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Il Quadrilatero della Wehrmacht
Felice Camesasca
26 Apr 2014 00:02

Il Quadrilatero della Wehrmacht
Il Quadrilatero della Wehrmacht: via Mosè Bianchi, viale Regina Margherita, via Dante, via Parini (dietro)

Interessante la "Pedalata". Purtroppo l'età non mi consente di ripassare per tanti siti che ben ho conosciuto, carichi di ricordi!
Sono contento che giovani del Boccaccio si siano iscritti all'ANPI. incontreranno qualcuno che potrà loro spiegare come la libertà che hanno sia costata tanto, ma soprattutto che non va gettata:
Libertà vuol dire potersi esprimere e rispettare la libertà degli altri, rispettare la proprietà degli altri, proprietà che per molti vuol dire sacrifici di una vita.
Muri puliti, rifiuti nei cestini, disciplina stradale, rispetto reciproco : questa è libertà.
Ma sono troppo vecchio per parlare. Forse non conosco sufficientemente a fondo i problemi dei giovani, anche se li seguo molto da vicino.

Ora vorrei precisare che il comando germanico del generale WOLF e delle SS era nel quadrilatero che aveva per vertice base il gruppo di villa Sirtori, villa Fossati Bellani, Villa Casanova ed altre di cui non ricordo più il nome.
In sostanza il quadrilatero di viale Regina Margherita, Via Mosè Bianchi, Via Parini, Via Verdi : il tutto recintato con doppia alta barriera di filo spinato ed i boschetti disboscati totalmente, non dai cittadini per avere legna da scaldarsi, ma dall'invasore per avere campo  libero.
Dall'altro lato dei Boschetti si erano insediati in Villa Blanch: vicino Villa Paleari ove era il col. Gavassi. il 25 aprile si vide come , silenziosamente avevano agito i vecchi di una nota associazione cittadina che parlava poco ma faceva: 

Ricordo anche i cani addestrati alla caccia all'uomo che venivano portai su questo spiazzo e lasciati liberi: uno, un giorno transitavo dopo aver portato un "libro" ad un compagno che stava facendo laboratorio di falegnameria (uno dei corsi dell'istituti di via Appiani allora) sito nell'attuale sede dell'IPSIA che mi punta ferocemente e  se non lo l'afferra il militare mi assale.
Fortunatamente non avevo più il "libro".

Ricordo solo, spesso abitavo con mia zia in Piazza Citterio, che un carro armato,  il 25 aprile,  era posto all'angolo di villa Sirtori che dà su piazza Citterio con il canone puntato su via Carlo Alberto !
Non era piacevole: grazie all'allora arciprete di Monza Mons. Rigamonti, nulla accadde. ma Lui era un vir, come dicono i latini, amava la sua città e la conosceva bene.
Allora lo potevano confermare in tanti perchè la nostra città era rimasta, nonostante il ventennio, di pensiero base anteriore: e i nostri padri non parlavano, agivano !

Per  me son trasorsi ormai tanti anni da quel giorno che attendavamo e che avevamo preparato !
Dopo di allora (a maggio abbiamo consegnato le armi) non mi sono mai interessato di politica : mi hanno insegnato ad amare la mia patria, l'Italia che il prossimo anno ricorderà il centenario dell'ultima guerra di indipendenza e mi basta!
Mi sento italiano e ne sono orgoglioso : italiano prima di essere Europeo.
Grazie dei ricordi che oggi mi si sono ancora presentati alla memoria.

Felix


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Giuseppe Poliani
27 Apr 2014 15:27

Mi inserisco nel dialogo.
Quando si sente o si legge una testimonianza viva e diretta della Resistenza c'è sempre un valore aggiunto che arriva al cuore.
Lidia Menapace nel suo intervento all'Urban Center del 24 u.s. attraverso i suoi ricordi lucidi e semplici ci ha trasmesso questa energia, ma ha anche sfiorato un problema chiave: come conservare e tramandare la memoria della Resistenza alle generazioni successive conservando l'originario patrimonio di valori ed evitando di deformare la storia.
Il racconto diretto di un vissuto è preziosamente diverso dal racconto indiretto di una memoria e se il racconto non deve essere solo rievocazione di fatti ma riproposizione viva e attuale di certi ideali, la difficoltà aumenta.
 
Pensando alla Resistenza ed al suo frutto spirituale più alto, cioè la Costituzione , non c'è che da essere orgogliosi di essere italiano ed ancora oggi io mi chiedo come e con quale forza e determinazione tante persone abbiano scelto la lotta partigiana.
Ma i valori incancellabili che erano dentro l'animo di questi santi civili corrono il rischio di essere cancellati nell'indifferenza o connivenza generale proprio dal luogo dove la storia li ha scritti: la Costituzione Italiana.
Come possiamo stare solo a guardare ?
 
Giuseppe Poliani