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Guerra o Pace in Ucraina
Umberto De Pace



Le colpe e le responsabilità di una guerra ricadono unicamente e completamente su chi l'ha iniziata. Nel caso dell'Ucraina ricadono inequivocabilmente sulla Russia e sul suo presidente Vladimir Putin. Le ragioni di parte, presunte o reali che siano, non giustificano in alcun modo l'innesco di una guerra. Anche la Germania nazista saldava le sue ragioni di rivalsa alle inique e umilianti condizioni imposte ai tedeschi dal trattato di Versailles all'indomani della prima guerra mondiale, così come i promotori di ogni guerra hanno da sempre accampato le proprie ragioni per giustificarla. Le colpe e le responsabilità che hanno alimentato in tutti questi anni il conflitto, che dura da otto anni e che fino a prima dell'invasione russa aveva già fatto migliaia di vittime, ricadono sulle spalle di tutti i protagonisti di questa vicenda. Lo avevo già scritto su questo giornale in tempi non sospetti (Kiev è mal accompagnata, 6 settembre 2014).

L'ingresso dell'Ucraina nella NATO sarebbe stata e rimane una scelta irresponsabile che non andrebbe nemmeno presa in considerazione; non per compiacere o subire le richieste o le pressioni della Russia ma per una giusta scelta politica tesa a garantire un corretto ed equilibrato rapporto tra tutti i paesi del continente europeo. Le legittime quanto libere aspirazioni da parte dell'Ucraina di far parte della NATO dovevano essere fin da subito dissuase, come ad onore del vero fecero paesi come Italia, Francia e Germania nel 2008, pur limitandosi ad evidenziare problemi di opportunità temporale alla volontà di annessione da parte americana. Le legittime quanto libere aspirazioni da parte dell'Ucraina di entrare a far parte dell'Unione Europea avrebbero dovuto seguire un processo, certamente di non breve periodo, di crescita di una giovane quanto fragile democrazia da accompagnare nel necessario abbandono di ideologie e pretese nazionalistiche, da aiutare nell'affrancarsi dalle oligarchie che la soffocano e dalla diffusa criminalità organizzata. La comunità europea con malcelata ipocrisia ha distolto lo sguardo dalle derive nazionaliste e in parte neonaziste che fin dagli inizi della rivolta di piazza Majdan nel 2014, erano evidenti a tutti. Come oggi qualcuno continua a fare facendo finta di ignorare che l'Ucraina è l'unico paese europeo ad avere all'interno dell'esercito regolare mercenari di chiara ispirazione nazista, inquadrati nel battaglione Azov. E se qualcuno dovesse compiacersi di tutto ciò simpatizzando o giustificando in qualche modo l'intervento russo è bene che si faccia una ragione del fatto che “… fascisti, nazisti e oligarchi (presenti e forti a Kiev) sono fratelli gemelli…” dei compagni di banco di Putin, oggi al potere in Russia come giustamente ricorda Norma Rangeri su il Manifesto del 25/02/22.



La comunità europea e la NATO a guida unica e indiscussa degli Stati Uniti, hanno illuso il popolo ucraino di essere sotto la propria protezione ben sapendo che non poteva essere garantito ciò in caso di un vero conflitto sul campo, in caso di una guerra. In merito alla Russia sarebbe altrettanto illusorio pensare che vi siano solo le ragioni di difesa e salvaguardia dei propri confini. A dispetto della teoria o pretesa di fine della Storia, quanto del dominio mondiale americano, a più di trent'anni dalla caduta del muro di Berlino e al disfacimento dell'Unione Sovietica, il mondo sta vivendo una lunga epoca di grande caos e instabilità, nella quale i principali attori, non solo i governi e gli Stati, cercano di ritagliarsi i propri spazi di dominio. Fra questi la Russia di Putin presente oggi in tutti i principali teatri di guerra o di crisi, dalla Siria alla Libia, dall'Afghanistan al Mali. Ieri e oggi in Ucraina, dove non sono mancate le torsioni e manipolazioni della Storia, né le investiture mitico religiose della propria missione: “E' stato in Crimea, nell'antica città di Chersoneso o Korsun, (…) che il grande principe Vladimiro è stato battezzato prima di portare il cristianesimo alla Rus'. (…) Tutto questo ci permette di dire che la Crimea (…) e Sebastopoli hanno per la Russia un'importanza inestimabile in termini di civiltà e financo di sacralità, come il monte del Tempio a Gerusalemme per i seguaci dell'Islam e dell'ebraismo.” (Limes, 12/2014, V. Putin, “Presidential Address to the Federal Assembly”, 4/12/2014).

Ma affermare e ricordare tutto ciò non basta. Non con una guerra in corso. Oltre alla ferma e netta condanna della Russia di Putin e il sostegno al popolo ucraino e al suo governo legittimo cosa si può fare oggi?
Oggi dopo che l'Ucraina è stata sostenuta, finanziata, armata e addestrata anche dai nostri governi, con l'intento improbabile di fare da deterrente a una invasione da parte della Russia. Oggi che l'Ucraina non è stata correttamente consigliata e accompagnata nell'essere quella terra di confine, come ricorda il suo stesso nome, e per questo pronta per essere legata allo spazio culturale, politico ed economico europeo ed euroasiatico. Oggi che l'Ucraina è costretta a combattere una guerra difensiva da sola perché era chiaro e scontato a tutti che in caso di invasione non sarebbe stata difesa sul campo da nessun altro paese, perché tutti sanno e sapevano fin dall'inizio che ciò avrebbe comportato, quasi certamente, l'innesco di un terzo conflitto mondiale dagli esiti imprevedibili e incalcolabili data la dotazione di armi nucleari fra gli opposti schieramenti.

Escluso l'intervento militare ciò che possiamo e dobbiamo fare è accogliere i profughi e inviare aiuti alla popolazione ucraina all'interno del paese. Compito dei governi, della diplomazia, delle istituzioni a tutti i livelli è quello di far sospendere le ostilità e di far tacere le armi e non di fornirne di nuove. La logica che governa il confronto armato prevede tutt'altro e purtroppo è la stessa logica che ha portato a quel conflitto. L'Europa, che comprende anche la Russia, e che ha vissuto in casa propria e sulla propria pelle gli orrori di due guerre mondiali ha il dovere di fermare questa guerra con la forza della ragione e la consapevolezza che non c'è alcuna alternativa alla Pace. I governi europei invece di inviare armi mandino i propri più alti rappresentanti a Kiev e a Mosca, mettano in campo la propria persona con fermezza e autorevolezza, espongano e impongano i propri corpi a difesa del popolo ucraino, a difesa della nostra libertà e dignità, mettano in gioco le proprie vite non quelle altrui. Noi saremo con loro, se occorre alcuni di noi anche al loro fianco in questa missione, per imporre la Pace con fermezza e determinazione, non con le armi.

Umberto De Pace


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  2 marzo 2022