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Legalità ma non quello che non si può…
Franco Isman

lavori EXPO

“Così, nonostante la chiara e certificata presenza delle imprese legate alle mafie che abbiano lavorato, o che stiano lavorando, nei cantieri di EXPO; nonostante sia stato acclarato che le imprese capocommessa che ora stanno lavorando nel cantiere di EXPO abbiano corrotto con tangenti milionarie l'appaltificio della regione Lombardia per accaparrarsi i lavori della piastra, dei sottoservizi e delle opere infrastrutturali come TEM, pedemontana e MM5, si vuole andare avanti nella più totale illegalità.” Così il volantino di alcune meritorie associazioni antimafia.

Nessuno è più di noi indignato dal livello di corruzione che sta sgretolando la nostra società, dal punto di vista morale ma anche per la distruzione della capacità imprenditoriale sostituita dalle tangenti, ma c'è quello che si può e si deve fare e quello che non si può.

Azzerare oggi gli appalti relativi all'EXPO significa non fare assolutamente in tempo ad appaltare nuovamente i lavori e quindi rinunciare all'EXPO stessa con conseguenze di una gravità quasi inimmaginabile. Non solo, l'annullamento degli appalti significherebbe certamente un ricorso al TAR in quanto la corruzione non è acclarata da una sentenza e, come conseguenza, il blocco di qualsiasi appalto alternativo.

Scandalizziamoci per la fogna cui è ridotta la moralità pubblica in questo paese, mobilitiamoci per cercare di impedirlo in futuro, ma non facciamo inutili e sbagliate proteste.
Cerchiamo piuttosto di ottenere che la Regione, dotandosi di adeguati mezzi, triplichi i controlli, in primo luogo sui subappaltatori che dovranno avere le carte in regola dal punto di vista antimafia, e ci saranno bene delle imprese pulite e ben contente di lavorare, e poi sui lavori eseguiti, di giorno e di notte, in modo che non ci sia un metro cubo di movimento di terra o un chilo di acciaio fatturato illecitamente.

Franco Isman

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  23 maggio 2014