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Il Giorno della Memoria e la memoria
Franco Isman


"La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, Giorno della Memoria…”, e l'incredibile orrore di quanto è successo viene ricordato, qualche volta per obbligo, spesso con sentita partecipazione.
Il Presidente della Repubblica, la grande Liliana Segre, la televisione, i giornali, le scuole, i teatri…

Ma ha senso parlare di avvenimenti accaduti più di ottant'anni fa con tutti i problemi che ci sono oggi? Hanno senso tutte queste commemorazioni? Questo pensano e dicono in molti, moltissimi. Lo ha tristemente rilevato la stessa Liliana Segre dicendo “… la gente dice da anni -basta con questi ebrei, che cosa noiosa- e fra un po' sui libri di storia ci sarà solo una riga”.

Non soltanto ha senso ma si deve.
Perché si tratta di qualcosa mai avvenuta prima nella storia dell'Umanità, dello sterminio di un intero popolo programmato scientificamente nella nazione allora più progredita nel mondo.
E allora bisogna che tutti ne abbiano coscienza, bisogna ricordare, perché non succeda mai più.

Venendo alla piccola, ma non tanto, Monza, tantissime le iniziative e chi vi ha partecipato non apparteneva certamente a quelli di cui si diceva sopra.
Ultima in ordine di tempo “L'istruttoria” di Peter Weiss con la compagnia “Libertamente” alla Sala Maddalena che racconta, riportando testimonianze reali, il processo di Francoforte del 1963-1965 contro un gruppo di aguzzini di Auschwitz.
Processo concluso con 6 ergastoli, 11 condanne e 3 assoluzioni, estremamente importante in quanto voluto dal governo tedesco per giudicare le responsabilità del nazismo (cfr. Wikipedia).
Molto bravi gli attori, in particolare nella scena finale dei morti nelle camere a gas.


Davvero illuminante la tesi difensiva di un imputato che ha detto:
“Signor Presidente, vorrei spiegarlo una buona volta. Già quando eravamo a scuola una parola su tre si riferiva a coloro che avevano colpa di tutto. Ci ficcarono in testa che si dovevano eliminare e che era soltanto per il bene del popolo. Le Führerschulen ci insegnarono ad accettare ogni cosa in silenzio. Se uno faceva una domanda rispondevano: “Quello che si fa è secondo la legge”. Ci dicevano: “Dovete imparare, avete bisogno più d'istruzione che di pane”. Signor Presidente, ci tolsero la facoltà di pensare. C'erano altri a pensare per noi.”

Franco Isman


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  4 febbraio 2023