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Shoah e Memoria
Franco Isman


 Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai. »

(Elie Wiesel, tratto da 
La notte. Wiesel fu rinchiuso ad Auschwitz all'età di 15 anni).

Monastir
Le immagini sono tratte dalle migliaia degli archivi di Stato della Macedonia,
riprodotte dallo U.S. Holocaust Memorial Museum  e rappresentano la
piccola comunità ebrea di Monastir in Macedonia, con le sue diverse com-
ponenti sociali, totalmente inghiottita dal buco nero dei campi di sterminio,
una comunità come decine di migliaia di altre nell'Europa dell'Est.

Sono dieci anni che è stato istituito il Giorno della memoria, per non dimenticare, perché non si deve dimenticare, perché la Shoah, lo sterminio del popolo ebraico (assieme ad altri milioni di esseri umani) è stato un episodio unico nella pur terribile storia dell'umanità. Di genocidi ce n'è stati prima e purtroppo anche dopo: gli Indiani d'America, gli Armeni, gli anticomunisti nella Cambogia di Pol Pot, i Tutsi.
Ma nella Shoah vi è stato il preciso progetto di sterminio di un intero popolo, realizzato nella nazione probabilmente più colta ed avanzata d'Europa con un'organizzazione scientifica, una specie di catena di montaggio, un frazionamento degli incarichi in cui ognuno rappresentava una rotellina di una macchina mostruosa e poteva quasi ritenersi non responsabile di quanto avveniva.
Uno sterminio fine a se stesso, senza neppure giustificazioni politiche od economiche, uno sterminio condotto con costante ferocia, con il disumano “trasporto” ai campi della morte degli ebrei rastrellati nelle zone occupate dal Reich, fino all'ultimo momento, quando le sorti della guerra erano chiaramente decise, sottraendo addirittura i mezzi di trasporto alle necessità della guerra.
Sei milioni di ebrei “passati per il camino” oltre agli zingari, ai Testimoni di Geova, ai prigionieri politici, ai minorati, agli omosessuali.
Uno sterminio perpetrato nel silenzio di chi sapeva.
(In parte ripreso da un articolo precedente).

Ma prima della “Soluzione finale” le leggi razziali, in Italia nel 1938, leggi di una gravità inaudita, leggi che toglievano i diritti civili a 40.000 italiani: radiati dalla scuola, dalle università, da tutti gli uffici pubblici, dall'esercito, dalle assicurazioni, dagli ordini professionali e messi quindi nell'impossibilità di esercitare il loro lavoro e di mantenere la famiglia, depredati delle loro proprietà oltre un certo valore, senza il diritto di sentire la radio (venivano requisite). “Vietato l'ingresso ai cani e agli ebrei” si è arrivati a scrivere in qualche negozio.

Untermenchen, sotto-uomini, li definiva Hitler e infatti poi nella loro “traduzione” ai lager tedeschi, che durava quattro o cinque giorni, venivano usati i carri bestiame, con cinquanta o addirittura cento “non persone” stipate in un carro, senza cibo, senza acqua, senza un posto dove fare i propri bisogni. Cinquanta anziani dell'asilo Gentilomo a Trieste (fra cui la mia zia Clotilde Finzi, cieca e semi invalida) portati alla risiera di San Sabba e poi ad Auschwitz, e quanti saranno morti (e rimasti lì fra i vivi) durante il viaggio? E così è stata trasportata Ada Tagliacozzo di otto anni rastrellata dalle SS, rapita si dovrebbe dire, a Roma il 16 ottobre 1943 assieme ai suoi nonni, e nessuno è tornato, così la tredicenne Anne Frank deportata con tutta la famiglia, ed è tornato soltanto il padre Otto, così una dei pochi sopravissuti italiani, Liliana Segre, anch'essa tredicenne, “spedita” ad Aschwitz dal “binario 21”, quello nei sotterranei della stazione Centrale di Milano, assieme al padre, separato da lei all'ingresso del campo e non più tornato. Fino all'episodio sconvolgente di Carolina Calò, deportata assieme ai suoi tre bambini, che partorirà il quarto nel carro bestiame, e verranno tutti gassati e “passati per il camino” appena arrivati ad Auschwitz (il marito Eugenio Calò, comandante partigiano, morirà combattendo, meritandosi la medaglia d'oro al v.m.).

Meditate che questo è stato: - Vi comando queste parole. - Scolpitele nel vostro cuore -
Stando in casa andando per via, - Coricandovi alzandovi; - Ripetetele ai vostri figli.

(da Primo Levi
- Se questo è un uomo.)


Eppure, almeno in Italia, di questi terribili avvenimenti si sa poco e l'antisemitismo è aumentato in modo pauroso, questi i dati riportati da un amico in un suo commento ad un mio precedente articolo:
D'altra parte il 12% degli italiani di oggi (26 gennaio 2009!) è (non si dichiara un po', ma è) antisemita (vero antisemita!). (cfr. Sono antisemiti 12 italiani su 100).
Il 33% ha, solo, un "pregiudizio" sul popolo ebraico (e non sull'attività bellica dello Stato di Israele, di cui forse si potrebbe pure discutere).
Per fortuna il 43% è indifferente (sono quelli che guardano il Grande Fratello).
Sono fiero di far parte del restante 12% senza pregiudizi né indifferenza…


Il 45 per cento degli italiani, secondo questa indagine, è poco o tanto antisemita !
Agli antisemiti “classici”, i fascisti, si sommano i “sinistri” che confondono il combattere la politica imperialista di Israele (cosa che chi scrive condivide in pieno) con l'essere anti Israele tout court, fino a negarne il diritto stesso all'esistenza, con il diventare addirittura antisemiti.
Spesso questi arrivano a comparare l'incomparabile, a paragonare il comportamento di Israele nei confronti dei palestinesi con il nazismo e la Shoah, affermazione assolutamente aberrante. Per contro si ha da parte dei politici di centro destra una difesa ad oltranza di Israele, anche quando la sua politica è davvero indifendibile, come un anno fa con i bombardamenti e l'occupazione della Striscia di Gaza con migliaia di morti fra i palestinesi e poche decine fra gli israeliani, compresi i 12 morti (in 7 anni) colpiti dai razzi Kassam. Quello che è certo, almeno per chi scrive, è che questo antisemitismo montante deriva in larga parte dalla politica di Israele e dalla errata identificazione con questa degli ebrei.
A questa stregua il sottoscritto, italiano di origine ebraica, dovrebbe essere tenuto responsabile non soltanto dei crimini commessi dal governo israeliano ma anche delle nefandezze dell'attuale governo Berlusconi...

Franco Isman

In occasione del Giorno della Memoria, Arengario ha pubblicato ogni anno articoli ed una rassegna speciale e quanto scritto non perde di attualità con il passare degli anni. Segnaliamo in particolare un articolo del 2006 di Lia Tagliacozzo e le rassegne del 2003 e del 2005:

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  27 gennaio 2010