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Referendum del 12 giugno?
Da rispedire al mittente
Umberto De Pace


(dal sito comitatogiustiziagiusta.it)

Mancano pochi giorni alle votazioni amministrative e la gran parte di noi ha scoperto che all'appuntamento elettorale saremo chiamati anche a votare per cinque referendum sul tema della giustizia. Pensare che leggo tutti i giorni più di un quotidiano ma devo ammettere che fino alla scorsa settimana non c'era quasi nulla sull'argomento. Male? Non direi visti i tempi, lunghi oramai, nei quali siamo subissati di problematiche importanti se non fondamentali sulle quali doversi confrontare o impegnare, dalla salute al lavoro, dalla guerra alla pace, dall'aumento del costo della vita ai magri stipendi di gran parte della forza lavoro, solo per citarne alcuni. Certamente fra questi temi, insieme a tanti altri, vi è anche quello della giustizia, ma siamo proprio sicuri che sia lo strumento del referendum il miglior modo per affrontarla?

Se pensiamo a chi sia il principale promotore di questi referendum, ossia la Lega di Salvini con ciò che resta del partito radicale, e se aggiungiamo che il principale sostenitore esterno all'iniziativa è il partito di Forza Italia a guida Berlusconi, immagino che per molti di noi la risposta viene da sé. Se poi aggiungiamo che i cinque referendum sono stati approvato dalla Corte di Cassazione su proposta di nove Consigli Regionali, tutti governati dal centrodestra, mentre le firme raccolte dalla Lega, a suo dire 700/750 mila per ogni quesito, non sono mai state presentate e quindi non sapremo mai quante fossero valide e/o sufficienti, il tutto con il disappunto e all'insaputa dei radicali e delle loro 25 mila firme raccolte, la risposta diventa tombale.
In che senso? Nel senso che, al di là del merito specifico sulle singole materie oggetto dei quesiti, difficilmente contenibile in un si o in un no; al di là anche della condivisione o meno dell'opportunità di porre tali materie al di fuori delle aule parlamentari e dei luoghi istituzionali deputati a legiferare e normarle, rimane il fatto che, tralasciando la foglia di fico della sparuta pattuglia radicale, l'intera operazione è evidentemente una strumentalizzazione non solo e non tanto di una parte politica quanto oggettivamente di un partito, con l'aggravante che i principali soggetti promotori o fiancheggiatori rappresentano da decenni la causa prima dell'intorbidimento, della torsione, della manipolazione della giustizia ai propri fini propagandistici di partito se non direttamente di potere. In sostanza questi referendum sono irricevibili e quindi da rispedire al mittente. A ognuno la scelta su come farlo e non ho dubbi che in tanti lo faremo.

Ah… dimenticavo, ho letto che fra i curatori che si sono occupati della stesura dei quesiti referendari, per conto della Lega, c'era Roberto Calderoli. Non so se a qualcuno tale personaggio ricorda qualcosa, personalmente ogni volta che lo sento nominare mi viene in mente… “una porcata”. Appunto.

Umberto De Pace


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  5 giugno 2022