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Il Vostro fratello in Allah, Medhi: il mistificatore
La propaganda dell'Isis in Italia
Umberto De Pace

In Nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso ho deciso di scrivere questo testo per cercare di presentare in modo riassuntivo una realtà di cui si parla molto: lo Stato Islamico, qualcosa che tutti conoscono tramite i media accusatori ma non tramite i media degli accusati (quelli dello Stato Islamico appunto). In questo testo ho riportato alcune parti delle riviste ufficiali dello Stato Islamico aggiungendo foto dei servizi da loro offerti ai cittadini, ampliando il tutto con alcune informazioni che ho raccolto comunicando con i Mujahidin stessi ed alcuni cittadini.

Ciò che Medhi ha “omesso” di segnalare nel suo opuscolo
Ciò che Medhi ha “omesso” di segnalare nel suo opuscolo

Questo l'incipit che introduce l'opuscolo propagandistico di 64 pagine apparso di recente in rete dal titolo Lo Stato Islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare”. Secondo le intenzioni del suo autore, “il Vostro fratello in Allah, Medhi”, dovrebbe contribuire a svelare la “verità” sullo Stato Islamico. Quale verità possa essere propugnata da un'organizzazione che interpreta la stessa attraverso le lenti distorte della sua ideologia – con il fine di imporre la propria visione manichea del mondo affidando alla polizia il compito di “ordinare il bene e proibire il male” – non necessita di un opuscolo per essere compresa visto che la storia dell'umanità ha già fin troppi esempi da mostrarci a tal riguardo; non ultimi gli orrori del nazifascismo europeo o dei kmer rossi cambogiani. Così come non stupisce la completa assenza nel testo di qualsiasi riferimento alle nefandezze che il presunto Stato islamico sparge lungo il suo percorso e che altri “fratelli in Allah” propagandano sulla rete, con altrettanta solerzia con la quale “Medhi” ci parla delle scuole, della polizia stradale, dei panettieri.

Il testo per il solo fatto di propagandare uno stato confessionale va respinto senza possibilità di discussione, ma il tema non è quello di colloquiare, contraddire o dialogare con i suoi estensori, i quali vanno semplicemente individuati e assicurati alla giustizia, quanto piuttosto quello di contrastare una campagna di propaganda mistificatrice che tenta di reclutare nuove e giovani forze fra i soggetti più sprovveduti, fragili e disagiati anche nel nostro paese.

Chi in nome di qualsiasi credo, divino o umano che sia, usa termini quali “compassionevole” o “misericordioso” e al contempo arma e costringe bambini a uccidere altri esseri umani; imbottisce di tritolo l'esile corpo di una bambina costringendola o condannandola a farsi esplodere in mezzo ad altra gente ignara; taglia le gole a uomini inermi con le mani legate, li brucia rinchiusi dentro gabbie o li crocifigge lungo le strade; chi armato fino ai denti compie stragi nelle redazioni dei giornali o all'interno di supermercati, non solo compie un atto blasfemo verso qualsiasi Dio, ma compie un'infamia contro l'intera umanità. Oltre a dimostrare di essere un vigliacco abusando di giovani vite o colpendo persone indifese. Non vi è alcuna compassione, né alcuna misericordia in tutto ciò e il solo citarle è già di per se una bestemmia.

Il Medhi o il mistificatore di turno, dopo aver tentato di nascondere tutto ciò, sicuramente risponderanno: “Questa è solo una reazione a quanto subito…” – facendo così propria la frase biblica “occhio per occhio, dente per dente” e dimenticandosi di citare la Sura V, versetto 28: “Se alzerai la mano contro di me per uccidermi, io non l'alzerò su di te”.

Ogni guerra porta con se violenza, ingiustizia e atrocità, per questo la guerra va “ripudiata” come sta scritto nella nostra Costituzione. Le guerre in Siria, in Iraq, in Afghanistan, in Cecenia, in Palestina, in Siria, in Ucraina e in tanti altri posti del mondo in questi ultimi decenni non hanno fatto altro che generare nuovi “mostri” come l'Isis o Boko Haram; hanno fatto immani stragi di civili come a Gaza; hanno deturpato la giustizia con le infamie di Abu Ghraib, Guantanamo o delle violenze e torture, appaltate alle organizzazioni criminali o a dittature compiacenti, subite dai migranti lungo le rotte della disperazione.

Ciò non toglie che nulla può giustificare i crimini commessi dal presunto Stato islamico, il quale perpetua ed enfatizza tali barbarie, né può servire da scusa ai suoi sostenitori. Compresa, non ultima, la stupida e grottesca brutalità dimostrata nella distruzione del patrimonio artistico millenario caduto malauguratamente nelle loro mani. Che vadano fermati è fuori dubbio, che per farlo occorra l'uso della forza è altrettanto vero ma se contemporaneamente non si opera concretamente per porre fine alle ingiustizie che gravano sui popoli, innanzitutto quello Palestinese, Siriano, Curdo, Nigeriano; se non si da un futuro di studio, lavoro e di vita dignitosa ai giovani; se non si affronta in modo decisivo il fenomeno delle migrazioni; se non si aprono e agevolano spazi di democrazia nelle società arabe e musulmane; se non si da compimento a nuovi assetti di vita multiculturale nelle società europee; se non si pone al centro dell'impegno internazionale la dignità e il benessere dell'uomo invece che quello della finanza e dei capitali; se l'occidente non dismette la sua infausta “guerra al terrore”, si potrà anche giungere alla sconfitta dell'Isis ma l'umanità continuerà a mietere vittime innocenti nell'ipocrita e barbaro scontro, che a quel punto continuerà a protrarsi all'infinito e non sarà null'altro che uno scontro fra inciviltà.

Umberto De Pace

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  16 marzo 2015