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La corsa per la presidenza della Repubblica
Umberto De Pace


Premessa: Il 6 gennaio 2021 sedicenti “patrioti americani” incitati dal loro presidente violarono, umiliarono, calpestarono, nell'assalto a Capitol Hill, i principi e i valori della loro Patria, non ultimo, alcuni, defecandoci sopra. Uno dei sostenitori di quell'evento è stato mentore, riferimento e fonte di esempio per i cosiddetti “patrioti” nostrani. Stendiamo (per il momento) un velo pietoso sull'uso che si fa troppo spesso di tale termine così vituperato e umiliato nei fatti quanto distorto nel pensiero.

Steve Bannon con Giorgia Meloni e con Matteo Salvini (europa.today.it e la Repubblica)

Le votazioni oramai imminenti per la presidenza della Repubblica presentano non pochi ostacoli.

Responsabilità. La scelta di chi dovrà ricoprire la carica richiede uno sforzo da parte di tutti per individuare una figura che sia in grado non solo di essere al di sopra delle parti ma di essere all'altezza di rappresentare il Paese al suo interno e a livello internazionale. Di essere altresì garante fermo e giusto della Costituzione repubblicana. Tale responsabilità che si richiede a tutti i suoi elettori dovrà rispecchiarsi nella responsabilità dimostrata dal soggetto designato nello svolgimento dei suoi precedenti compiti e incarichi. Pur non essendo un obbligo costituzionale sarebbe altresì segno di responsabilità eleggere un rappresentante politico per una carica che è politica.

Affidabilità. E' una qualità importante a garanzia della quale non possono valere le dichiarazioni di intenti ma il curriculum umano e professionale della candidata o del candidato che si vuole proporre.

Credibilità. La capacità di ispirare fiducia, di ottenere credito e riconoscimento, di essere degno di fede è una caratteristica imprescindibile per la massima carica dello Stato.
E' chiaro a tutti (o quasi) che alla prova dei fatti i due principali concorrenti, ironia della sorte entrambi in pratica autocandidatisi pur sull'onda di interessati e alquanto pelosi sostenitori, sarebbero entrambi fuorigioco.

La famosa ragazza diventata “nipote” di Hosni Mubarak, allora presidente egiziano, per grazia ricevuta dal presidente del Consiglio italiano ed il voto di maggioranza del Parlamento in data 5 aprile 2011, dove non mancarono i voti dei ferventi “patrioti” nostrani (foto Novella2000.it)

Uno di essi non sarebbe in grado di superare nemmeno un ostacolo, l'altro difficilmente riuscirebbe a scavallare il primo. Pur ammesso che i “grandi elettori” per l'ennesima volta si volessero accanire nello svilire ulteriormente il mestiere e l'arte della Politica, eleggendo un tecnico quale loro surrogato, come potrebbe egli definirsi responsabile? Come potrebbe convincere il Paese di aver concluso il proprio dovere con la stesura del PNRR e l'ottenimento dei finanziamenti europei senza aver realizzato al momento ancora nulla di concreto? Come potrebbe sostenere la responsabilità, questa sì, di lasciare il Paese in pratica senza governo o alla meglio con un governicchio preda di una delle tante misere leggi elettorali emanate in questi anni a immagine e somiglianza della pochezza dei loro autori?

A questo punto che dire? Poveri i cavalieri ma soprattutto … povero anche il cavallo.
Non meritiamo tutto questo ma non disperiamo … qualcuno cantavasì che cambierà, vedrai che cambierà”… forse… dipende, ancora una volta, (anche) da noi.

Umberto De Pace

P.S.: L'elezione di una donna alla presidenza della Repubblica sarebbe un segnale importante di cambiamento e al contempo ci toglierebbe dall'imbarazzo dei cavalieri in corsa.


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  10 gennaio 2022