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Dalla parte dei popoli israeliano e palestinese
Umberto De Pace


Città di Gaza sotto i bombardamenti (Onuitalia.it)

L'inalienabile diritto dei palestinesi a lottare contro l'occupazione e la repressione israeliana non ha nulla a che fare con il massacro di civili israeliani perpetrato dai miliziani di Hamas e della Jihad islamica.
Il legittimo diritto degli israeliani alla propria difesa non ha nulla a che fare con il massacro di civili palestinesi sottoposti a continui bombardamenti e impossibilitati a scappare o a rifugiarsi in un luogo sicuro.
Se c'è una certezza nella Storia di questa terra, la quale vede contrapposti da più di settant'anni israeliani e palestinesi, è che non sarà la violenza, né tanto meno la guerra, a garantire i diritti degli uni e degli altri.

Più voci in Israele hanno invocato fin da subito l'”annientamento totale” di Hamas, che potrebbe anche essere una possibilità visto l'esiguo teatro di guerra rappresentato dalla Striscia di Gaza. Ma non è questo che sta avvenendo, perché ciò non può avvenire. Non siamo in un videogioco o in una fiction televisiva, siamo in una terra martoriata da decenni di violenza e sangue, di odio e ingiustizia, di false illusioni e speranze negate. Ciò che sta accadendo è ciò che è già accaduto innumerevoli volte prima. L'”annientamento totale” di Hamas, compiuto mietendo vittime innocenti, tra le quali i propri figli e confratelli presi come ostaggi, anche se dovesse avverarsi, cosa alquanto improbabile, darebbe vita ad altri dieci, cento, mille occasioni di vendetta che non tarderanno a colpire nuovamente, alimentando perennemente la fucina di odio e di morte in quella terra maledetta che si narra benedetta. Una fucina che vede apprendisti stregoni in preda alle proprie ambizioni e deliranti aspirazioni nelle quali si mischiano preghiere e bestemmie, atti blasfemi di fede e anatemi politici, democrazie segregazioniste e teocrazie fasciste.

Esiste una via di uscita da tutto ciò? Oggi non si intravvede, ma non bisogna desistere dal renderla possibile partendo da quel sentimento di pietas umana che non può non far proprie tutte le vittime civili di questa faida senza fine. Purtroppo anche questo oggi non è scontato.
La meta finale ineludibile è la creazione dello Stato di Palestina accanto allo Stato di Israele, con la garanzia per entrambi della propria indipendenza, libertà e sicurezza. Ci vorranno generazioni prima che si quietino gli animi, si spengano i rancori, si seppelliscano gli odi, si prenda coscienza dei torti e delle ragioni l'uno dell'altro, guardando con rispetto e fiducia al di qua e al di là della propria frontiera.
L'ampiezza e complessità del quadro geopolitico, all'interno del quale si colloca la questione israelo-palestinese, non depone di certo a favore di tale soluzione, ma non c'è nessuna altra via disponibile. Così come è chiaro che la soluzione non può venire dalle parti direttamente coinvolte; non è accaduto in più di settant'anni di storia, pur avendola sfiorata in taluni dei suoi passaggi, e non potrà giungere né oggi né domani. Ai popoli palestinese e israeliano ciò che oggi serve maggiormente non è la solidarietà più o meno scontata, non è il serrare i ranghi con la propria parte politica, culturale, religiosa o di “civiltà”, ciò che serve è giustizia, sicurezza e libertà. Ciò può essere garantito solo ed esclusivamente da una parte terza, che oggi esiste semplicemente sulla carta, ed è impossibilitata ad agire per le deliberate quanto miopi politiche espresse in questi ultimi decenni dai principali protagonisti della comunità mondiale.

Giustizia per i massacri di civili israeliani compiuti dai miliziani di Hamas e della Jihad islamica e in quella, da accertare ma alquanto probabile, “jacquerie” compiuta da alcuni gazawi nei Kibbutz di confine. Giustizia per i massacri di civili palestinesi compiuti dall'esercito israeliano con i bombardamenti a Gaza, tuttora in corso, e dai coloni israeliani in Cisgiordania. Siamo di fronte a crimini contro l'umanità e a crimini di guerra, la giustizia potrà essere stabilita solo da una Corte Penale Internazionale indipendente. Sicurezza a entrambi i popoli garantita da una forza di interposizione internazionale sotto l'egida dell'ONU. Libertà che potrà essere conquistata completamente solo nel riconoscimento dei propri diritti anche per l'altro, e nei propri doveri all'interno delle rispettive comunità, fra i quali prioritario quello di condannare ed emarginare innanzitutto gli estremismi e fanatismi politici e religiosi.

Lasciamo da parte per un attimo le bandiere, non enfatizziamo i torti e le ragioni che certamente non sono uguali o paragonabili fra le due parti ma non ci permettono di andare oltre, assumiamoci le nostre responsabilità e facciamo in modo che quella parte terza, a garanzia di tutti, si concretizzi al più presto. Ci troviamo in una nuova epoca senza avere gli strumenti adatti e necessari a governarla. Le classi politiche e i governi a livello mondiale continuano a ragionare e operare con vecchi strumenti, concentrate sui propri singoli interessi, rendendosi responsabili del sempre più pericoloso e instabile destino che si prospetta per l'umanità intera. Occorre cambiare registro dotandosi di nuovi strumenti. Si pongano fin da subito le basi per una Conferenza Internazionale di Pace. Si imponga da subito a Israele e Hamas a una tregua, si garantisca la protezione, le cure e la sussistenza alla popolazione civile di Gaza e la sicurezza alla popolazione civile di Israele.
Dalla parte dei popoli israeliano e palestinese, senza bandiere, almeno fino a quando il tempo non avrà sbiadito il sangue innocente del quale oggi sono macchiate.

Umberto De Pace


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  17 ottobre 2023