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La Grecia con il pugno e il sorriso
Umberto De Pace


Non siamo semplici osservatori, ciò che succede in Europa ci riguarda direttamente; dopo otto anni di crisi economica abbiamo la possibilità di tentare di uscirne, guardando al futuro e progettando la (ri)costruzione del vecchio continente su nuove e più solide basi.

Ci troviamo di fronte a uno spartiacque tra un prima e un dopo. Un prima che ha visto l'incontrastato prevalere della finanza e del capitale sulla politica e sulla società, supportato dal pensiero unico neoliberista; un dopo tutto da costruire nel quale vorremmo che fossero al centro i bisogni, i desideri, i sogni, il benessere, la felicità dei cittadini di tutta Europa e non solo. Quanto questo desiderio possa tradursi in realtà dipenderà da quanto la politica saprà riappropriarsi dei suoi compiti e del suo ruolo, tra i quali non ultimo quella di ideare e realizzare politiche di sviluppo economico a servizio dei cittadini. Una politica che non sia subalterna al potere economico ma lo sappia indirizzare e governare.

La politica di austerità di questi anni non è servita a portarci fuori dalla crisi e ha contribuito ad aumentare le diseguaglianze, la povertà, la disoccupazione a fronte dell'arricchimento di una sempre più ristretta parte di popolazione. Sono stati richiesti e fatti enormi sacrifici mentre le politiche economiche e sociali praticate hanno dimostrato tutta la loro inadeguatezza. E' per questo che noi oggi siamo la Grecia, perché questo piccolo-grande paese ci sta dando l'opportunità di guardarci nello specchio, senza infingimenti. La Grecia è un paese allo stremo a causa delle politiche irresponsabili dei propri governi, alla crisi mondiale e alle “cure” impostegli dalla Trojka. A fronte di questa tragedia il popolo greco ha avuto il coraggio e la lungimiranza di non farsi trascinare alla deriva da facili populismi e pericolosi nazionalismi ma ha deciso di affidare le sue sorti a un governo che con il “pugno e il sorriso” è determinato a fare tutto il possibile per risollevare il paese dalla crisi.

La scommessa di Syriza è azzardata: porre al centro i bisogni del proprio popolo rimanendo all'interno dell'Euro, non riconoscendo i diktat della famigerata Trojka e intraprendendo una trattativa serrata con il resto dell'Europa. Nella lettera inviata da Atene all'Eurogruppo non vi erano richieste “rivoluzionarie”, così come la proroga di sei mesi sulla scadenza dei prestiti non era un sottrarsi alle proprie responsabilità verso i creditori ma il naturale e legittimo tentativo da parte del nuovo governo di avere i tempi necessari per poter affrontare la ricostruzione di un paese “terremotato”. La concessione da parte della Comunità Europea di soli quattro mesi alla Grecia e l'imposizione di presentare entro questo lunedì il piano di riforme strutturali, suona grottesca se si pensa agli otto anni di crisi durante i quali la Comunità Europea ha contribuito ad affossare qualsiasi ripresa, non ha mantenuto le continue promesse e ha prodotto innumerevoli previsioni sbagliate. Sinceramente ci si aspetterebbe dall'Europa, oltre a una doverosa autocritica, che una così caparbia e testarda intransigenza fosse indirizzata verso le agenzie di rating che hanno contribuito a portare il sistema finanziario occidentale nel baratro della crisi sbagliando o manipolando le proprie valutazioni; o verso i grandi capitali finanziari dediti alla continua trasmigrazione sui mercati al solo scopo di accumulare denaro su denaro.

La Grecia sta dando un'opportunità di cambiamento a tutta l'Europa, spinta non solo dalla propria disperazione ma anche dal coraggio di chi è determinato a cambiare una politica vecchia e inadeguata: nessuno fino ad ora ci aveva provato con tanta determinazione. Da parte dell'Europa sarebbe non solo sbagliato non approfittarne di questa opportunità ma sarebbe un tragico errore che si sommerebbe a quello appena compiuto con la questione Ucraina. Non dimentichi l'Europa la sua storia passata così come non pensi di aver debellato per sempre il nazifascismo, i nazionalismi o la xenofobia che come cellule cancerogene si nutrono delle crisi politiche, economiche e sociali.

La Grecia con la sua storia millenaria avrebbe facile gioco nell'indurci a paragonare la sua odierna lotta a mitiche battaglie o leggendarie imprese; dalle parole dei suoi leader e dalle risposte che ricevono traspare un qualcosa di molto più semplice sia pur non banale: un confronto/scontro tra un ragionevole e comprensibile buon senso portatore di un forte bisogno di cambiamento e un'Europa che fatica ad esserci come entità politica comune, ancorata a un passato che speriamo presto ci abbandoni definitivamente.

Umberto De Pace

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  23 febbraio 2015