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EL SPECIO

Ci salveranno i Carabinieri?
Furio Finzi

il monumento ai carabinieri

Gli alti ufficiali dei Carabinieri si stanno rivelando una preziosa ed ineccepibile risorsa per affrontare i gravi problemi che colpiscono alcune pubbliche amministrazioni. Essi costituiscono una riserva alla quale lo Stato attinge quando ogni altra ragionevole aspettativa di corretta gestione sia andata delusa. Colonnelli e generali dei Carabinieri sono infatti stati posti al comando - con la nomina a Commissari - di enti il cui degrado appariva inarrestabile; essi hanno dimostrato con i fatti che vi è la concreta possibilità di risanare organismi nei quali s'era diffuso il virus della corruzione, dell'inefficienza e delle raccomandazioni, iniettatovi come una metastasi dalla collusione tra partiti e sindacati.

La normale prassi democratica rifugge da designazioni che escludano la rappresentanza politica; ma quando essa si fa autoreferenziale, e invece che impegnarsi a favore della comunità di appartenenza si perverte nel perseguimento di sfacciati poteri personali, allora tradisce il mandato a lei affidato; è successo purtroppo più volte che essa ne approfitti per accaparrarsi odiosi (e costosi) privilegi corporativi a beneficio dei rispettivi clan elettorali. Tutta quanta la comunità ne subisce le conseguenze, come del resto evidenziato dai casi emblematici degli sprechi oltre ogni pudore della ASL di Salerno (la più corposa d'Italia), dal vergognoso scandalo della zona archeologica di Pompei e da quello degli scavi di Croce di Papa.

La nostra storia nazionale non registra tradizioni né episodi golpisti militari, ed oggi non sembra davvero immaginabile che il sistema democratico possa venire sostituito da uno dittatoriale. La sperimentata ed assoluta lealtà e fedeltà dei Carabinieri alle istituzioni repubblicane garantisce dal pericolo che queste possano venire sconvolte da un ipotetico colpo di mano: è un rischio da non prendersi neppure in considerazione. L'affidabilità e la correttezza degli appartenenti all'Arma benemerita sono fuori di dubbio.

La debolezza dello Stato dovrebbe quindi indurre a riflettere sull'opportunità di un rafforzamento dell'Arma dei Carabinieri, in vista di un suo maggiore coinvolgimento ed impiego nelle più losche vicende che ci avviluppano. Se essa partecipasse più frequentemente alla ristrutturazione di enti allo sfacelo, lo Stato darebbe un segno positivo della sua autorevolezza, e non si adatterebbe - come sembra fare oggi - alla perdita di coesione interna e di credibilità internazionale.
Il prestigio di cui gode l'Arma e la sua preparazione ne fanno il naturale ed esclusivo punto di riferimento dal quale ripartire per ripulire i meandri mefitici che un distorto sottopotere politico ha provocato nei carrozzoni di tanti gerarchetti centrali e periferici.
Ben vengano perciò dieci, cento, mille Commissari dei Carabinieri per eliminare le impunità di cui essi profittano. Sarebbero certamente in grado di ripristinare la legalità dove essa è stata calpestata.

L'idea mazziniana ebbe un primo compimento con la firma del trattato Ceca (Comunità Europea del carbone e dell'acciaio, 18 aprile 1951), quando i grandi statisti europei emersi dalle macerie del 1945 si unirono in un anelito di pace, deponendo storiche divergenze. Adenauer, Degasperi e Schuman gettarono il seme dell'unione che oggi viviamo, e che passo dopo passo procede sulla strada dell'integrazione, di cessioni di sovranità nazionali e quindi dell'assegnazione di più ampi poteri ad un Governo federale europeo.
Quei travagliati inizi sembrano però venire spesso dimenticati. Sembra che venga dato per scontato il beneficio che secoli di storia non avevano mai concesso prima agli Stati europei: settant'anni di pace ininterrotta, abolizione di confini e di barriere doganali, programmi Erasmus che affratellano i giovani europei, adozione di un'unica moneta.

L'esito delle elezioni europee dimostra però che il nostro futuro va conquistato giorno per giorno, poiché crescita e benessere non si possono ottenere per decreto. Per evitare la frammentazione dell'Europa dovremmo quindi prendere esempio dalla Germania, l'attuale "potenza continentale", unico Paese che non smette di ricordarsi da dove siamo partiti, e che puntualmente ci rammenta che non si costruisce nulla di solido sulle sabbie mobili del debito pubblico. Come sottolinea Massimo Nava "forse per questo è il Paese meno esposto ai rischi del populismo". Che l'Europa stia finalmente diventando adulta maggiorenne?

Furio Finzi

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  6 giugno 2014