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Festival del Parco
I Giardini della Villa, il concerto, il ricordo
Tania Marinoni e Franco Isman


Come nelle edizioni precedenti la Villa Mirabello ha rappresentato anche quest'anno il centro pulsante del Festival del Parco, giunto alla sua quinta edizione. Gli organizzatori dell'evento, dedicato alla memoria di Matteo Barattieri di recente tragicamente scomparso negli USA, hanno scelto la villa seicentesca come luogo per diverse iniziative. Tra queste, la conferenza tenuta dalla storica dell'arte, Elisabetta Cagnolaro.

La studiosa ha condotto l'attento pubblico in un appassionante tour, che ha ripercorso i momenti salienti della realizzazione dei giardini della Villa Reale. Il “retro” della Reggia, il “Pratone”, noto ai monzesi per offrire ogni anno lo spettacolo pirotecnico nel giorno di San Giovanni, non è sempre stato come oggi lo ammiriamo. Ma questo non è certo una novità. Non tutti invece sanno che il progetto del verde, sviluppato da Giuseppe Piermarini, non prevedeva i giardini all'inglese. L'impianto che l'Arciduca Ferdinando ammirava nel Settecento era quindi del tutto differente da come ci appare oggi. Egli vedeva una piccola Versailles: vasi d'agrumi, parterre fioriti, un labirinto, un roccolo e persino un giardino lunare.

Il tema, molto caro ai monzesi, è stato trattato in un recente volume, edito da Il Libraccio, “I giardini arciducali”. Il libro, arricchito da un prezioso DVD, scritto da più autori, tra i quali anche Marina Rosa ed Elisabetta Cagnolaro, ci regala un'accurata descrizione dell'impianto. A Monza Piermarini aveva realizzato due giardini – spiega Marina Rosa – un giardino superiore con parterre fioriti e una maestosa scalinata, con statue e una grande fontana e un giardino inferiore dove scorreva un “Naviglio” che culminava in un lago di forma circolare. Per anni leggendo di questo lago si è erroneamente creduto fosse l'attuale laghetto.

Che così non fosse fu accertato cinque anni fa, quando Ivano Galbiati scoprì l'esistenza di un promemoria del 1784: in questo documento Ferdinando aveva descritto al fratello i lavori esecutivi dei giardini, allegando persino una pianta. Quindi, quelle inusuali vedute ritratte dall'Albertolli, nel famoso acquarello che ritrae Eugenio di Beauharnais e una maestosa scalinata sul fondo, mostrano giardini davvero esistiti. Ebbene sì, i disegni conservati nel Fondo Piermarini di Foligno e le celebri “tavole di Vienna” furono un documento non solo progettuale, ma anche esecutivo.

Sorge dunque spontanea una domanda: come “scomparvero” quei giardini? Per trovare una risposta al quesito, Elisabetta Cagnolaro invita a ripercorrere il viaggio che Ferdinando compie nel 1785-86 a Nizza, assieme alla moglie Beatrice D'Este. Quella che sarebbe dovuta essere una “fuga” di poche settimane diventa un tour di quasi un anno. Ferdinando si reca anche dalla sorella, Maria Antonietta, e qui scopre che due anni prima la regina di Francia fece realizzare a Versailles una tenuta di campagna. Ne rimane affascinato. L'Arciduca prosegue il suo viaggio, raggiungendo l'Inghilterra in compagnia di Ercole Silva. Qui apprende che una tipologia di giardino è adesso in auge: quello all'inglese. Fa ritorno a Monza, arricchito da ciò che ha visto durante il lungo tour. Nel 1786 interviene sui giardini della Villa, rivoluzionandone l'intero impianto. Ispirato dalla tenuta della sorella, acquista a Monza altri terreni, verso il Santuario delle Grazie e qui vi realizza “la mandria”, un piccolo villaggio agreste.

Durante la conferenza è arrivato il sindaco, applaudito dal pubblico, ed è rimasto in piedi in fondo alla sala fino al termine.
Di seguito, dopo brevi preparativi, uno sfavillante concerto degli alunni del Liceo Classico e musicale Bartolomeo Zucchi diretto dalla prof Patrizia Macrelli che ha eseguito un programma molto vario iniziato con una struggente canzone ebraica El Hadareh. Eccezionalmente bravi i ragazzi con alcune voci, sia femminili che maschili a un livello quasi professionale.

Infine la commemorazione di Matteo Barattieri https://arengario.net/misc/misc338big.html, notissimo ambientalista, innamorato del nostro Parco che ha contribuito a far conoscere a innumerevoli monzesi, guidandoli in visite sia diurne che notturne illustrandone la flora e la fauna, con un intervento commosso e commovente del fratello.
Il coro dello Zucchi ha ripetuto la canzone iniziale, dedicandola a Matteo.

Tania Marinoni e Franco Isman

La prof. Macrelli, il sindaco, il coro



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  18 settembre 2022