Così dice un vecchio adagio, ma così non è.
Ci riferiamo, naturalmente, all'aumento del tetto sull'uso del contante che sta per essere varato dal governo Meloni, 5 mila euro probabilmente, anche se Salvini vorrebbe 10 mila.
2500 euro era prima del governo Monti che, con il decreto “Salva Italia”, lo abbassò a 1000; a 3000 lo portò Renzi nel 2016 ed a 2000 lo abbassò il governo Conte prevedendo un'ulteriore discesa a 1000 a inizio 2022. Così avrebbe voluto anche Draghi ma un intervento di Lega e Forza Italia fece slittare questa disposizione a inizio 2023.

Perché? Per non limitare la libertà degli individui, perché così hanno sempre promesso in campagna elettorale, per facilitare chi non ha dimestichezza con i sistemi elettronici (come farebbe la povera vecchietta a pagare la spesa senza questo aumento del limite?), perché gli stranieri provenienti da Paesi con limiti più alti, o addirittura senza alcun limite come la Germania, vorrebbero continuare a pagare in contanti anche in Italia, perché non è dimostrato che questo aumento del limite favorirebbe azioni illegali.

Non è dimostrato ed è difficile quantificare, ma questo aumento del tetto sull'uso del contante
- favorirebbe l'evasione dell'Iva e dell'Irpef in tutte le transazioni fra privati e artigiani: “vuole la fattura, c'è in più l'Iva…” e ci vuole un bel senso civico, che gli italiani non hanno, per dire di sì;
- favorirebbe la corruzione: le bustarelle si pagano in contanti e risulterebbe facilitata la “provvista”;
- semplificherebbe il riciclaggio dei soldi sporchi provenienti da attività mafiose o comunque illegali.

Tutto questo lo spiega uno studio della Banca d'Italia del 2021 dal titolo emblematico “Pecunia olet – Cash usage and the underground economy”.

Franco Isman

I dati sono tratti da una pubblicazione di ilpost.it

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  29 ottobre 2022