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Al lupo, al lupo
Franco Isman

Al lupo, al lupo

Fino a questo momento, martedì 8 aprile, la proposta di legge costituzionale di riforma del Senato non c'è. Il provvedimento è stato formalmente approvato dal Consiglio dei ministri di venerdì 4 aprile scorso e trasmesso al Quirinale, mancante ancora della relazione.
Eppure fin dal 27 marzo, su iniziativa dell'associazione Libertà e Giustizia, è stato lanciato un appello firmato da illustri personaggi, in particolare dai costituzionalisti Gustavo Zagrebelsky e Stefano Rodotà, intitolato “Verso la svolta autoritaria”, addirittura.

La proposta di legge riguarda il Senato e non altro, Senato che tutti hanno sempre dichiarato che deve essere profondamente modificato, se non eliminato, togliendogli soprattutto la potestà di dare o rifiutare la fiducia al governo e l'approvazione delle leggi. Questo bicameralismo perfetto esiste soltanto in Italia “è un unicum internazionale, nemmeno lo Zimbawe ce l'ha” ha detto Michele Ainis nella trasmissione-dibattito “Bersaglio mobile” del 6 aprile scorso.
E davvero questo doppione Camera-Senato, spesso con maggioranze differenti derivanti da pessimi sistemi elettorali, è stato la causa prima dell'instabilità e della caduta di molti governi che hanno ottenuto la fiducia in un ramo del Parlamento e non nell'altro. E il rimpallo dei progetti di legge dall'una all'altra Camera per modifiche anche di poco conto porta gravi allungamenti dei tempi e, come conseguenza, un sempre più frequente ricorso ai decreti legge.

Libertà e Giustizia grida alla svolta autoritaria, quasi al golpe, ma la disinformazione è somma; Sandra Bonsanti, presidente dell'associazione e terza firmataria dell'appello, fra Zagrebelsky e Rodotà, in una intervista afferma testualmente: “questa è una nuova Costituzione, non è la vecchia Costituzione aggiornata, è una n u o v a Costituzione con 80 articoli rifatti su 138 o 139”. Ma che palle racconta ? Si tratta soltanto della modifica degli articoli relativi al Senato. La Bonfanti o fa un processo alle intenzioni o, più probabilmente, si riferisce al vecchio progetto di cui si parlava durante il governo Letta.

A grandi linee si sa che il futuro Senato si chiamerà “Senato delle Autonomie” e sarà composto da 148 persone; 21 nominate dal Quirinale e 127 rappresentanti dei Consigli regionali e dei sindaci, oltre ovviamente ai senatori a vita. La fretta, e la poca esperienza, può portare ad errori: abbastanza assurdo lasciare al Presidente della Repubblica la nomina di ben 21 senatori. Presidente della Repubblica che, finché non sarà aggiornato l'articolo 83 della Costituzione dimensionato per il sistema proporzionale, resta espressione della maggioranza parlamentare che non corrisponde alla maggioranza degli elettori. Ma di questo nessuno parla, come nessuno si sogna di intervenire sull'articolo 138 relativo alle modifiche costituzionali, anch'esse in balia della maggioranza parlamentare del momento.

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La situazione italiana se non tragica è certamente molto grave e deriva in primo luogo dalla crisi mondiale, dagli interventi che hanno guardato soprattutto agli interessi delle banche e dei grandi potentati economici, dalla politica deflattiva imposta dall'Unione Europea che ha probabilmente sbagliato chiedendo agli stati membri tagli drastici alle spese trascurando gli investimenti.

Ma a tutto questo in Italia si aggiunge la situazione pregressa di una amministrazione inefficiente, di una burocrazia elefantiaca, di leggi confuse e contradditorie, di un sistema giudiziario con tempi terrificanti, con tre gradi di giudizio che, con gli annullamenti della Cassazione e il rimando a un nuovo dibattimento, talvolta diventano molti di più, dell'appesantimento portato dal bicameralismo perfetto.
Berlusconi con la sua discesa in campo prometteva un ammodernamento, nei fatti completamente mancato avendo egli in mente principalmente il salvataggio delle sue aziende prima e la loro espansione e la protezione dalle indagini sulle sue malefatte poi.
Vent'anni di berlusconismo hanno portato solamente degrado morale ed hanno incrementato corruzione, malaffare, evasione fiscale, espansione della mafia al Nord, distacco dalla politica e disprezzo di una grande percentuale di italiani.

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Renzi ha capito che la situazione è arrivata al punto di rottura e che per bloccare l'antipolitica montante e tentare un'inversione di tendenza sono necessari interventi immediati.
Renzi con il suo attivismo e il suo fascino, e nonostante i suoi difetti, rappresenta davvero l'ultima spiaggia.
Da questa consapevolezza discende tutto il suo super attivismo con l'iniziale accordo con Berlusconi, che “è” Forza Italia, che dovrebbe consentire l'uscita dall'immobilismo fino a questo momento da questi perseguita. La pessima legge elettorale in gestazione, porcellinum l'abbiamo chiamata, rappresenta il prezzo pagato a Berlusconi affinché questi acconsentisse anche a varare le limitate modifiche alla Costituzione da tutti considerate necessarie.
Il prezzo pagato: e la legge non può quindi essere snaturata, cioè migliorata, oltre un certo limite.
Il pericolo era, ed è, che Berlusconi ottenuto ciò che voleva, cioè questa antidemocratica legge elettorale che lo lascia padrone assoluto di Forza Italia, facesse marcia indietro e bloccasse qualsiasi ulteriore riforma. Questo è il motivo per cui la legge elettorale è stata momentaneamente parcheggiata e si procede con la riforma del Senato, questo è il motivo per cui Brunetta strilla come un aquilotto spennacchiato.

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Tutto questo non significa che Renzi, nella modifica costituzionale riguardante il Senato, non possa e non debba tener conto delle numerose osservazioni ricevute, ci sono altri due progetti di legge da cui mutuare eventuali miglioramenti. In una cosa però ha assolutamente ragione, non può e non deve perdere tempo: queste riforme, che non toccano l'essenza della nostra Costituzione nata dalla Resistenza, checché ne dica Libertà e Giustizia, o si fanno adesso, subito, o non si fanno più.
E il populismo montante fa presto a trasformarsi in qualcosa di molto peggio: in fascismo.

Franco Isman

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  8 aprile 2014