e della meccanica portarono all'introduzione della prospettiva come strumento di verifica preliminare del progetto.

Il 23 agosto 1542 il Senato dei Quarantotto di Firenze istituisce la “Provincia della Romagna Fiorentina” e il successivo 1 settembre “Cosimo Medici, Duca di Fiorenza”, formalizza la sua nascita con l'obiettivo di “unir la Provincia di Romagna sotto un solo Rettore” allo scopo di renderla “più quieta dalle contenzioni domestiche e più sicura dalle molestie e travagli di fuora”: non estranea a questa decisione la visione/speranza del passaggio dalla repubblica cittadina di Firenze ad uno stato territoriale.
Viene nominato un “Commissario Generale della Romagna Fiorentina” nella persona del Capitano Generale che risiede a Castrocaro: in sostanza egli è il vice Duca per tutti gli aspetti amministrativi, giudiziari e militari.
Cosimo sente l'esigenza di una città di rappresentanza ma anche militarmente valida e in grado di ospitare una guarnigione che salvaguardi il confine.

Eliopoli in una stampa d'epoca

E' lui stesso che individua il sito della nuova città fortezza, preferendo la pianura e l'ampia visuale in modo che fosse possibile controllare un ampio tratto del territorio circostante: la diffusione dei cannoni sconsigliava la scelta di un colle che avrebbe significato un'esposizione maggiore, e l'esigenza di evitare possibili nascondigli agli attaccanti escludeva terreni collinari.
Un sito che, secondo le esigenze dell'epoca, è vicino ad un corso d'acqua, il fiume Montone (la valle del Montone era a quei tempi detta dell'Acquacheta, dal nome di un torrente che vi confluisce in località San Benedetto in Alpe).
Il 1 febbraio 1564 fa misurare i terreni e l'8 dicembre dello stesso anno da inizio ai lavori; è sempre lui che sceglie il nome ricorrendo al greco “Eliopoli”,
Terra del Sole: un richiamo classico che vuole rappresentare l'armonia e la perfezione (ma alcune fonti fanno risalire il nome all'antica Solona, città degli Umbri Solonates).

Mappa di Eliopoli

Per realizzare questo ideale urbanistico in uno spazio concreto occorreva un architetto polivalente, in grado di esprimere le esigenze di immagine e di governo (politico), esperto in fortificazioni militari (tecnico), capace di comprendere le esigenze spirituali e materiali dei futuri abitanti (filosofo).
Cosimo chiamò Baldassarre Lanci, urbinate, che nel 1562 aveva già contribuito, come ingegnere militare, al progetto urbanistico di La Valletta (a Malta).
Coerentemente con le modalità del tempo egli adottò una metodologia di progettazione ispirata a modelli e verificata preliminarmente a tavolino con rappresentazioni grafiche e plastiche: in sostanza un “design” ante litteram. Suoi collaboratori furono il figlio Marino, Giovanni Camerini, Bernardo Buontalenti, il Genga.
Non c'erano vincoli dovuti alle sovrapposizioni e modificazioni di una città preesistente; il problema principale era la difesa dalle armi da fuoco e solo in subordine il tessuto urbano: la città fu progettata “dall'esterno”, prima la cinta fortificata, il perimetro, poi i luoghi per le esigenze sociali e comunitarie.
Per città di piccole dimensioni lo schema più adatto era quello ortogonale che, oltre a richiamare “culturalmente” il castrum romano, consentiva un miglior utilizzo degli spazi interni con edifici quadrangolari, una migliore viabilità, deflusso delle acque più agevole, difesa dai venti.
Alla natura erano riconosciute qualità numeriche e geometriche, dunque progettare seguendo proporzioni e forme codificate costituiva garanzia di validità oggettiva, secondo natura.

Le mura, iniziate l'8 dicembre 1564, furono completate il 10 novembre 1568 secondo un tracciato rettangolare che, alla base, misura 2.087 metri.
Per offrire minor bersaglio ai cannoni l'altezza delle mura fu limitata a poco più di 12 metri e, per neutralizzare l'aumentata potenza dei proiettili, le pareti furono inclinate.
Anche le sovrastrutture tipiche delle fortificazioni medievali (merli, guardiole, caditoie) furono eliminate in quanto facile preda dei proiettili.
Per aumentarne la resistenza fu adottato un terrapieno mentre un canale d'acqua serviva come protezione dalle mine.
Il cammino di ronda percorreva tutto il tracciato sulla sommità delle mura.
Poiché la lunga gittata delle armi rendeva impossibile la difesa dall'alto, allo scoperto, vennero adottati dei bastioni ai quattro angoli: essi, dotati di armi da fuoco, permettevano di controllare la cinta muraria da posizioni laterali, colpendo il nemico di fianco da posizioni coperte e impedendogli di scalare le mura.
A ciascun bastione fu attribuito il nome di un santo: Sant'Andrea e San Martino a valle, verso il fiume, Santa Reparata e Santa Maria a monte: all'interno di quest'ultimo sono tuttora visibili le casematte, imponenti sotterranei collegati da gallerie a doppio livello, con camminamenti contramine, e le piazze di manovra dove i pezzi di artiglieria facevano tiro incrociato con il bastione di fronte per la difesa delle mura.

la viabilità

All'interno la città è divisa in due parti: una con funzione residenziale, con pochi isolati rettangolari destinati soprattutto alle truppe, ed una seconda parte con funzioni pubbliche, di rappresentanza.
Un asse longitudinale unisce le due porte della città ed è sfalsato rispetto a queste per una migliore difesa: esso è tangente all'ampia piazza centrale e non va confuso con l'attuale strada principale (Statale 67 Tosco-Romagnola, ricavata nel 1894 distruggendo due tratti delle mura).

L'ampia Piazza d'Armi segue le indicazioni di Francesco di Giorgio Martini, pittore e architetto, attivo ad Urbino dal 1477 e autore nel 1492 di un famoso “Trattato di architettura civile e militare”: “… La cattedrale chiesa debba alla piazza esser vicina per le assegnate ragioni …”; ”… il palazzo della signoria, o signore, sia … più vicino e propinquo alla principale piazza, e possibile per la comodità delle udienze e congregazioni civili”; “… incontro a questo palazzo debba esser una spaziosa loggia, ovvero portico, in luogo di basilica, dove i mercanti o cittadini con piacere e senza incomodo di piogge ridurre si possano”; “ … la casa degli uffiziali, la prigione, la dogana, magazzino del sale e altri ridotti di uffiziali comuni, per le dette ragioni, siano propinqui alla principale piazza più che si può”.
Centro amministrativo, economico e religioso, la piazza non era concepita, come nel medioevo, in funzione di un edificio prevalente: su di essa si trovano infatti i due edifici che rappresentano i principali poteri, quello civile e quello religioso.
Palazzo Pretorio e Chiesa di Santa Reparata sono sui due lati frontali della piazza, espressione di due enti distinti ma non contrapposti anzi, spesso alleati nell'isolare le fazioni politiche più critiche e nel convincere il popolo a sopportare i gravami del principe.

Il centro-Piazza d'Armi negli anni '70

Sulla Piazza d'Armi avevano luogo le esercitazioni e le rassegne dei soldati del Presidio e della Banda, la truppa di volontari al servizio del Signore.
Un elegante loggiato a tre archi, con volte a crociera, costituisce l'ingresso al Palazzo Pretorio, residenza del Commissario Generale per la Romagna Toscana e sede del Tribunale Civile e di quello Criminale.
Si tratta di un grandioso edificio quadrangolare con un cortile dotato di pozzo e un arco in cotto che offre una singolare inquadratura prospettica: ad esso si affacciano le porte delle carceri, le famose “segrete” ancora decorate dai prigionieri con graffiti e fumo di candela.
Sopra, al piano nobile, vi erano ufficio e residenza del Commissario e le stanze del “bargello” (il capo degli sbirri) collocate sopra le segrete.
Notevole una scala a chiocciola per l'accesso alle celle: a crimine maggiore corrispondeva la reclusione in celle sempre più profonde.
Queste scale sono di ispirazione leonardesca, a doppia elica, utili per separare il flusso di persone in salita da quello in discesa. Da Leonardo viene anche l'indicazione di avere strade larghe quanto l'altezza dei palazzi per motivi igienici: questa regola è seguita per le vie dei Borghi.
Ai lati non prospicienti la piazza, a rafforzare la funzione di rappresentanza, erano collocati i giardini.
Sul lato opposto della Piazza è situata la chiesa di Santa Reparata, costruita tra il 1594 e il 1605. Perfettamente conservata e con un ricco arredo, ha un impianto a croce latina a una sola navata.
Sul lato della Chiesa sono i quattro isolati, con due Borghi maggiori, Romano e Fiorentino in corrispondenza delle relative porte, e quattro Borghi minori, luoghi di servizi e di residenza.
Gli edifici sono modulari, a schiera e, come si è detto sopra, la larghezza delle vie è uguale all'altezza delle case.
Verso le mura, in corrispondenza dei Borghi, sono le due Porte sovrastate dai rispettivi Castelli.
Sul lato rivolto a Firenze la Porta Fiorentina, difesa da un ponte levatoio, e il Castello del Capitano delle Artiglierie.

castello del Governatore  castello del Capitano

Quest'ultimo è composto dal Quartiere del Capitano (con soffitti lignei splendidamente dipinti), l'Armeria (deposito e officina di armi leggere), la Galleria di attraversamento (per spostarsi da un bastione all'altro), il Corpo di Guardia diurno (sotto la Porta), il Corpo di Guardia notturno (nel vano sopra la Porta), il Corpo di Guardia di sosta (androne per l'attesa del cambio), le prigioni militari.
Il prospetto interno è di forma stellata, con un ballatoio per la sentinella di ronda.

Sul lato opposto, rivolto a Forlì, la Porta Romana difesa anch'essa da un ponte levatoio, e il Castello del Capitano della Piazza (del Governatore). Esso comprende il Quartiere del Capitano, la Galleria di attraversamento, i Corpi di Guardia diurno, notturno e di sosta, il magazzino del salnitro, delle palle da cannone e delle armi pesanti (le spingarde).
Come per l'altro Castello la forma è simmetricamente stellata ed è presente il ballatoio.
Sopra entrambi i Castelli era un campanile a vela in cotto con il “campanon dell'Armi” che veniva suonato in apertura e chiusura delle porte o per segnalare le emergenze.
Nel caso di sfondamento delle Porte un'ulteriore difesa era assicurata da varie feritoie con angolature miste, dalla presenza di case prospicienti l'accesso (si è detto prima che la via principale è sfalsata) e dal percorso tortuoso.

Vi sono altri edifici funzionali alla città fortificata e alle sue competenze per l'intera provincia: il Palazzo della Cancelleria (alla sinistra del Palazzo Pretorio, nel Borgo Fiorentino), dove il Cancelliere della Provincia redigeva gli atti pubblici. Lì si riuniva il Consiglio Provinciale composto dai rappresentanti delle Comunità della Provincia.
Il Palazzo del Provveditore (alla sinistra della Chiesa, nel Borgo Romano), infine, sede del Ministro che curava l'amministrazione dei beni demaniali e delle scorte e la manutenzione delle difese militari e delle armi: all'angolo si può ancora vedere lo stemma mediceo del Granduca Francesco, figlio di Cosimo, con la data in cui Terra del Sole fu completata: 1579.
Cosimo infatti, che morì nel 1574, non riuscì a vedere la città nella veste definitiva.

Dal 1579 al 1784 Terra del Sole fu sede del Commissario Granducale ma poi, sotto i Granduchi di Lorena, venne abolita la Provincia della Romagna Fiorentina e la città perse importanza: la fortezza, rimasta per la verità sempre inattiva, era già stata disarmata nel 1774.

Nel dicembre 1829 un contrabbandiere, tale Antonio Samorì, venne sorpreso nelle vicinanze mentre prelevava abusivamente acqua salmastra utilizzata per la produzione del sale da cucina, quindi soggetta a dazio.
In tale occasione il presidente della Ruota Criminale Fiorentina fece analizzare un campione dell'acqua all'Università di Firenze e risultò che, oltre al sale, conteneva molto iodio “allo stato d'idriodato di soda”.
Il professore che aveva condotto l'analisi, Antonio Targioni-Tozzetti, iniziò a sperimentarne l'uso terapeutico e fu così che nel 1851 sorsero i primi stabilimenti termali e Castrocaro oscurò definitivamente l'interesse per Terra del Sole.

Nel 1923, nel nuovo assetto politico determinato dall'Unità d'Italia, viene riconosciuto lo spartiacque degli Appennini come confine tra Toscana e Romagna e, ovviamente, la “Romagna fiorentina” divenne storia.
Rimane questo raro esempio di architettura militare e impianto urbanistico “a misura d'uomo”, espressione di un'idea di convivenza sociale resa possibile dallo sviluppo di una forma di cultura laica (anche se coltivata dai membri delle classi più ricche, o meglio da letterati ed artisti protetti, sostenuti e … sfruttati da quelle).


Le immagini sono tratte dal sito http://www.terradelsole.org/ gestito dall'Associazione Pro Loco di Terra del Sole


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  25 marzo 2005