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Buon anno … forse
Umberto De Pace


E' tempo di auguri, è finito l'anno vecchio è iniziato quello nuovo. E' tempo di speranza buoni propositi progetti sogni. E' giusto non pensare, almeno per un momento, alle tante brutture passate a quelle ancor oggi presenti e ahimè a quanto ci attende in questo incerto e imprevedibile futuro.
Dimentichiamo per un attimo la pandemia e tutto ciò che si è portata via: vite, affetti, libertà, certezze e serenità. E con essa sospendiamo, per un attimo, il giudizio che si trascina dietro sulle colpe, le mancanze, le incompetenze dei tanti, sia pur non tutti e non tutti allo stesso modo, politici e amministratori, di oggi di ieri e ancor prima. Soprassediamo sul mal riposto quanto vergognoso stupore degli stessi non nei confronti del loro operato ma di chi, pagandone il prezzo in prima persona, si è visto costretto a riprendere in mano il proprio destino proclamando uno sciopero generale.


Sopiamo lo sdegno per un'informazione sempre più omologata che del Covid ha fatto la propria copertina, o meglio la propria coperta sotto la quale nascondere la realtà di un paese e un mondo sempre più diseguale, ingiusto, ferito e avvelenato non per la pandemia ma per scelte politiche ed economiche ben precise che anche della pandemia portano la responsabilità. Facciamo finta di non sentire il vociare volgare che ci giunge dai palazzi su un possibile prossimo, per alcuni auspicato, Presidente della Repubblica puttaniere e pregiudicato. Tratteniamo il dolore per l'infinita strage di migranti e profughi ai confini dell'Europa, di lavoratori nei cantieri e nelle fabbriche del nostro paese, di intere popolazioni annichilite da guerre e repressione.
E' tempo di auguri e di speranza. Pensiamo quindi a quanti ci hanno permesso in questi tempi difficili di tenerla viva la speranza. Sono stati tanti, in tutti i campi, anche fra i politici e amministratori perché occorre sempre saper discernere, ma qui vorrei citarne solo alcuni dei quali mi è rimasto un particolare ricordo. Gli operai, i tecnici, i lavoratori della GKN che hanno voluto rimettere al centro della lotta i diritti e la vita delle persone, non solo per loro ma per tutti.



Il premio Nobel Giorgio Parisi che di fronte alle innegabili tendenze antiscientifiche del nostro tempo ha riconosciuto "una certa arroganza degli scienziati che presentano la scienza come sapienza assoluta, rispetto agli altri saperi opinabili, anche quando in realtà non lo è affatto". Un'arroganza che "consiste nel non cercare di far arrivare al pubblico le prove di cui si dispone, ma di chiedere un assenso incondizionato basato sulla fiducia negli esperti", dove non mancano "cattivi divulgatori" che "presentano i risultati della scienza quasi come una superiore stregoneria, le cui motivazioni sono comprensibili solo agli iniziati”. E ancora, i portuali di Livorno che hanno evidenziato come il problema sia il lavoro e se una battaglia va fatta è per dare lavoro a chi non ce l'ha e non sostegno a chi non vuole vaccinarsi. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/11/15/migranti-mattarella-in-europa-atteggiamento-incoerente-verso-i-profughi-afghani-ce-solidarieta-a-parole-e-rifiuto-ad-accoglierli/6392787/
per il quale: “È sconcertante quanto avviene in più luoghi ai confini dell'Unione, è sorprendente il divario tra i grandi principi proclamati e il non tenere conto della fame e del freddo a cui sono esposti essere umani ai confini dell'Unione.” E tanti altri ancora. Se questo sarà un buon anno dipende anche dal fatto se sapremo "costituire un fronte comune di tutti gli operatori culturali italiani (dagli insegnanti degli asili alle Accademie, dai programmatori ai poeti) per affrontare e risolvere l'attuale emergenza culturale”, come ci sollecita Giorgio Parisi. Dipende se sapremo percorrere le strade del conflitto quando occorre con determinazione, intelligenza, solidarietà e capacità organizzativa e propositiva come ci dimostrano i lavoratori della GKN, il cui invito a “insorgere” lanciato nel corso della loro lotta rimane sempre valido: “Solo se cambiano i rapporti di forza generali nel Paese, noi possiamo sperare di salvarci. E se noi vinciamo, cambiano i rapporti di forza a favore di tutto il mondo del lavoro. Questo nostro invito oggi si irradia da Firenze al resto del Paese. È un invito rivolto innanzitutto alle nostre organizzazioni sindacali e a tutti coloro che sono oppressi. Che il nostro “Insorgiamo” si trasformi in un moto generale di indignazione che vada oltre la nostra stessa vertenza e che si allarghi all'intero mondo del lavoro.”
Buon anno … forse … dipende (anche) da noi.

Umberto De Pace


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  3 gennaio 2022