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PALESTINA E ISRAELE

6. NABLUS E DUMA
Franco Isman

Duma
La casa di Duma, dall'articolo di Enza Raso


A Nablus è guerra.
Una guerra fra la popolazione occupata e gli occupanti, fra gli oppressi e gli oppressori.
La guerra più terribile con attacchi terroristici contro i civili di entrambe le parti in lotta, uno più spaventoso dell'altro.
Ormai fra palestinesi e coloni israeliani è odio, e anche se le cose dovessero migliorare, dovrà passare almeno una generazione perché questo sentimento possa cambiare.

L'ultimo episodio (*) la sera del 1º ottobre scorso sulla strada che collega i due insediamenti di Itamar ed Elon Moreh (illegali per l'ONU): un'automobile con a bordo una famiglia di due giovani coloni israeliani con i loro quattro bambini è stata affiancata da terroristi, evidentemente palestinesi, che hanno crivellato di colpi i genitori lasciando illesi i bambini sul sedile posteriore. Terrificante.
E il Corriere lega l'attentato all'uccisione di Ahmed Khatatbeh colpito al check-point di Beit Furik, “ terzo palestinese ucciso in tre giorni dai militari”.

Ma non si può dimenticare l'orribile strage avvenuta proprio ad Itamar nel marzo 2011 dove furono trucidati 5 membri della famiglia Fogel: padre, madre e tre dei loro sei figli, tra cui un neonato di tre mesi, ad opera di due cugini palestinesi, rei confessi.

E non si deve neppure dimenticare la più recente strage di Duma, un paesino palestinese fra i due insediamenti, dove il 30 luglio scorso coloni assassini hanno buttato delle molotov in una casa palestinese bruciando vivo un bimbo di 18 mesi e ustionando a morte anche il padre e la madre, deceduti dopo pochi giorni. Lo stesso Netanyahu si era detto “sconvolto da questo orribile crimine” promettendo giustizia. Ma nella zona C della Cisgiordania, mentre per gli israeliani che abitano le colonie, illegali come abbiamo detto, vige la legge ordinaria, i palestinesi sono sottoposti ad una legislazione di guerra e deferiti ai tribunali militari.

Nel caso specifico alcuni coloni arrestati pochi giorni dopo il delitto, i presunti colpevoli con tutta evidenza, non sono stati formalmente incriminati ma è stato loro applicato un ordine di “detenzione amministrativa”, provvedimento che viene preso dal comandante militare della zona ed ha una durata di sei mesi, dopo i quali può essere prorogato con una ordinanza ministeriale. Il provvedimento è preso quasi sempre nei confronti dei palestinesi che a decine rimangono in carcere per periodi lunghissimi senza alcuna imputazione formale né alcuna prova di attività illegali.

L'adozione di questo provvedimento nei confronti dei coloni, al posto di una formale incriminazione, consente a diversi siti filo israeliani di affermare che non è affatto detto che il delitto sia opera di coloni criminali, è probabile, anzi è certo, che si tratti di faide interne degli stessi palestinesi. E la tesi è ripresa, forse in buona fede, anche da numerosi membri della comunità ebraica italiana.

Ma una conseguenza molto più grave è il fatto che, tenuto conto che il governo israeliano ha fra i suoi uomini forti molti esponenti del partito dei coloni, che detiene di fatto il potere, questo semplice provvedimento restrittivo verrà con tutta probabilità a decadere al termine dei sei mesi.

Giustizia non sarà fatta.

Franco Isman

(*) Questo articolo è stato scritto i primi giorni di ottobre ed è stato lasciato in sospeso a seguito delle ulteriori uccisioni sia di israeliani che di palestinesi, questi da parte di polizia ed esercito di Israele. E non più limitatamente alla zona “calda” di Nablus, ma nelle stesse Gerusalemme e Betlemme. Una situazione sempre più fuori controllo.


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  07.10.2015