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carro dei venditori di rame


Il museo del rame di Isili
a cura di Giorgio Casera


Le mezze stagioni si prestano ai viaggi nei Paesi di clima temperato. Non c'è ancora l'affollamento estivo, la temperatura è gradevole e, con un po' di fortuna, si è accompagnati dal beltempo. Dunque giugno è uno dei tanti mesi adatto per un giro in Sardegna. Alle condizioni appena descritte si aggiunge, tra l'altro, il fatto che l'acqua del mare è già “buona” per i primi bagni.
E allora let it be Sardinia, per dirla alla Lawrence di Sea and Sardinia.

Partiamo accompagnati da una coppia di amici che conoscono già la Sardegna “da turisti” e che vogliono approfittare della nostra familiarità con l'Isola per conoscerne qualche aspetto più genuino. Che vuol dire, oltre che (ovviamente) scoprire bellissime spiagge, ancora poco conosciute, battere le strade dell'interno dell'isola alla scoperta di testimonianze singolari.
Ci è stata segnalata, qualche tempo fa, l'esistenza di un interessante museo del Rame, inaugurato recentemente, ad Isili (si pronuncia con l'accento tonico sulla i iniziale), un paese situato nella parte meridionale della provincia di Nuoro. Decidiamo così di dedicare una giornata per una gita ad Isili.

Vi si giunge con facilità: dista un'ottantina di chilometri da Cagliari e il percorso sembra fatto apposta per far rilassare l'autista (lunghi rettilinei e poco traffico, una pacchia per chi è abituato a circolare nella conurbazione milanese). Si attraversa una bella campagna, per lo più coltivata a frumento, in questo periodo oggetto di mietitura. Il centro più importante, lungo l'itinerario, è Barumini, dove esiste il più grande e meglio conservato villaggio nuragico della Sardegna, uno dei siti dichiarati, mi pare, dall'Unesco patrimonio dell'umanità. Benché visto più volte sarebbe sempre interessante visitarlo, ma gli amici lo conoscono già, e poi non ci sarebbe il tempo.
non si podet pipare

Giungiamo infine ad Isili. La prima impressione è quella di un paese “moderno”: le case, le strade, la gente per le vie (tanti giovani) formano un'immagine lontana dall'idea che si ha dei paesi dell'interno, associata ad una certa cupezza. Sarà anche per la giornata molto luminosa, ma l'atmosfera è “solare”. Contribuisce al buonumore anche un simpatico cartello bilingue.

In pochi minuti, con le puntuali indicazioni dei passanti, arriviamo al museo.
Il quale è stato ricavato nell'edificio Secentesco ex convento dei Padri Scolopi, solido e massiccio nella sua struttura di calcare bianco, abbastanza ampio da ospitare anche una rassegna del tessuto (tappeti) isilese e la biblioteca civica.

il convento degli Scolopi

Veniamo accolti da una gentile factotum (guida-custode-addetta alla biglietteria) che ci accompagnerà per tutte le sale del museo. E che risponderà a tutte le nostre domande, tra cui la prima fondamentale: perché un museo del rame ad Isili?
Perché Isili era il paese, unico in Sardegna, dei ramai, gli artigiani che lavoravano il rame per produrre i manufatti che venivano utilizzati dai pastori per la produzione di formaggio e ricotta, e dalle donne per la tintura delle lane, la tessitura, il bucato e la cottura di cibi.
(La batteria in rame costituiva la dote della sposa e veniva orgogliosamente esposta nella cucina della nuova casa.)

la batteria di cucina in rame

Manufatti che poi gli ambulanti isilesi commerciavano in tutta la Sardegna.
Secondo la leggenda, nella famosa notte dei tempi, un gruppo di zingari (qualcuno ipotizza anche degli Ebrei) transitò per Isili, e forse vi si fermò definitivamente. Conoscendo le tecniche della lavorazione del rame e riscontrando la disponibilità della materia prima (nelle vicinanze di Isili vi è una miniera attiva fino agli anni '60, il cui nome dice tutto, Funtana Raminosa) esercitarono l'attività di ramai. Forse lo fecero in esclusiva, con i loro discendenti, forse insegnarono ai locali come si lavorava il rame (o forse tutte e due le cose insieme); sull'origine del know how si possono fare solo congetture.
La leggenda è suffragata anche dal fatto che tra i ramai e gli ambulanti che ne vendevano i prodotti si parlava un linguaggio particolare (romaniska), con nessuna relazione con i dialetti dell'isola, nel quale qualche linguista ha scoperto affinità con i dialetti albanesi parlati nell'Italia centro meridionale. (E' stato anche accertato che, nei secoli scorsi, chi svolgeva in Italia un'attività esclusiva/monopolistica, sia di produzione che di commercio, aveva la tendenza ad utilizzare termini comprensibili solo nella ristretta cerchia degli operatori, ed incomprensibili per il “mercato”, come è il caso, per esempio, dei seggiolai del'Agordino. Quindi il romaniska potrebbe essere stato inventato dagli stessi Isilesi).
Fatto sta che da tempo immemorabile, e fino a quando non sono stati soppiantati da quelli fabbricati industrialmente con altri materiali, i manufatti in rame in circolazione in Sardegna erano prodotti ad Isili.

L'esposizione comincia con una sala dove sono situate pubblicazioni storiche sulla lavorazione del rame, alcune risalenti al '500, e dove viene rappresentato l'intero ciclo di produzione.
Si parte con l'illustrazione delle proprietà del minerale, le aree di provenienza e i processi di estrazione. I minerali estratti, dopo un processo di arricchimento vengono inviati alle industrie metallurgiche e qui trasformati in lingotti, barre o panelle attraverso la fusione.
A questo punto il pane di rame subisce, in fonderia, un trattamento al maglio idraulico. Si tratta di una battitura che trasforma la panella nel semilavorato dal quale poi inizia l'intervento del ramaio in bottega.

la battitura del rame   la battitura del rame 2

Sfruttando la caratteristica malleabilità del metallo, con un lavoro di battitura fatto di pazienza e perizia insieme, il ramaio riusciva ad ottenere una lamiera più o meno sottile nella forma dell'oggetto voluto.
Sono esposte numerose forme, alcune finemente decorate, come il caldaio (usato dai pastori per il formaggio), lo stampo per dolci (per l'ottimo gateau di mandorle e zucchero), il braciere, la pentola, tutti oggetti della tradizione agro-pastorale sarda, ed altre importate, come il paiolo, di origine toscana.

paiolo   vassoio con decorazioni

Alcuni oggetti sono impreziositi da decorazioni, che aggiungono valore all'oggetto. Esse venivano fatte solo su commissione e richiedevano molta abilita' ed esperienza; venivano realizzate attraverso la martellatura e l'uso di diverse incudini ad asta con teste di forma diversa.

L'abilità del ramaio doveva costituire motivo di orgoglio professionale, come si evince dalla composizione di un ramaio-poeta del primo '900 (Pietro Mura), che descrive così il suo lavoro:


Como m’ammento:
unu frore rùju
una melagranada aperta
una tempesta ‘e luche
cussa lapia ‘e ramene lucente!
Fippo operàiu ‘e luche soliana


     
Ora ricordo:
un fiore rosso
una melagrana spaccata
una tempesta di luce
quel paiolo di rame luccicante!
Ero operaio di luce solare



caldaio
batteria in rame
rivestimento per cassapanca
Ed ecco qualche dettaglio sui manufatti esposti.


caldaio

Il Caldaio, uno dei piu' grandi manufatti in rame, rappresentava un importante strumento di lavoro per pastori ed agricoltori; esso veniva usato per la lavorazione del formaggio, della ricotta, oltre che per impieghi a carattere domestico come la tintura delle lane per la tessitura, il bucato, la cottura di cibi.


batteria in rame

La batteria in rame veniva acquistata in previsione del matrimonio e portata dalla sposa nella nuova casa. Essa rappresentava un simbolo di prestigio sociale e veniva esposta con orgoglio.
Caratteristica delle case di Isili e', infatti, l'esposizione della batteria in rame nelle pareti della cucina secondo un preciso ordine. Con l'avvento degli oggetti in alluminio, plastica e ferrosmalto, si e' assistito al graduale cambiamento di funzione dei manufatti in rame che hanno assunto una valenza prevalentemente decorativa e ornamentale.


cassapanca

Altri manufatti venivano realizzati su commissione, come gli alambicchi per la distillazione dell'acquavite, gli stampi per dolci, le cassapanche rivestite in rame, lampade ad olio, eccetera.

Per qualcuno del gruppo la vista degli oggetti esposti ha sollecitato numerosi ricordi della prima infanzia.

la bottega del ramaio  la bottega del ramaio - particolare

Nell'ultima sala del museo è fedelmente ricostruita la bottega del ramaio. Al suo interno gli strumenti di lavoro sono disposti con razionalità, per una migliore economia dei movimenti dell'artigiano. Alcuni attrezzi sono fissi, come la forgia, il mantice e alcune incudini, altri sono mobili, come la serie di martelli diversi per forme e dimensioni, altri tipi di incudini, tenaglie, compassi e innumerevoli altri utensili.

Tutto molto interessante ed istruttivo. Ma non è tutto.

arazzo di Isili

L'edificio del museo ospita anche un'esposizione di 30 arazzi, opera delle artigiane locali che hanno voluto dare ai visitatori una testimonianza della tradizione della tessitura isilese. Come in tanti altri paesi della Sardegna dalla lana delle pecore, opportunamente lavata e colorata, si tessevano tappeti, arazzi, copricasse, bisacce e copriletto. Questi di Ìsili sono molto belli, come peraltro quelli di altri paesi. Ma hanno una particolarità, legata alla stretta relazione tra il paese e il rame: per dare i toni rossi al tessuto si è usato intrecciare con la lana il filo di rame. Cioè nel telaio insieme alle matasse di lana viene inserito un rocchetto di filo di rame. In seguito si sono aggiunti fili di oro e argento. Tutti questi fili metallici inseriti nella trama conferiscono al tessuto un aspetto esteticamente elevato ed un'espressione artistica decisamente moderna. Veramente belli da guardare!

Se rimanesse tempo dopo la visita al museo del rame, Ìsili offre ancora un classico nuraghe ben conservato, la chiesa del convento degli Scolopi e la chiesa parrocchiale di S. Saturnino, che conserva parti della struttura gotica.
Quello che non deve assolutamente mancare, nella gita, è un classico pasto della cucina sarda a base di fregula sarda e di porceddu. La custode del museo saprà indicare il luogo più opportuno.



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  11 novembre 2006