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Le ragioni di un'antipatia (2015)

Giuseppe Pizzi
12-apr-2015 23.53


Renzi e Berlusconi

In un precedente intervento su Arengario ho esposto la natura “antropologica” della mia antipatia nei confronti di Renzi. Un tipo come lui, con il suo modo di proporsi, non mi andrebbe a genio anche se fosse il mio meccanico o il direttore della mia banca. Però con loro non ci farei caso, sempre che sappiano il loro mestiere e rispondano alle mie necessità, e nessuno in fin dei conti potrebbe impedirmi di cambiare officina o banca. Invece il capo del governo del mio paese, oltre che il segretario del partito per cui sono solito votare, mi dà sui nervi non solo perché si comporta come un bulletto di periferia, ma anche perché persegue un intento politico dal quale dissento nettamente. Cambiarlo non posso, ma parlarne sì.
Oggi vorrei parlare di riforme istituzionali prendendo le mosse da un ampio stralcio dell'editoriale del Corriere di qualche giorno fa, a firma di Antonio Polito, che considero osservatore politico acuto ed equilibrato. A proposito dell'Italicum Polito scrive:
Ma se il risultato fosse eccellente, e cioè una legge elettorale di stampo europeo al di sopra di ogni sospetto, si potrebbe anche tollerare il modo in cui nasce. Purtroppo non è così. Di stampo europeo certamente non è, perché il premio di maggioranza non esiste in nessuna delle grandi democrazie europee con l'eccezione della Grecia (anche se il premier garantisce che correranno a copiarcela tutti). Al di sopra di ogni sospetto nemmeno, perché introduce di fatto l'elezione diretta del capo del governo senza dargliene i poteri e senza prevedere i contrappesi che esistono nei sistemi presidenziali. Produrrà dunque uno pseudo presidente in uno pseudo Parlamento, quest'ultimo essendo ulteriormente indebolito dal declassamento del Senato a vacanze romane dei consiglieri regionali e dalla selezione per nomina di un elevato numero di deputati. Per di più, non prevedendo la possibilità di apparentamenti al secondo turno come invece è nelle città italiane e nel Parlamento francese, assegna il 55% dei seggi a uno solo e il restante da dividere tra tutti gli altri, che a questo punto saranno molti visto che lo sbarramento è al 3%. Il risultato non sarà una forte e responsabile opposizione, bensì un coacervo di sigle frammentato e impotente, inevitabilmente portato al chiasso mediatico e alla protesta demagogica. 
Un gigante e tanti cespugli: non è esattamente questa la democrazia rappresentativa in Europa. Non stiamo infatti per approvare una legge maggioritaria, che moltiplica i voti in seggi per dare una maggioranza; ma una legge proporzionale, cui alla fine si sommano i seggi del premio. Della stessa famiglia, dunque, delle tre più contestate della nostra storia: la legge Acerbo del 1923, la cosiddetta legge-truffa del 1953 (su entrambe il governo mise la fiducia) e la legge Calderoli del 2005.

Oggi Eugenio Scalfari su Repubblica affonda vieppiù il coltello:
Lo stato della democrazia nel nostro Paese [è] aggravato in più da altri due fatti salienti: l'abolizione del Senato e una legge elettorale che non solo trasforma in maggioranza una minoranza cui mancano dieci punti percentuali per arrivare al 50 più uno, ma che è anche una legge di "nominati". Le conseguenze di queste decisioni che stanno per essere approvate tra pochi giorni sono di fatto l'abolizione della democrazia parlamentare.
Un Parlamento di "nominati" in un sistema monocamerale è una "dependance" del potere esecutivo che fa e disfà senza più alcun controllo salvo quello della magistratura se dovesse trovare un reato contemplato dal codice penale.

Tutto vero? Sì, nessun dubbio in proposito, continueremo ad avere una Camera a maggioranza gonfiata e piena zeppa di nominati (le preferenze ci sono ma ipocritamente depotenziate e c'è perfino un complesso meccanismo di tutela della parità di genere che sembra studiato per limitare ulteriormente la libera scelta dell'elettore). Quanto a quel che resta del Senato, delle due una: o è privo di poteri, nel qual caso va soppresso, o mantiene funzioni rilevanti che è assurdo affidare a consiglieri regionali mascherati da senatore.
Più di 80 deputati del PD, guidati dal capogruppo Speranza, sono arrivati a supplicare Renzi di fermarsi, di non costringerli a votare, per disciplina di partito, una legge indigeribile. Ma Renzi, novello generale Patton, va sempre avanti e incarica la ministra Boschi di rispondere alla supplica di Speranza, “la legge funziona bene così com'è, si va avanti”. Nessuna motivazione, nessuna spiegazione. Si va avanti. Verso che cosa? Quasi certamente verso un voto di fiducia che in materia istituzionale è un controsenso degno della legge per cui verrà richiesto.
E' noto che l'Italicum è figlio del patto del Nazareno, cioè dell'ambizione renziana di fare bingo con il suo 41% delle europee (da cui il premio di maggioranza al partito che arrivi al 40% o che prevalga al secondo turno) e del disgusto berlusconiano per ogni elezione che non sia un plebiscito pro o contra (da cui la negazione del potere di scelta insito nelle preferenze). Solo che, a quanto sembra, dopo lo sgarbo dell'elezione di Mattarella, per Berlusconi e i suoi il patto è carta straccia e quindi la paternità dell'Italicum è ormai solo del PD di Renzi.
Ora, alzi la mano chi lo considera il sistema elettorale che auspicava dopo il Porcellum, con l'avvertimento ai renziani di immaginare che non sia Renzi a beneficiarne ma magari Berlusconi o Grillo o Salvini. Nello stesso PD, a fronte di una minoranza che ha il coraggio di dirne peste e corna, tutti gli altri stanno zitti o, se ne parlano, lo fanno come i contadini quando parlano della grandine, eventualità sgradita ma ineluttabile; non si trova un cane che esprima entusiasmo, a farci caso neanche la Boschi, neanche Renzi, come se non fosse farina del loro sacco, come se una consegna superiore gli imponesse di farsene una ragione e “andare avanti”: Muti passaron quella notte i fanti: tacere bisognava, e andare avanti.
E poiché a sospettare si farà peccato ma spesso si indovina, vuoi vedere che l'Italicum e i cambiamenti istituzionali di Renzi sono eterodiretti? Qualche assonanza con il Piano di Rinascita Democratica del venerabile Gelli innegabilmente c'è, e come potrebbe essere altrimenti se sono frutto di un'intesa con il piduista Berlusconi e il pitreista Verdini? E' vero che il lavoro grosso l'avevano già fatto i governi Berlusconi, da cui l'ironia di Gelli: Tutto si realizza poco a poco, pezzo per pezzo. Forse si, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto 30 anni fa in 53 punti.
Ma per completare l'opera rimane ancora molto. Rimane, appunto, da seppellire il bicameralismo con il depauperamento del Senato, da sfoltire gli organismi di democrazia intermedia con l'abolizione delle province, da ridimensionare il potere dei magistrati con la responsabilità civile del giudice, da controllare l'opinione pubblica con la RAI alle dipendenze del governo. Rimane soprattutto, nella prospettiva di una futura repubblica presidenziale, da sottrarre l'esecutivo all'imprevedibilità capricciosa delle maggioranze parlamentari con il premio elettorale dell'Italicum e da compromettere la legittimazione democratica del parlamento riempiendolo di nominati.
Quanti chilometri sono da Firenze a Castiglion Fibocchi?

Giuseppe Pizzi



Armando Pioltelli
13-apr-2015 16.39

Caro PEPPO, Garibaldi voleva la repubblica ma si beccò i Savoia, dopo 86 anni arrivò la repubblica ma ci volle  un 25 luglio un 8 settembre e un 25 aprile.
Lo smacchiatore di leopardi non è riuscito a vincere nel 2013 ed aveva una autostrada verso la vittoria ma è stato capace di non vincere.
Ora conosciamo la tua antipatia per RENZI ma anche POLITO E SCALFARI non sono da meno. MA tutte tre fate i conti senza l'oste, RENZI con questa maggioranza non può fare di più, obiettivo è vincere nel 2018 o anche prima per poi sistemare le cose.
Mentre voi tre ragionate come LENIN: tutto il potere AI SOVIET, ma Lenin non come voi aveva l'armata rossa, così poté sciogliere  la costituente a maggioranza social rivoluzionaria e non bolscevica; la stessa cosa fece Napoleone: arrestò parlamentari e si proclamò primo console e poi imperatore. Così facendo fece le più grandi riforme democratiche come il codice civile, diede inizio allo sviluppo della prima rivoluzione industriale nel continente, ma anche fu chiamato il macellaio d'Europa..
Mentre oggi a voi che volete sempre il meglio non mi sapete indicare quale classe politica può darmi il meglio subito perché l'armata rossa non esiste in questo periodo.
Infine tra smacchiatori di leopardi, venditori di vino, con i CUPERLO, CIVATI , FASSINA , LANDINI, non si va lontano, questi riescono a far vincere alla grande anche il fascista che più di urlare e offendere non riesce a fare, mi riferisco a un altro matteo, quello si pericoloso.

Armando
UNITI SI VINCE
PS:  se lo vedi spiegalo a Civati



Toti Iannazzo
13-apr-2015 22.26

In gran parte giusto quel che tu scrivi sul governo Renzi, caro Giuseppe, ed anche quel che ne scrivono, o ne hanno scritto, Polito, Scalfari,e, oggi, quell'arguto - ma anche oltremodo competente - commentatore che è Ainis. Ed anche le critiche che avanzano Civati, la Ricchiuti, Bersani, Cuperlo, Fassina, ed il resto della compagnia, possono in gran parte essere condivisibili.
Ma intanto cominciamo col dire che non tutte le critiche di questi commentatori, tra i quali includo anche te, sembrano coincidere. E sono sicuro che se io scrivessi le mie, così come tu hai scritto le tue, direi alcune cose diverse o complementari. Ad esempio, che non tutte le candidature bloccate sono da scartare. D'accordo, il 60% dei parlamentari eletti perché piazzati d'ufficio come capolista, sono un po' troppi (anche se il grosso di costoro - forse il 40-50% - finirebbero per essere deputati di liste minori, ed avrebbero perciò scarso peso nel Parlamento). Perché non tutte le candidature bloccate sarebbero da scartare? Perché se c'è una persona molto valida dal punto di vista professionale, ma piuttosto carente dal punto di vista della "presenza" (perché il suo eloquio è involuto e di difficile comprensione, il suo aspetto poco gradevole, magari la sua barba lunga ed incolta, o perfino il suo odore sgradevole perché non si lava spesso), questa persona potrebbe tornare comunque molto utile in qualsiasi compagine di governo; ma difficilmente verrebbe votata. Mentre se inserito d'autorità come capolista potrebbe farcela. L'equivalente, insomma, dei senatori nominati direttamente dal Presidente della Repubblica.
Supponiamo per un istante che Renzi, illuminato sulla via di Montecitorio, cedesse ed accettasse di rimettere in discussione il cosiddetto "italicum". Cosa succederebbe? Lo sai meglio di me: si scatenerebbe una bagarre infernale. Ognuno, a cominciare dai tanti commentatori politici che ho sopra elencati, tirerebbe fuori la sua ricetta. Ed ogni capo di gruppo o gruppetto di partito farebbe altrettanto. Ma ognuna di queste ricette sarebbe diversa: qualcuno proporrebbe i collegi uninominali (che a me, peraltro, non dispiacerebbero); qualcun altro si accontenterebbe di eliminare i capolista bloccati; altri ancora vorrebbero il doppio turno. E così via elencando. "Compromessi alti", li chiamerebbero. Ma ormai dovremmo sapere, per lunga - più che ventennale - esperienza, che, come ho già scritto altrove, questi compromessi sono come le ciliege: l'uno chiama l'altro. E da un compromesso alto, ad uno più alto ancora, si finirebbe per cascare nella solita conclusione: l'immobilismo. Che è deleterio di per sè; ma che oggi, nella situazione in cui siamo sarebbe estremamente pericoloso. Perché se non si approva una legge "decente" - e per consenso generale l'italicum è di gran lunga migliore del "porcellum" che l'ha preceduto - si cadrebbe dalla padella nella brace del proporzionale puro. Che produrrebbe l'ingovernabilità totale.
Quindi io dico: siamo a poche settimane dal voto sull'italicum: votiamolo ed approviamolo, anche se più d'uno dovrà turarsi il naso. E se poi vediamo che ha grossi inconvenienti lo correggeremo.

Toti Iannazzo



Giacomo Correale
14-apr-2015 16.34

Anche io vorrei fare qualche riflessione su antipatia e simpatia.

1. E' una tendenza nostrana, forse dovuta al ricordo della dittatura, pensare e dire sempre che Annibale è alle porte. Non credo che l'Italia rischi una nuova dittatura. Se non altro perché abbiamo trascorso un ventennio con Berlusconi al potere, che oltre al potere istituzionale aveva quello decisivo dell'informazione, e nonostante ciò non è riuscito nel disegno di Gelli. Attribuire a Renzi un disegno analogo è proprio frutto dell'antipatia che appanna la ragione.
2. Renzi ha  forse un eccessivo disprezzo per la classe politica (e sindacale, e circostante) italiana, che considera grosso modo un pollaio. Ma il rottamatore ascolta l'oracolo dei grandi anziani, come Napolitano e Mattarella. Non credo che sosterrebbe  una legge  elettorale indecente, se non avesse l'avallo dell'emerito e soprattutto del vigente.
3. I "nominati". Di grazia, cosa ci stanno a fare i partiti, se non propongono agli elettori programmi e candidati? Il problema è la conoscenza dei candidati, e una selezione basata sulla conoscenza (primarie, eccetera). Cosa che avviene poco, anche perché i mezzi d'informazione, invece d'informare, si occupano solo di veri o supposti giochi di potere.
4. Si dice che con questa legge elettorale un partito che prendesse, non so se il 20 o il 25% dei consensi elettorali, andrebbe al potere senza una reale maggioranza. Ma si ragiona includendo nel conto chi non vota. Ebbene , vado pensando sempre più che chi non vota è l'altra faccia dei politici corrotti. Chi non vota insulta chi ha lottato col sangue per il diritto di voto. Chi non vota non conta niente. La norma post-dittatura che faceva scrivere sul certificato penale "non ha votato" non era poi così balzana.
5. Quando sento parlare del Senato come titolare di una funzione di controllo sulla Camera elettiva, mi viene da pensare al Gattopardo, che tutto cambi perché nulla cambi. Il Senato deve avere o partecipare a poche, altissime funzioni (emendamenti della Costituzione, nomina del Presidente della Repubblica, gestione della sussidiarietà, cioè dei rapporti tra i livelli di governo. Basta e avanza). Se fosse stato composto dei presidenti delle regioni e non di consiglieri regionali frutto di fumosi giochini politici, sarebbe stato molto meglio. Anche qui, il Gattopardo (di certa sinistra, purtroppo, sempre in soccorso  della destra)  è sempre in agguato.

Giacomo C.S.



Giuseppe Pizzi
14-apr-2015 23.55
 
Cari Armando, Toti e Giacomo, vi ringrazio prima di tutto per l'attenzione e per i commenti.
 
Armando, sei il primo a dirmi che ragiono come un bolscevico, inerme e velleitario per giunta, ma fortunatamente in compagnia di Scalfari e Polito, ciò che mi fa sentire un po' meglio.
Va bene essere renziani, ma Armando, io scrivo che le modifiche istituzionali di Renzi sono incomprensibilmente le stesse volute da Berlusconi, prospetto i rischi che comportano per la democrazia parlamentare, addirittura mi spingo a evocare scenari inquietanti come il Piano di Rinascita Democratica della P2, e tu mi racconti che con Renzi si vince e con Bersani si perde? Capisco che perdere brucia, ma quello che non capirò mai è che gusto si provi a vincere a sinistra per attuare ciò che la destra nemmeno osa proporre, p. e. il Jobs Act. Sarebbe meglio perdere, ma contenti voi!
Civati non lo vedo e non lo sento da anni, però ha un blog molto frequentato sul quale potrai spiegargli direttamente il tuo punto di vista.
 
La posizione di Toti mi sembra più problematica, l'Italicum non lo convince del tutto, però secondo lui è dettato da uno stato di necessità.
Io continuo però a chiedermi a che necessità risponderebbero un jackpot del 55% per chi arriva a malapena al 40%, preceduto da quella caricatura di Senato zeppo di consiglieri regionali senza arte né parte e accoppiato a un 70% di deputati nominati dal leader del partito che, se vincente, l'Italicum trasforma automaticamente in capo del governo, privando di fatto il capo dello Stato del potere di designazione. E come potrà essere l'atteggiamento della maggioranza dei deputati se non di ossequio verso colui al quale devono il privilegio di sedere a Montecitorio? Un parlamento prono al governo, Toti mi dirà che lo abbiamo già con il Porcellum. Appunto, sarebbe stato il caso di cambiare.
Quanto al possibile candidato dall'eloquio involuto e di difficile comprensione, dall'aspetto poco gradevole, di barba lunga ed incolta e perfino di odore sgradevole, non vedo perché dovrebbe diventare un rappresentante del popolo italiano, e quindi anche mio. Quando poi Toti lo assimila ai senatori nominati direttamente dal Presidente della Repubblica, commette due clamorosi autogol, per dirla alla Renzi. Il primo perché attribuisce a un segretario di partito una prerogativa del Sovrano (nelle repubbliche impersonato dal Presidente), il secondo perché richiama alla mente Caligola che nomina senatore il suo cavallo in spregio a un Senato più docile e più inutile di un equino.
E' vero che infine conclude alla Wojtyla, “se sbaglio mi corigerete”, ma potrebbe non essere così facile.  
Il punto su cui in primis voglio concordare con Giacomo è che l'antipatia può appannare la ragione, però né più né meno della simpatia. Ma con Giacomo non è solo su questo che concordo.
Neanche io penso che Renzi sia mosso da propositi di eversione della democrazia, né l'ho mai scritto. Penso però che la frequentazione di cattive compagnie potrebbe aver trascinato un tipo ambizioso e spregiudicato come lui a farsi strumento di disegni opachi. Non ho elementi per avvalorarlo, ma nessuno mi toglie dalla testa che le basi delle riforme istituzionali di cui discutiamo siano state poste già qualche anno fa nell'incontro di Arcore, propiziato da Verdini. Incontro fatale, “un po' mi somiglia” fu l'impressione che ne ricavò Berlusconi. Comunque sia andata, perché debba essere proprio il PD, il Partito Democratico per auto definizione a intestarsi una legge come l'Italicum, che converte la maggioranza relativa in maggioranza assoluta, per me resta un mistero che Renzi non fa nulla per sciogliere.
Concordo anche sul diritto/dovere dei partiti di proporre i propri candidati. E' sempre stato così, ma proporre non è nominare. Un conto è esporre una lista di nomi, magari con l'esplicito suggerimento di votare i primi della lista che gli elettori sono liberi di seguire e quasi sempre finiscono per seguire, un altro è blindare il partito al capolista, come nell'Italicum. Anche qui, deve essere proprio il PD a farsi promotore di una legge che come minimo è indice di totale sfiducia nella disponibilità del suo elettorato a seguire le indicazioni del partito?
 
Concludo osservando che la mia provocazione ha avuto un buon riscontro, tre mani si sono alzate. 

Giuseppe Pizzi



Toti Iannazzo
15-apr-2015 10.40

Caro Giuseppe, dopo aver letto attentamente la tua triplice risposta, mi convinco che tu, pur di affossare il male - come tu lo consideri - dell'Italicum, sia rassegnato ad accettare il peggio, cioè il cosiddetto Consultellum, che ci lascerà in eredità la sentenza della Consulta dopo che ha cancellato il Porcellum.  E' da oltre trent'anni (il primo tentativo serio, la Commissione Bozzi, risale al 1982) che cerchiamo di cambiare l'assetto istituzionale insoddisfacente che "la Costituzione più bella del mondo" ci ha consegnato. Ma tutti i tentativi sono falliti inesorabilmente, uno dopo l'altro. 
Oggi siamo vicinissimi a conseguire quel male che ci eviterebbe il peggio. Se sei dell'opinione che ciò non sia vero, mi aspetto che tu ci racconti, con qualche dettaglio, come tu ti muoveresti invece.

Nell'attesa lasciami precisare alcuni concetti che ho espresso nel mio precedente scritto. 

- Designare un numero limitato  di predestinati all'elezione  - nelle mie intenzioni - sarebbe il mezzo per portare in posizione di responsabilità istituzionale delle eccellenze che senza quella scelta non avrebbero le capacità per arrivarci, e che potrebbero essere utilissime al governo del paese. Sarebbe quindi fatto nell'interesse della cosa pubblica, non certo dei designati; o, almeno, non soltanto. E, semmai, l'ossequio dovrebbe muovere dal designatore verso il designato, non viceversa. Ma forse sto sognando. 
In ogni caso, anche con l'Italicum, come ho spiegato, la stragrande maggioranza dei designati si ritroverebbe sparpagliata tra i tanti cespugli - come li chiama Polito - che farebbero da corolla al grosso nucleo del partito vincitore, dove invece i designati sarebbero in netta minoranza. Considero dunque questo aspetto del tutto secondario.

- "Caricatura di Senato zeppo di consiglieri regionali senza arte né parte"? Ma insomma, vogliamo o no depotenziare il Senato allo scopo di accelerare le decisioni? Vogliamo o no eliminare la famosa "navetta" multipla che rallenta le leggi? E vogliamo o no liberarci, finalmente, di due leggi elettorali, per la Camera ed il Senato, diverse fra loro perché la Costituzione le vuole così, ma che sono reciprocamente incompatibili, così che portano sempre a problemi nella stabilità dei governi? Se lo lasciamo com'è oggi, potremmo limitarne i compiti ai rapporti con le regioni? Credo proprio di no! E poi, come certamente sai, il Bundesrat tedesco funziona proprio così: è affidato a rappresentanti dei laender, non eletti ma nominati dai laender stessi, e per giunta sostituibili in qualsiasi momento, anche durante la legislatura, se così vuole il land di appartenenza. Al confronto i nostri Senatori sarebbero dei signori! E avrebbero compiti importantissimi: in primo luogo mettere ordine nel nostro sistema regionale, che fa acqua da tutte le parti. A parte gli scandali piccoli e grandi che sono venuti alla luce in tutte le regioni (forse se n'è salvata una sola), c'è la disastrosa anomalia di venti regioni con venti sistemi elettorali diversi, che ognuna si manipola per conto proprio, a seconda delle convenienze dei vari capetti quando si avvicinano le elezioni!

Toti



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