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La Pedrera a Barcellona
di Giorgio Casera


Fine ottobre, inverno ancora lontano, è ancora tempo di viaggi, con ampia possibilità di scelta. Se poi la destinazione è nel Mediterraneo, neanche le stagioni contano: va sempre bene!
Dopo alcuni tentativi infruttuosi nei mesi e negli anni passati, riusciamo ad andare a Barcellona. Non abbiamo molto tempo da dedicare ed abbiamo tre riferimenti importanti (salvo andare a spasso per le Ramblas o nel Barrio Gotico etc etc): Gaudí, Mirò e Picasso, i primi due catalani, il terzo di Malaga, dunque andaluso. Di Gaudí esistono numerose opere disseminate nella città (a partire dalla Sagrada Familia); a Mirò è stata dedicata una fondazione con numerose opere, mentre Picasso, che trascorse a Barcellona gli anni fondamentali della sua formazione prima di approdare a Parigi, viene ricordato con un importante museo.
Cogliamo come un'indicazione il fatto che affacciandoci, all'arrivo all'hotel, alla finestra della nostra camera ci troviamo di fronte il tetto del Palau Guell, con gli inconfondibili pinnacoli e i mosaici multicolori di Gaudí. E Gaudí sia, dunque. Per Mirò e Picasso contiamo su una prossima volta.

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  i pinnacoli del Palau Guell - foto Giorgio Casera

Stendiamo un rapido piano sulla mappa di Barcellona. Le creazioni più significative di Gaudí sono a portata di… passeggiata, dal nostro albergo. In queste è compresa naturalmente anche la Sagrada familia, che però visiteremo, alla fine dell'itinerario, solo dall'esterno, a causa dell'eccessivo affollamento. Più lontano il parco Guell, a cui dedicheremo a parte una mezza giornata alla fine della nostra vacanza.
Eccoci dunque di prima mattina diretti verso la Plaça de Catalunya, da cui parte il trionfale Passeig de Gràcia, una rassegna “vivente” dell'architettura modernista (liberty) spagnola, realizzata durante una straordinaria stagione, tra '800 e '900, caratterizzata dal positivismo tecnico-scientifico e da sconfinata fiducia nel progresso. Periodo di crescita socio-economica per Barcellona, seguita alla rivoluzione industriale e alla formazione di una borghesia tanto intraprendente negli affari quanto sensibile alla cultura: così recitano le guide di Barcellona, ma abbiamo la conferma sotto i nostri occhi. Passiamo infatti accanto alle “case” Lleò Morera (arch. Domènech), Mulleras (Sagnier), Amatller (Puig), Batllò (Gaudí). Non solo Gaudí, dunque! La luce della giornata valorizza le facciate delle case, forme e colori sono gradevoli, opere d'arte che vivono in mezzo alla vita cittadina. Intorno a noi decine di turisti che fotografano…

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  la Pedrera - foto Giorgio Casera

Finché arriviamo alla Pedrera. Siamo subito colpiti dalle linee orizzontali ondulate del palazzo che, per quanto situato all'angolo di un isolato, ci si prospetta di fronte (in pratica Gaudí ha eliminato l'angolo della casa creando una rientranza che diventa la parte frontale del palazzo). Altro particolare evidente: il ferro battuto molto fantasioso delle ringhiere dei balconi sui cinque piani e dei cancelli d'ingresso.
La Pedrera è il “nickname” della casa Milà, dal nome del committente il progetto a Gaudi ai primi del '900. Il signor Milà intendeva sposarsi e quindi costruirsi una casa dove vivere con la famiglia, ma, invece di farsi costruire una bella villa unifamiliare, come un suo pari avrebbe fatto, probabilmente, in Italia, pensò bene di far costruire un condominio, da buon barcellonese. Riservarono un intero piano per loro e in ciascuno degli altri piani fecero ricavare quattro appartamenti (quindi in tutto 16 appartamenti) che affittarono (complimenti senyor Milà!).
Non riesco ad evitare l'impressione del “cartone animato”, l'insieme ha un che di magico, da favola… a questo contribuisce anche il tetto, sormontato da camini che sembrano guerrieri medievali e da condotti per la ventilazione che hanno le bizzarre forme gaudiane.

gli archi del sottotetto
  gli archi del sottotetto
Oggi il palazzo, riconosciuto Bene culturale del Patrimonio mondiale dell'Unesco, è proprietà della banca Caixa de Catalunya, che lo ha suddiviso in una parte visitabile ed in una privata (data in affitto ad uffici ed istituzioni: ah questi catalani!).
La parte diciamo così pubblica è costituita dal pianterreno dove si trova un auditorium che ospita regolarmente convegni e concerti; sempre al pianterreno i due cortili interni, in cui si possono ammirare stupefacenti scalinate, bellissimi mosaici e pitture murali; dal centro espositivo della Caixa de Catalunya, al piano rialzato, che ospita mostre gratuite e il cui soffitto sembra rivestito di panna (montata, intendo), dal Museo Gaudi (Espay Gaudí) nello spettacolare sottotetto e, nell'ultimo piano abitabile, il quarto, dal Pis de la Pedrera, un appartamento-museo arredato con mobili d'epoca a ricostruire un tipico alloggio della borghesia di fine Ottocento. Infine, l'immancabile tetto-terrazza.
(En passant, il giorno della nostra visita il Centro espositivo ospitava una mostra antologica di Javier Mariscal, il grande grafico. Un bel momento nel Bel Momento!)

Partiamo dal Museo Gaudí, nella soffitta dell'edificio. Veniamo accolti da un'atmosfera ovattata e da una penombra che esalta le teche e gli oggetti esposti illuminati. La moquette sul pavimento assicura il silenzio dei movimenti, i visitatori si aggirano quasi intimiditi come in una chiesa. Gli incredibili archi a catena che ci sovrastano danno proprio l'impressione di una piccola cattedrale. Si viene così in contatto con l'universo creativo di Gaudí, si viene a conoscenza degli eventi privati dell'artista e dell'ambiente in cui si trovò a vivere, di quali furono le sue opere principali, il suo metodo di lavoro e le sue fonti di ispirazione. Nella teche piante topografiche e modelli di costruzioni, fotografie e oggetti di varia natura. Interessante un plastico della Pedrera e di alcuni suoi particolari con le spiegazioni dei motivi che hanno portato a soluzioni innovative. E' il caso degli archi della soffitta, del sotterraneo dell'edificio e delle rampe di scale.

il plastico della Pedrera
  il plastico della Pedrera
Certo un architetto trova di che appassionarsi di fronte a questi oggetti. Confesso però di venire attratto da una teca particolare, con un contenuto piuttosto strano, visto l'ambiente. Ci sono ad esempio un guscio di tartaruga, uno scheletro di piccolo serpente, una conchiglia marina conica, dei rami secchi di ginepro, una corteccia d'albero, delle fibre vegetali intrecciate e via di seguito. Sono, leggerò nelle spiegazioni, tutti elementi che costituivano motivi ispiratori della creatività di Gaudí. La Natura era un continuo suo riferimento. Associo immediatamente il guscio della tartaruga alle ceramiche frammentate e colorate che vedrò in abbondanza in questi giorni. Si comincia a capire che per l'artista l'architettura e il gusto per l'ornamento si fondono per creare un'opera d'arte completa.


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  la Natura ispiratrice - sedie nel museo

Allineate lungo le pareti troviamo riproduzioni di sedie, poltrone e panche di legno, ricostruzioni di oggetti d'arredamento disegnati da Gaudí. Scopriamo così e lo approfondiremo in seguito che Gaudí oltre a progettare lo spazio, progettava anche il suo contenuto, fin nei minimi dettagli: vediamo esposte addirittura le maniglie in ottone per porte e finestre. Scopriamo, dall'immancabile spiega, che “questi accessori, realizzati in ottone dorato, sono ottenuti premendo con la mano un pezzo di argilla o di gesso nel caso dei tiranti per finestre o modellando liberamente il metallo, per
imprimervi il gesto necessario, nel caso delle maniglie. Queste forme si adattano perfettamente all'articolazione delle mani…”

Dalla soffitta si passa al terrazzo. Uno si aspetta una superficie piatta (come generalmente nelle case del Mediterraneo) e invece si trova di fronte ad un profilo ondulato e a vari dislivelli con scale di congiunzione. La ragione di queste forme è conseguenza degli archi catenari della soffitta, di differenti altezze, e la necessità di allinearsi alle linee ondulate delle facciate dell'edificio.

Particolare della terrazza
  Particolare della terrazza - foto Giorgio Casera

Su questa originalissima struttura si distribuiscono alcuni elementi verticali di forma e grandezza molto diversi, che rispondono a tre funzioni distinte: l'accesso alla terrazza, l'esigenza di ventilazione e la fuoriuscita dei fumi. Alcuni sono ricoperte di frammenti di ceramica (motivo conduttore in Gaudí), mentre altri sono semplicemente ricoperti di stucco color ocra.
I più suggestivi (e fotografati dal nostro gruppo di visitatori) sono i comignoli per i fumi, trasformati da Gaudí in strutture originali. Sono 30 in totale, alcuni sono in gruppi di tre o quattro. Tutti girano su se stessi, seguendo il tracciato aerodinamico del fumo, e sono rifiniti con stucco color ocra, tranne un gruppo ricoperto con frammenti di bottiglie di spumante catalano (il cava).
(Sembra che la loro forma abbia ispirato Lucas, il regista della serie “Guerre Stellari”, nel disegnare l'elmo de la “Morte Nera”,l'inquietante personaggio che sfida e uccide Obi-One-Kenobi)
Dalla terrazza ci si affaccia per vedere i cortili dell'edificio e le facciate interne. Grazie ai cortili, e alle loro finestre, tutti gli appartamenti hanno luce naturale. Ammiriamo per un po' anche il panorama di Barcellona (si intravedono le guglie della Sagrada Familia) finchè non scendiamo a visitare l'ultima parte, l'appartamento.

Come detto precedentemente, nella Pedrera è stato ricostruito un tipico appartamento borghese di fine '800 inizi '900 secondo il disegno di Gaudí.
Quello che colpisce subito dopo l'ingresso è la luce. Tutti gli ambienti sono inondati di luce; i saloni e le camere da letto la ricevono dalle facciate esterne, mentre la cucina, i bagni e le stanze di servizio la prendono dai cortili interni.
La principale novità apportata da Gaudí è il cosiddetto piano libero. La Pedrera fu costruita con una struttura di colonne e travi, maestre e non. Non esistono muri portanti e di conseguenza i piani e l'interno degli appartamenti possono essere distribuiti con grande flessibilità e libertà. Ciascun inquilino poteva modificare le pareti del suo appartamento, spostarle o addirittura eliminarle per adattare lo spazio alle proprie esigenze o agli usi e funzioni possibili.

ingresso sala cucito
  ingresso appartamento - sala da pranzo - stanza del cucito

Tutti gli oggetti esposti sono originali dell'epoca. Porte, finestre, stipiti, disegnati da Gaudí, sono espressione insieme di eleganza e funzionalità. Dall'ingresso-vestibolo si accede a tutte le stanze dell'appartamento, al salone e sala da pranzo, separate da una porta scorrevole; dal salone alla camera da letto, dalla sala da pranzo allo studio e da qui un'altra camera da letto. Dalla sala da pranzo si accede anche alla cucina e al ripostiglio; dalla cucina infine si accede alla stanza di servizio, a quella del cucito e a quella dei (giochi dei) bambini.

E' un salto a ritroso di 100 anni (due guerre mondiali fa, direbbe Brecht) e probabilmente quello che vediamo era ambiente di vita di una famiglia privilegiata; ma, sarà merito di Gaudí, sarà perché la borghesia del tempo non era così pacchiana come l'attuale, l'impressione che si riceve è quella di un'eleganza sobria. Gli unici “fronzoli” sono nei particolari. Ho già detto che Gaudí aveva l'abitudine di progettare anche i particolari (potendo contare su artigiani ebanisti, fabbri, ceramisti di primordine): visitando le stanze dell'appartamento se ne ha una prova convincente: oltre ai classici e tradizionali mobili troviamo porte (anche scorrevoli), pendole, portavasi, specchi, lampadari, paraventi che denotano il suo inconfondibile stile. Anche le piastrelle del pavimento e le vetrate delle porte sono opera del suo disegno, ma quello che ha rappresentato il clou delle sorprese è stata la chiave della scrivania del sig. Milà, disegnata, manco a dirlo, dal solito “progetto tuto mi” Gaudí.

cornice chiave
  cornice per specchio - chiave scrivania

Alla fine della mattinata ci convinciamo di essere stati a contatto con l'opera di un genio, anche se probabilmente nel suo tempo qualcuno lo avrà considerato un matto o un visionario. Usciamo dalla Pedrera con una bella sensazione di sazietà (intellettuale). Per il corpo provvederemo poco dopo.


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  22 novembre 2010 (viaggio di ottobre 2010)