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Libertà di movimento
Sull'immigrazione
Umberto De Pace

Immigrazione

Sia pur lentamente sta affermandosi nella coscienza di molti la convinzione che vi sia una terza possibilità di scelta fra le modalità fino ad ora adottate nei confronti del fenomeno dell'immigrazione. Tale scelta si discosta ovviamente dalle inaccettabili politiche di “respingimento e difesa dei propri confini”, ma si prefigge anche un superamento di quelle di “accoglienza e soccorso” le quali, sia pur meritevoli, non vanno oltre l'emergenza del momento.

Questa terza via, che potremmo definire con il concetto di “libertà di movimento”, richiede innanzitutto un cambio di lettura e analisi dei fenomeni migratori contemporanei i quali, oramai da almeno tre decenni per quanto riguarda il vecchio continente, fanno parte di quel processo più ampio ed epocale identificato con il concetto di “globalizzazione”. Come più volte e da più parti viene spesso sottolineato, dopo la globalizzazione delle comunicazioni, della finanza, delle merci, del lavoro e dell'imprenditoria, delle guerre e del terrorismo, oggi è ineludibile la spinta che proviene dal genere umano: uomini e donne di tutti i continenti e di tutte le nazionalità che si muovono al di là dei propri confini. E' un processo inarrestabile, come lo sono stati nel corso della storia da sempre i grandi movimenti migratori, siano essi dettati da guerre, carestie, povertà o, come oggi avviene, anche dalla ricerca di nuove opportunità.

E' un diritto universale poter migrare, al di là delle cause che sono alla base di tale scelta. Per chi crede nell'essere umano – al di là delle diverse culture, religioni e lingue – sa che alla base di ognuno di noi vi è la ricerca di una vita dignitosa e alle volte migliore di quella che si sta vivendo. Tale ricerca accomuna tutta l'umanità e trova nella solidarietà uno strumento di condivisione che ci permette di affrontare anche i momenti più difficili, come lo sono questi anni di lunga crisi economica e sociale. Tra i garanti e i fautori della solidarietà vi sono fra i primi quei corpi intermedi della società (chiese, sindacati, associazioni di categoria, comitati di liberi cittadini, volontariato etc.) che nel loro operare creano coesione sociale, comunanza di sentimenti e condivisione e soprattutto danno una prospettiva futura di speranza.

Questi, pur abbozzati, i principi sui quali occorre costruire una proposta di cambiamento e con i quali va affrontato il problema delle migrazioni. E' importante chiarirli per primi perché è sulla base di essi e al fine che si vuole raggiungere – una vita dignitosa e felice – che vanno scelti e calibrati gli strumenti adatti per realizzarli. Per chi condivide tali principi la garanzia della massima libertà di movimento per tutti è un diritto e al contempo uno strumento irrinunciabile. Ciò non significa che non vi debbano essere delle leggi o delle regole, né dei controlli, così come non significa che il diritto alla libertà di movimento non comporti anche l'assunzione di doveri da parte di chi usufruisce di quel diritto. Ma è su di esso che deve e può fondarsi una nuova politica all'altezza dei fenomeni migratori odierni.

Quanto prima lo faremo tanto più accorceremo il ritardo all'appuntamento con la Storia del nostro tempo, limiteremo le stragi di innocenti e non ultimo, a mio avviso, potremmo anche giungere a una sorta di autofinanziamento dei flussi migratori, dirottando gli importanti capitali investiti dai migranti, dalle tasche delle varie criminalità organizzate a quelle dei paesi ospitanti. Le paure, le insicurezze, i pericoli che inevitabilmente qualsiasi scelta si porta dietro, compresa quella della “libertà di movimento”, non vanno né esorcizzati, né amplificati, quanto affrontati. Prendiamo ad esempio la problematica delle periferie metropolitane, per le quali troppo spesso la presenza di immigrati può rappresentare la classica goccia che fa traboccare il vaso, la risposta non consiste nello scatenare (come spesso avviene) o nel permettere, per incuria e abbandono. una “guerra tra poveri” ma nell'affrontare la vivibilità di queste periferie attraverso la trasformazione urbana e sociale e per mezzo di nuove opportunità di sviluppo e lavoro. Consapevoli che il problema non è la goccia che ha fatto traboccare il vaso ma più semplicemente che è il vaso da cambiare, non essendo più adatto a contenere quell'acqua. Consapevoli che il mondo è cambiato e ora tocca a tutti noi cambiare con esso.

In tal senso ben vengano importanti contributi quali l'appello che 310 storici ed esperti di migrazioni e schiavismo di tutto il mondo (OpenDemocracy) hanno lanciato ai leader dell'Unione europea, invitandoli a non cercare scorciatoie e false soluzione al problema, chiarendo alcuni punti fondamentali della questione e sostenendo la “libertà di movimento” o quello che gli attivisti afroamericani contro la schiavitù dell'ottocento chiamavano “diritto alla locomozione”.

Costituzione della Repubblica Italiana
Art. 2 – La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo,
sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità,
e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Buona festa della Repubblica

Umberto De Pace

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Immigrazione è ora di cambiare (19 ottobre 2014)
Migrazioni (14 ottobre 2013)
Primo marzo: un giorno senza immigrati (1 febbraio 2010)
La società multietnica e il piccolo presidente (22 maggio 2009)


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  2 giugno 2015