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Israele raccontato da Gideon Levy
“Una voce fuori dal coro”
Franco Isman

Gideon Levy

Gideon Levy, editorialista del quotidiano israeliano Ha'aretz, in una intervista di alcuni anni fa a The Indipendent è stato definito “l'uomo più odiato in Israele” per i suoi servizi sulla drammatica situazione dei palestinesi nei Territori occupati.
La sera del 2 dicembre scorso è stato ospite della “Casa della Cultura” a Milano, su iniziativa della “Associazione Oltre il Mare” per una “Lectio magistralis”, qualcosa di diverso e di più di una semplice conferenza.
Forse per questo, o forse per il fatto che il numerosissimo pubblico, che strabordava dalla sala, nella grande maggioranza conosceva abbastanza bene la situazione, non ha parlato né degli indiscriminati e criminali bombardamenti che hanno coinvolto la popolazione civile di Gaza, nel 2009 con l'operazione “Piombo fuso” (1.300 palestinesi uccisi) e nel 2014 con “Margine di protezione” (2.100 palestinesi uccisi) né dei molti episodi più particolari ma sempre sconvolgenti di cui è stato testimone diretto.
Come non ha parlato delle numerose aggressioni e attentati da lui subiti mentre, nella già citata intervista a The Indipendent, racconta che nell'estate del 2003 a un posto di blocco i soldati dopo averlo fermato e identificato lo avevano fatto proseguire per poi sparare alla sua macchina, come del resto fanno ogni giorno ai palestinesi.
Nella stessa intervista racconta anche che “Durante l'Operazione Piombo Fuso un cane israeliano - un cane - venne ucciso da un razzo Qassam e fu messo sulla prima pagina del quotidiano più diffuso in Israele. Nella stessa giornata, ci furono decine di palestinesi uccisi, e questo venne riportato a pagina 16, in due righe ". Terribile specchio di come gli israeliani considerano i palestinesi.

Gli organizzatori della serata avevano convocato una conferenza stampa per il pomeriggio ma non si era presentato assolutamente nessuno, il che dimostra quanto la grande stampa in Italia sia schierata.

Nato a Tel Aviv nel 1953, è stato educato, come tutti i bambini israeliani, con convinzioni che è molto difficile superare: che gli ebrei hanno sempre ragione, che i palestinesi non sono del tutto esseri umani come gli ebrei, che nutrono un odio irrazionale nei confronti di Israele, che sono nati per uccidere, che gli israeliani sono le vittime predestinate di questo odio. Con questo lavaggio del cervello, con questa disumanizzazione dei palestinesi, si ottiene una società che ignora i veri termini del problema e senza remore morali. Gideon Levy era il classico “bravo ragazzo” israeliano ed ha così fatto con convinzione i suoi quattro anni di servizio militare, poi ha addirittura lavorato con Shimon Peres.

Negli anni Ottanta Levy ebbe modo di andare in Cisgiordania, in particolare nei territori occupati, e iniziò a raccontare sul suo giornale quello che vedeva e i soprusi nei confronti dei palestinesi cui assisteva. E di questo suo raccontare ha fatto la sua missione, e sono trent'anni che va nei territori praticamente ogni settimana. E racconta, perché non vuole che in un domani gli israeliani possano dire “io non lo sapevo”. Ma la gran parte di questi, condizionati dai propri pregiudizi, è addirittura incapace di vedere e considera Levy un traditore.

Gideon Levy parla con passione e con convinzione, si esprime in inglese con una bella voce baritonale e una assistente, che ha già il testo scritto, traduce.
Israele è l'unica democrazia in Medio oriente? Bugia: Israele è una democrazia liberale per gli ebrei ma non per i palestinese, nemmeno per quelli che hanno la cittadinanza israeliana, ed è una potenza occupante per quelli che vivono in Cisgiordania; tutti i diritti sono per gli ebrei, nessuno per i palestinesi. Israele è uno stato razzista dove vige l'apartheid.
L'esercito di Israele è il più morale del mondo? E i morti di Gaza?
Bisogna rendersi conto che nessuno dei governanti israeliani che sono succeduti a Rabin ha mai voluto davvero la soluzione dei due stati; gli israeliani si credono il popolo eletto cui tutto è permesso e considerano l'occupazione necessaria. Golda Meir era arrivata ad affermare: “non perdoneremo mai ai palestinesi di averci obbligati ad uccidere i loro figli”.

La società israeliana è sempre più nazionalista e razzista, vi sono soltanto piccoli gruppi di israeliani che si oppongono, totalmente ignorati dai media. A parte questi non vi è nemmeno alcun contatto fra gli israeliani e i palestinesi ormai anche fisicamente separati dal Muro. Non vi è alcuna possibilità di una evoluzione interna, la sola speranza è in eventuali interventi esterni.
Ma l'Europa non fa nulla: l'etichettatura dei prodotti delle illegali colonie, stabilita da una recente raccomandazione, è accompagnata da rassicurazioni che si tratta di un fatto tecnico e non politico. E nei rapporti fra gli Stati Uniti e Israele chi decide? Obama è una grande delusione e ha lasciato carta bianca ad Israele. L'ultima speranza siamo noi, la pubblica opinione che si distingue da quella dei governi e dei media. Israele deve rispondere dei suoi crimini, è necessario un vero boicottaggio come è stato fatto per il Sud Africa, boicottaggio anche nei confronti dello sport.
Non vi è nessuna speranza per la soluzione dei due stati, nella quale pure Levy aveva creduto; uno stato esiste ma non c'è democrazia: quando gli ebrei hanno tutti i diritti e i palestinesi nessuno, assolutamente nessuno, non è più democrazia, è apartheid.
Dov'è la ragione e dove il torto è molto chiaro, invocare la complessità della situazione significa soltanto voler mascherare la realtà.
Odio e paura hanno raggiunto i livelli massimi eppure Levy ha speranza. Chi avrebbe mai ritenuto possibile il crollo del muro di Berlino? E chi avrebbe potuto immaginare quanto è accaduto in Sud Africa? C'è sempre la speranza di grandi cambiamenti inaspettati, come un grande albero che si abbatte all'improvviso perché l'interno è tutto scavato e marcio. In Medio oriente è giusto essere realisti ma si deve anche credere nella possibilità di un miracolo.

Franco Isman

Gideon Levy alla Casa della Cultura

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  10.12.2015