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Conflitto di interessi
Franco Isman

risparmi in fumo

Il ministro Boschi è una giovane donna carina, in gamba ed è la dimostrazione di come si possa fare il ministro, ed anche bene, pur senza avere una preparazione né un'esperienza specifiche. L'importante è essere onesti ed avere il buon senso di affidarsi agli esperti funzionari ministeriali, ma senza rinunciare a capire ed a controllare quanto viene fatto.

I sostenitori dell'inesistenza di qualsivoglia conflitto di interessi nel caso Boschi – Banca Etruria si basano sull'affermazione che il ministro Boschi non ha certo influito su Renzi e su Padoan nelle decisioni relative al salvataggio delle quattro banche. E' probabile che sia effettivamente così,: l'intervento era praticamente indispensabile, rappresentava il male minore e, d'altra parte, la Boschi è un ministro importante ma il suo “peso” nel governo non è tale da essere determinante.

Ma il conflitto di interessi non deriva necessariamente da un comportamento attivo, può discendere semplicemente dall'esistenza di uno stato di fatto che lo configura: nella specie il padre è azionista di una delle banche beneficiate e ne è stato per alcuni anni consigliere di amministrazione e per sei mesi vicepresidente. Il comportamento di Banca Etruria in particolare presenta aspetti a dir poco criticabili nel rifilare le famose obbligazioni subordinate a un parco buoi inesperto e avido di lucrare alti interessi, ma pare anche a piccole imprese come condizione per la concessione di un mutuo.
Aggiungasi che gli attuali vertici dell'istituto sono sotto inchiesta per la concessione di mutui a persone o società a loro direttamente collegate.

Nessun conflitto di interessi tuona l'establishment, compreso Paolo Mieli ieri sera a Otto e mezzo, le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, e via su questo tono, e anche peggio.
Ma ci ricordiamo cosa diceva il PD quando il malefico Berlusconi ne combinava una di questo tipo un giorno sì e l'altro pure? Ma oggi il PD è incredibilmente appiattito nel negare che ci sia qualsiasi incompatibilità, che i berluscones invece contestano.
E' il principio della relatività applicato alla politica.

Ad ogni modo, come i governi di centrosinistra precedenti all'era berlusconiana non sono stati capaci di varare una legge decente sul conflitto di interessi, legge che avrebbe certamente dovuto escludere la possibilità che un magnate della televisione potesse diventare presidente del consiglio, così non ci provano nemmeno gli attuali governi post berlusconiani. Eppure è una materia importante, delicatissima che richiede una soluzione decente.

Ma quanti sono i risparmiatori che si sono visti azzerare i loro investimenti ?
Siamo di fronte ad una ridda di numeri con ipotesi, spacciate per informazioni, arrivate ad un massimo di 130.000 risparmiatori coinvolti per una cifra complessiva di 2miliardi di euro.
Le stime di questi giorni delle banche coinvolte parlano invece di 12.500 risparmiatori per totali 431milioni di euro.

Forse è bene ricordare i precedenti salassi subiti dai risparmiatori italiani, sempre alla ricerca di alti interessi e con la disinformazione interessata delle banche.
BOND ARGENTINI, detti anche Tango bond, del dicembre 2001, con 450.000 investitori coinvolti per un totale di 14,5miliardi di dollari.
CIRIO nel 2002 con una bancarotta molto più modesta con “soltanto” 35.000 risparmiatori per 1,125miliardi di euro.
PARMALAT di fine 2003, la bancarotta più grande d'Europa, con 130.000 risparmiatori coinvolti (azioni e obbligazioni) per 14 miliardi di euro.

In nessuno di questi episodi, di cui due davvero colossali, si è mai parlato di rimborsare alcunché ai disgraziati, ma comunque incauti, risparmiatori. Ma oggi più di sempre quello che conta è la bieca politica che guarda soltanto al tornaconto elettorale e cavalca la protesta, fino ad arrivare alle orripilanti dichiarazioni di Salvini che addebita a Renzi la responsabilità del tragico suicidio del pensionato di Civitavecchia.

Franco Isman

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  15.12.2015