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Ilaria Salis e la nostra democrazia
Umberto De Pace


da Il Fatto Quotidiano

C'è una cittadina italiana, Ilaria Salis, da un anno in carcere in Ungheria con l'accusa di aver preso parte, insieme ad altri militanti antifascisti, a quattro aggressioni nei confronti di estremisti di destra, ai margini delle celebrazioni per il “Giorno dell'Onore”, che tutti gli anni tra il 9 e l'11 di febbraio vede riuniti a Budapest neonazisti, skinheads, hooligans da tutta Europa, per la commemorazione del battaglione nazista che insieme ai suoi alleati ungheresi nel 1945 tentò di impedire l'assedio della città da parte dell'Armata Rossa. Per due delle aggressioni cade fin da subito la contestazione in quanto non era ancora arrivata nel paese, mentre rimangono aperte le altre due, pur in mancanza di denuncia da parte delle vittime, che pare abbiano riportato ferite lievi. Da segnalare che la persona con il volto tumefatto riportato da alcuni organi di informazione e svariati siti, non c'entra nulla con il caso Salis, benché l'uomo sia stato aggredito in quegli stessi giorni insieme alla sua fidanzata, anch'essa ferita da un gruppo di antifascisti. Gli stessi organi di informazione definiscono genericamente la vittima quale soggetto di “destra” o un “cosiddetto neonazista a giudizio della sinistra”, guardandosi bene dal dare ulteriori informazioni. Làszlo Dudog, questo il suo nome, dal suo profilo Instagram, come riporta il Manifesto (Il neonazista buono, Mario Di Vito del 8/9/24) lo si vede con “t-shirt di Blood & Honour, un network internazionale neonazista nato nel regno Unito, e con Rudolf Hess “Martire per la pace” o con tatuato il “numero 88 (significa Heil Hitler) sul petto” e “un incappucciato del Ku Klux Klan col fucile in mano su un braccio”. Non solo, il soggetto “è stato identificato come membro del gruppo musicale semiclandestino Diviziò 88, le cui canzoni sono vietate persino in Ungheria”, fra di esse una che si intitola “Fabbrica della morte” e parla di “bambini carbonizzati e puttane ebree torturate” perché “l'unica via per la libertà è attraverso il camino”. Questo è l'uomo di “destra” propagandato per lo più da organi di informazione di destra, omettendone il curriculum, a margine delle notizie di cronaca o accuse rivolte alla Salis. Come va inoltre segnalato che nel corso delle suddette celebrazioni non mancano mai violenze e aggressioni da parte dei neonazisti, spesso ignorate o sottovalutate dalla polizia locale. Negli anni si è assistito a “roghi nei campi rom, blitz in locali ritenuti «di sinistra», incursioni in centri studi ebraici, aggressioni contro cittadini stranieri.” (il Manifesto, Mario Di Vito del 4/2/24).

Comunque sia ciò che importa sapere è che Ilaria Salis per sei/sette mesi non ha potuto vedere nessuno; per tre mesi è stata lasciata in cella in condizioni degradanti, tra cimici nel letto e scarafaggi, topi nel corridoio di accesso all'area esterna, abiti sporchi, senza carta igienica e assorbenti; per cinque mesi senza possibilità di cambio della maglieria intima, cibo carente e con presenza al suo interno di pezzi di carta, capelli e peli; catene a mani e piedi e un cinturone di cuoio a mo' di guinzaglio quando viene portata nell'aula del tribunale; mancanza di traduzione di parte degli atti processuali e altro ancora.
Ciò che importa sapere è che l'Ungheria non è una comune democrazia, ma piuttosto una “democrazia illiberale” come ha più volte dichiarato il suo primo ministro Victor Orbàn. In pratica vige al suo interno un regime che tende ad accentrare su di sé ogni potere e controllare tutto: giornali, università, tribunali, magistratura, ospedali, scuole, industrie private e pubbliche. Quindi al centro di tutta questa vicenda c'è la democrazia, con le sue regole, i suoi diritti e i suoi doveri. E se è chiaro ai più in tutta Europa che la democrazia è compromessa in Ungheria, occorre chiedersi come è messa qui da noi in Italia. Perché il caso Salis ha scatenato le reazioni scomposte da parte della Lega? Perché ha messo a nudo l'inerzia se non la complicità del governo italiano?

Le dichiarazioni di Matteo Salvini non dovrebbero più stupire nessuno, essendo abituati oramai alla sua cinica bulimia che lo porta a utilizzare qualsiasi pretesto per raccattare voti a buon mercato, nella sua perenne campagna elettorale. Ma le possiamo comprendere meglio attraverso le parole del suo vice, Andrea Crippa, anch'egli tra l'altro di origini monzesi come Ilaria Salis. Come giustamente ha sottolineato, con arguta ironia, Mattia Feltri su La Stampa, Crippa è riuscito a dire tre stupidaggini e mezzo in poche parole, dichiarando all'ANSA: “Spiace per il trattamento riservato a Ilaria Salis e ci auguriamo sappia dimostrare la propria innocenza. Però ogni paese punisce come vuole e non compete a noi giudicare quello che si fa in altri paesi.” La prima stupidaggine è che l'obbligo non è di Salis di dimostrare la sua innocenza ma dell'accusa di dimostrare la sua colpevolezza. La seconda è parlare di punizione quando non c'è ancora stata una condanna, a cui va aggiunta la mezza stupidaggine sul fatto che ogni paese fa come vuole, dato che l'Ungheria fa parte dell'Unione Europea ed è tenuta a rispettare lo stato di diritto. Terza stupidaggine, compete a noi tutti giudicare ciò che si fa in altri paesi aderenti all'Unione Europea, che esiste e ha senso solo nella condivisione e applicazione dei medesimi principi, trattati e regole. In realtà Crippa non è nuovo a tali sparate, in un miscuglio di ignoranza, mistificazione e propaganda a basso costo, in stretta osservanza del manuale salviniano. E' stato così non molto tempo fa con l'accusa alla Germania di finanziare le Ong impegnate a favorire l'invasione del nostro paese da parte dei migranti o con l'attacco al direttore del museo egizio di Torino, per la sua presunta conduzione pro-islamica. Stupidaggini su cui è inutile dilungarsi. Andrea Crippa ha un lungo curriculum nella Lega, qui ricordiamo solo alcune sue memorabili imprese. In qualità di coordinatore del Movimento Giovani Padani, insieme al responsabile esteri della Lega, Davide Quadri, il 17 novembre 2018 porterà alla firma di un protocollo di intesa tra la sezione giovanile di Russia Unita, il partito di Vladimir Putin, e il MGP.


da HuffPost Italia

Il tutto grazie all'intermediazione di Gianluca Savoini, soggetto “neonazista” a detta dei suoi colleghi e direttori del quotidiano “La Padania” dove Savoini inizia a lavorare nel 1997 e dove stringe la sua amicizia con Salvini (I Demoni di Salvini, Claudio Gatti, Chiarelettere). Andrea Crippa, come riporta il giornalista Paolo Berizzi (La Repubblica del 27/09/2023) è “uno dei più attivi pontieri di Salvini nei rapporti con la galassia nera”. Nel 2018 a Messina partecipa alla kermesse “Magmatica”, una tre giorni organizzata dal network FederAzione, creato dall'organizzazione neofascista Lealtà Azione, una rete delle realtà identitarie di estrema destra italiane. Il 30 marzo 2019 la Lega Giovani, guidata da Crippa, ricorda sempre Berizzi, metteva insieme “tutti i movimenti giovanili liberi e sovrani, che vogliono difendere la propria gente e i propri confini”. Tra loro l'AfD, il partito di estrema destra tedesco, “la cui ala più dura è stata silenziata dal ministro dell'interno perché ritenuta pericolosa per la democrazia”, e contro il quale centinaia di migliaia di cittadini tedeschi hanno manifestato pochi giorni fa. Certo Andrea Crippa è in buona compagnia avendo al suo fianco il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, il quale nel 2016 ostentava la sua amicizia con una delle formazioni nazifasciste fra le più bieche e funeste che l'Europa abbia visto in questi ultimi decenni: "Porto volentieri il mio saluto agli amici di Alba Dorata per il loro congresso". Potremmo andare ancora avanti ma ciò è più che sufficiente per comprendere che quelle che spesso appaiono quali “stupidaggini” in realtà rappresentano visione e programma di un partito, La Lega, in piena sintonia e accordo con la democratura ungherese, che tiene in condizioni degradanti e inaccettabili la nostra connazionale, e non solo lei o con la Russia putiniana nella quale i dissidenti vengono avvelenati e/o incarcerati e i giornalisti scomodi uccisi.

Quindi non stupisce la macchina del fango riversata su Ilaria Salis, oltretutto in modo non solo inopportuno ma diciamo pure vile, trovandosi la donna nelle carceri ungheresi. Certo vile fu anche l'atto vandalico del 18 febbraio 2017, nei confronti del banchetto della Lega qui a Monza, perpetrato da tre/quattro imbecilli staccatisi dal gruppo di decine di persone dei centri sociali che dalla stazione si spostavano in centro per una manifestazione antifascista. Come si può vedere dal video pubblicato dai media e come risulta dalla sentenza del Tribunale di Monza del “1° dicembre 2023, la quale ha assolto per non aver commesso il fatto Ilaria Salis e altri tre coimputati, tutti accusati di violenza privata e danneggiamento. Salis, si legge nelle motivazioni della sentenza, ha invece impedito le violenze contro il banchetto, mettendo il "braccio dietro la schiena a un giovane che aveva appena buttato a terra la bandiera leghista, come a invitarlo a proseguire nel corteo" (La Repubblica.it, 31 gennaio 2024). Anche in questo il nostro leghista gioca con le parole, mistifica, parlando di un “assalto di decine di violenti ” ma come abbiamo avuto modo di vedere fa parte del suo mandato. Vogliamo quindi mettere a confronto il danno che possono fare quattro imbecilli, pur da condannare, nel rivoltare due banchetti e un gazebo con la legittimazione, il supporto, e la condivisione che la Lega sta dando negli ultimi decenni alla peggiore estrema destra europea?

Prendendo sempre come spunto il caso Salis e lasciando da parte la “fratellanza” che unisce il partito Fratelli d'Italia all'Ungheria di Orban, non vanno dimenticate le parole della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dette di recente sulle immagini che qui da noi “impattano”, riferite alle catene con le quali è stata portata in tribunale Ilaria Salis, ma che, sempre secondo Meloni, “in diversi Stati sovrani, anche occidentali funziona così …”.


da La Repubblica

La presidente del primo governo di estrema destra della nostra Repubblica non poteva esprimersi più chiaramente né diversamente, confermando in una semplice frase la sua vicinanza al regime ungherese, la sua “benevolenza” con le pratiche carcerarie/giudiziarie statunitensi, avendo tra l'altro coltivato profonde affinità con le politiche trumpiane, per evidenziare, non ultimo, il suo progetto di Stato sovrano che nulla ha a che fare con la federazione auspicata dai padri fondatori dell'unione europea. Se la Lega a guida salviniana, che possiamo oggi definire come un partito di estrema destra, rappresenta il “ventre molle” della nostra democrazia, permeabile e influenzabile persino da pulsioni neofasciste e neonaziste, Fratelli d'Italia a guida meloniana rappresenta la destra radicale che tenterà in tutti i modi di trasformare la nostra democrazia in una democratura, accentrando su di sé tutti i poteri come sta già facendo il suo sodale Victor Orban in Ungheria.

Infine, in questa brutta vicenda, denunciare le condizioni in certi casi non certo dignitose delle nostre carceri, per non parlare dei numerosi suicidi che avvengono al loro interno, o gli infami pestaggi e torture da parte di uomini dello Stato che, sia pur isolati, non mancano periodicamente di venire alla luce, è un dovere. Farlo per contrapporlo alle condizioni denunciate da Ilaria Salis nelle carceri ungheresi è miserevole e non stupisce che chi lo fa è lo stesso che tollera tutti ciò anche nel nostro Paese. Lo stesso vale per chi contrappone ad essa altre situazioni simili di nostri connazionali sparsi per il mondo. E' ovvio che ciò che si chiede per Salis vale anche per tutti gli altri, e non solo italiani.
Se a Ilaria Salis va riconosciuto e condiviso il suo impegno antifascista, altrettanto va affermato che esso non può che essere esercitato nell'ambito delle regole democratiche condivise, all'interno delle quali l'uso della forza può essere esercitato solo dagli organi deputati. Al di là del fatto che Ilaria Salis si dichiari innocente non si può che condividere e sostenere l'appello di Amnesty International Italia che chiede al governo Meloni di “intraprendere ogni azione possibile per garantire i diritti fondamentali a Ilaria Salis e a rispondere con la massima solerzia alle richieste dei legali e della famiglia di adoperarsi per consentire che abbia luogo un processo in Italia”.

Umberto De Pace


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  14 gennaio 2024