Gubernum horrendum
Franco Isman
Ma questo governo era davvero l'unico possibile, come dice la numericamente forte maggioranza che lo sostiene? Questo governo è stato fortemente voluto, si potrebbe dire imposto, da Giorgio Napolitano, primo e speriamo unico presidente di un'Italia presenzialista, alla faccia della Costituzione. Certamente, questo governo era l'unico possibile, dopo che tutte le altre ipotesi erano state demolite da madornali errori e da complotti e tradimenti (cfr. Prospettive ). Certo, la situazione scaturita dalle elezioni era pessima nonostante il porcellum che aveva assegnato il 54 per cento dei seggi della Camera a una forza che aveva conseguito il 29,5% dei voti. Infatti al Senato era indispensabile la collaborazione di due delle tre forze quasi paritarie che lo compongono. D'altra parte si sono visti esempi di grosse koalition fra destra e sinistra che funzionano e da noi, tolta la componente vendoliana, fra i due schieramenti non c'è certamente un abisso. C'è però un elemento del tutto particolare che avrebbe dovuto farla escludere e cioè che il PDL non è un partito ma è il feudo dell'orribile Berlusconi, un uomo che non sa cosa sia il senso dello stato, che guarda esclusivamente ai suoi interessi e che non si fa certo scrupolo di ricattare il governo per ottenere quello che vuole. Il governo sta cercando di fare il possibile per la gravissima situazione economica e sociale cui ci ha portato la miope politica di Mario Monti. A proposito, Monti è sparito; l'Espresso ci dice che è stato quasi sempre assente dall'aula del Senato oltre che scomparire da Twitter e Facebook, ma anche dall'università. Ma i limiti di questo governo sono sotto gli occhi di tutti: a parte gli interventi economici, certamente di importanza fondamentale, ha dovuto abbozzare sull'eliminazione dell'IMU sulla prima casa (impegno di Berlusconi in campagna elettorale), e questo rischia di impedire di trovare la copertura per annullare il catastrofico aumento dell'IVA; sulla Costituzione potrà incidere soltanto se accetterà il diktat berlusconiano sulla repubblica presidenziale e, per quanto riguarda la legge elettorale, si arriverà al porcellinum e non a una legge decente. La logica, e gli impegni presi, avrebbero invece voluto che l'abolizione del porcellum fosse una delle priorità e che nella riforma costituzionale si perseguissero soltanto gli obiettivi largamente condivisi e sui quali non fosse difficile trovare un accordo: la modifica del bicamerale perfetto, l'eliminazione delle Provincie, la diminuzione del numero e delle indennità dei parlamentari. Ma colui che tutto decide, o perlomeno che detiene il diritto di veto, non vuole cambiare la legge elettorale e quindi questo argomento è slittato all'ultimo posto e le riforme si faranno se si faranno come vuole lui. Mala tempora currunt. Franco Isman EVENTUALI COMMENTI lettere@arengario.net Commenti anonimi non saranno pubblicati 9 giugno 2013 |