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La Milano delle svastiche
Chi tace acconsente ?
Tania Marinoni

Skinhouse Milano

La Costituzione della Repubblica italiana vieta l'apologia di fascismo, eppure nella serata di sabato 28 novembre Milano ha ospitato “Hammerfest”, il tradizionale festival musicale nazifascista. Centinaia di naziskin sono giunti da tutta Europa per intonare assieme brani xenofobi e riconoscersi nell'odio razziale. All'interno di una struttura privata si sono esibite liberamente formazioni italiane e straniere, provenienti dalla Gran Bretagna, dalla Germania e dagli Stati Uniti, dove negli anni Ottanta è nato il gruppo degli “Hammerskin”, forse il più noto tra i movimenti di skinhead neonazisti. Teste rasate, saluti romani e bandiere inneggianti al nazismo sono i simboli della festa organizzata dai moderni difensori della “razza ariana”. Una struttura privata, per questo prefettura e questura hanno dichiarato di non poter proibire la manifestazione.

«Tu ebreo maledetto che ti arricchisci sulla pelle degli altri, giudeo senza patria, trovarti è stata dura ma con i tuoi soldi non fai più paura» recita uno dei brani più conosciuti delle formazioni italiane. Un festival dalla forte connotazione antisemita, una vergognosa manifestazione filonazista che ogni anno vede centinaia di delinquenti invasati rivendicare la propria appartenenza al partito che fu autore della più grande disgrazia della storia.
Quest'anno il nefasto appuntamento si è tinto dei colori bianco rosso e verde, nel ventesimo anniversario della nascita della sezione italiana del gruppo. Per commemorare degnamente l'evento, alcune band partecipanti hanno inciso “Ventennio”, il nuovo album in onore dei “fratelli” milanesi.

L'Osservatorio democratico sulle nuove destre si è opposto fermamente allo svolgimento della manifestazione, chiedendo l'intervento delle autorità, ma il concerto nazista si è svolto regolarmente a Rogoredo. I raduni musicali sono oltretutto noti per essere le principali fonti di finanziamento dei movimenti di estrema destra, formazioni attualmente in forte crescita in tutta Europa.

Mentre in via Toffetti risuonavano le strofe di fedeltà a Rudolf Hess, vice del Fuhrer e coautore di Mein Kampf, sulla città medaglia d'oro della Resistenza gravava il silenzio imbarazzante e intollerabile del primo cittadino. Se l'anno scorso e nel 2013 Pisapia definì la manifestazione “indegna ed inaccettabile”, l'Hammerfest 2015 si è svolto senza nemmeno il parere contrario del sindaco. Nulla può giustificare la gravissima mancanza; nessun impegno impellente avrebbe potuto e dovuto distogliere Pisapia dall'assumere provvedimenti adeguati. La Milano dell'Expo e dell'Albero della Vita ha respirato per un'intera nottata miasmi di morte; la patria dell'avveniristica CityLife e delle sfide verticali si è tinta dei colori dell'odio e della segregazione. Quello accaduto tra sabato e domenica è un fatto gravissimo e indecoroso: un oltraggio nei confronti di chi ha combattuto l'oppressione nazifascista, un insulto contro coloro che hanno conosciuto la persecuzione razziale, un'ingiuria a danno delle associazioni impegnate a tramandare la testimonianza dei martiri della Libertà e anche di chi semplicemente si riconosce nei valori difesi dalla Resistenza e sanciti nella carta costituzionale.

Tania Marinoni

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  29.11.2015