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Il cimitero Mediterraneo
Restituire a tutti gli esseri umani il diritto a viaggiare liberamente nel mondo
Umberto De Pace


Morti nel Mediterraneo foto del New York Times da nigrizia.it

E' di questi giorni la sentenza della Cassazione che stabilisce che la consegna dei migranti alla guardia costiera libica è un reato perché la Libia “non è un porto sicuro”. Non solo, favorire le intercettazioni dei guardiacoste libici rientra nella fattispecie illecita “dell'abbandono in stato di pericolo di persone minori o incapaci e di sbarco e abbandono arbitrario di persone.” La sentenza chiude con condanna definitiva il processo al comandante del rimorchiatore Asso 28 che il 30 luglio 2018 soccorse 101 persone nel Mediterraneo centrale e le riportò in Libia consegnandole alla Guardia costiera di Tripoli. Una sentenza che, seppur non vincolante, diventa un “precedente” influendo e indirizzando autorevolmente gli altri magistrati verso una corretta interpretazione della legge e che, se costantemente fatta propria da tutti i giudici, potrà fare giurisprudenza.

Il trattamento dei migranti in Libia, e non solo, è da sempre ampiamente conosciuto, eppure si è dovuto attendere una sentenza della suprema Corte per chiarirlo. Questo perché i governi del nostro paese sono da sempre corresponsabili del trattamento inumano e violento riservato ai migranti in territorio libico. Una responsabilità politica che cade, pur con diversi livelli di gravità e brevi squarci di lungimiranza e umanità, su tutti i governi presenti e passati, di centro destra come di centrosinistra, tecnici o di coalizione che fossero. Come evidenzia Marco D'Eramo (“Messinscene della migrazione”, Micromega 15 febbraio 2024) I numeri dicono che in Europa e negli Stati Uniti, sotto i governi di destra non arrivano meno migranti che sotto i governi di sinistra (o centro sinistra). Ma ciò vuol dire anche che con gli immigrati i governi di sinistra non sono più accoglienti, più “morbidi”, dei governi di destra.”, perché “è sempre il mercato del lavoro, a sua volta determinato dalla relativa legislazione, dalla congiuntura del ciclo economico e dalla situazione geopolitica, a determinare le politiche migratorie.” Rimane il fatto di una responsabilità politica pesante perché ha contribuito e contribuisce a determinare la morte e la sofferenza di esseri umani, ha permesso la violazione dei loro corpi con stupri e torture, ha consegnato in pratica le vittime ai loro carnefici. Grazie a queste politiche il Mediterraneo è diventato un cimitero dove si calcola che almeno cinquantamila siano i corpi che giacciono sui suoi fondali, quale cibo per i pesci. Un mare che ha visto negli ultimi trent'anni un passaggio di almeno tre milioni e mezzo di viaggiatori senza visto. Su questa enorme distesa azzurra si sono giocate partite politiche crudeli quanto inutili, tese a fermare i migranti per poi risolversi nel cinico tentativo di fermare le navi, non dei trafficanti, ma delle Ong impegnate nelle operazioni di soccorso. In quelle acque profonde sé infranto l'eco di inqualificabili, e grottesche affermazioni dei rappresentanti delle nostre istituzioni.

“La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli.”
“L'unica vera cosa che va detta, affermata, raccontata … non devono partire … immaginare che ci sia alternative da mettere sullo stesso piano … poi le possibilità di salvare, non salvare … al fatto che in queste condizioni non bisogna partire, se noi non lanciamo al mondo, ai territori da cui partono queste persone, questo messaggio che è etico prima di tutto … non bisogna partire.”
Dichiarazioni del Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi del 27 febbraio 2023 a poche ore dalla strage di Cutro

«Siamo abituati a un'Italia che va a cercare migranti nel Mediterraneo,
ma questo governo vuole andare a cercare scafisti in tutto il globo terracqueo».
Dichiarazione della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni il 10 marzo 2023

Per non parlare di quelle evidentemente false, come da più parti evidenziato, ancora una volta del ministro Piantedosi a seguito della sentenza della Cassazione:
"L'Italia non ha mai coordinato e mai consegnato in Libia migranti raccolti
in operazioni di soccorso coordinate o direttamente effettuate dall'Italia …"

Una palese falsità, che contrasta con la realtà dei fatti, che racconta al contrario come l'Italia finanzi, promuova e sostenga l'attività della guardia costiera libica, che nel 2023 ha riportato in Libia più di 20mila persone. A dimostrarlo, i fermi amministrativi e le multe alle navi delle Ong, proprio per aver ostacolato il coordinamento delle attività di soccorso libiche” (Alessandro Braga, il Manifesto del 20/02/24).

Ma a fronte di tanta sofferenza umana, della comprovata incapacità di gestione politica del fenomeno migratorio, delle imponenti risorse finanziarie messe in campo, forse è il caso di fermarsi un attimo è chiedersi che senso ha tutto ciò? Lasciamo da parte per un attimo le miserevoli speculazioni politiche, che sul tema delle migrazioni hanno favorito partiti e carriere politiche, fomentato l'estremismo di destra e minato nelle sue fondamenta le nostre democrazie. Lasciamo stare anche i buoni propositi e principi, peraltro presenti nelle nostre Costituzioni, e con essi la pietas che sappiamo essere sempre più calpestata, non solo sulle vie dei migranti coperte di cadaveri, ma anche nelle guerre a noi vicine, delle quali per il momento, ci illudiamo di essere semplici spettatori.

  

Parliamo di fatti, e nel farlo ci può aiutare la lettura del libro di Gabriele Del Grande “Il secolo mobile. Storia dell'immigrazione illegale in Europa” (Le Scie Mondadori, agosto 2023). Un libro molto interessante per la sua capacità di intrecciare Storia, cronaca, analisi e riflessione su un fenomeno epocale che ha segnato e continua tuttora a farlo, il cammino dell'umanità intera. Ma ciò che è più importante sottolineare del libro è la sua capacità di esporre dati concreti e spiegazioni esaustive su dove e come le politiche sull'immigrazione ci hanno portati in questi ultimi decenni. Per rimanere nell'ambito del Mare nostrum documenta l'autore: “Per ogni 150 mila avventurieri senza visto che in media ogni dodici mesi riescono ad attraversare le acque del cimitero Mediterraneo o a risalire i sentieri della rotta balcanica, altri 3 milioni di nuovi immigrati non europei atterrano regolarmente negli scali UE.” Al netto di tutti gli sforzi fatti: “… non c'è muro che tenga. Per quanto il regime dei visti abbia trasformato la mobilità in un percorso a ostacoli fatto di inutili perdite di tempo e denaro con ambasciate, falsari e contrabbandieri – per non parlare dei traumi di chi, anziché poche ore di viaggio in aereo, affronta mesi di torture nelle prigioni oltremare o vede morire gli affetti più cari, durante le traversate –, la verità è che, al netto dei miliardi di euro investiti per militarizzare i confini con barriere di filo spinato, telecamere a infrarossi, droni, navi da guerra, centri di detenzione e voli charter per i rimpatri forzati, vista da vicino la frontiera non è altro che una vecchia rete bucata. Una vecchia rete bucata la cui reale funzione è innanzitutto e forse unicamente simbolica.” Anche se è bene aggiungere, come ci ricorda Marco D'Eramo, che ci sono profitti colossali per il controllo delle

frontiere, le deportazioni, la gestione dei migranti, una manna che piove per lo più sulle grandi industrie degli armamenti e della tecnologia di sorveglianza. La falsa quanto inutile retorica sulla difesa dei confini alla luce dei dati si commenta da sé.
La cruda realtà è che, sempre secondo Del Grande: “Il regime razziale e classista dei visti non è che l'ultima forma di segregazione legalizzata ancora in essere nel mondo moderno. Il problema è che l'abbiamo talmente introiettata da non vederla più.” Ma allora che fare? Si chiede l'autore e la risposta che si da è quella di “… cambiare tutto. Non soltanto abolendo il divieto di viaggio dei poveri e legalizzando l'immigrazione tra i paesi non bianchi e l'Europa, ma rovesciando completamente il paradigma della mobilitàLa libertà di spostare il proprio corpo nel mondo deve essere riconosciuta come un diritto fondamentale.”

Spostare le enormi risorse a cui accennavamo sopra dalle politiche antimmigrazione a quelle per lo sviluppo sociale ed economico del paese, togliere alla criminalità una fra le principali fonti di ricchezza e al contempo riportare nell'economia legale le risorse importanti che i migranti clandestini investono per giungere in Europa, questo porta con sé il muoversi liberamente. Inoltre permetterà a chi non riuscirà a trovare un lavoro, non c'è sempre per tutti è vero, di poter tornare al suo paese senza peso o vergogna e ritentare un'altra volta. Rischiare la propria vita per raggiungere la meta desiderata non permette altre possibilità, né permette di dichiarare il proprio fallimento dopo che i tuoi cari hanno investito tutto su di te. “O si vince o si è vinti. E per i vinti non c'è misericordia.” ci ricorda Del Grande, e se si è vinti qui in Europa sarà la fame, la povertà, il degrado, la malattia, la disperazione e non ultima, ancora una volta, la criminalità a prendere il sopravvento. Mentre sappiamo, argomenta il sociologo olandese Hein de Hass, ripreso da Marco D'Eramo nel suo articolo citato, che la povertà quale causa dell'emigrazione è un mito tra i più tenaci da sfatare, dato che le statistiche dimostrano come “ i paesi che generano più emigranti – Turchia, India, Marocco e Filippine – sono nella fascia media di reddito, non in quella più bassa.”, così come per il sociologo olandese, un altro mito da sfatare è pensare “ … che controlli più stringenti al confine riducano il flusso di immigrati”, perché ciò non fa altro che spingere i “migranti stagionali che tornerebbero nel loro paese” a stanzializzarsi nella terra d'accoglienza per non rischiare di essere respinti al loro ritorno, e conseguentemente a fare di tutto per fare arrivare anche i propri famigliari. Tesi sostenuta anche da Gabriele Del Grande, il quale delinea inoltre il mondo che verrà da qui al 2050, dove si assisterà tra l'altro allo sviluppo preponderante dell'Africa e non sarà di certo fermato dai divieti di viaggio di Schengen o dall'apartheid in frontiera o dai rigurgiti identitari fuori tempo massimo. Le argomentazioni che porta l'autore sono dettagliate e documentate vale la pena di leggerle e farle proprie per sostenerle e divulgarle. Nel leggere le sue conclusioni mi è venuto in mente un vecchio articolo del nostro caro Don Chisciotte della Brianza, nel quale come tutti gli inguaribili visionari, già nel 2008 prefigurava tutto ciò.
“Agli indesiderati di domani non rimarrà allora che continuare a viaggiare di nascosto e a rischio della propria vita. Lungo le vecchie rotte del contrabbando. Via terra e via mare. Perché le traversate proseguiranno ben oltre gli anni Cinquanta. E con esse le stragi di tanti innocenti. A meno che … A meno che la prossima generazione cosmopolita e transnazionale non trovi il coraggio di mettere fine all'immigrazione illegale per davvero smantellando i muri dell'apartheid in frontiera e restituendo a tutti gli esseri umani il diritto a viaggiare liberamente nel mondo.”
Gabriele Del Grande dal capitolo il “Mondo che verrà”.
Non facciamoci trovare impreparati.

Umberto De Pace


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  25 febbraio 2024