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Esprit florentin
Giuseppe Pizzi

Brunetta e l'ANPI
Caravaggio, I bari (1594) olio su tela 94x131cm, Kimbell Art Museum, Fort Worth (USA)

Stando a Verdini, buon compagno di merende di entrambi: «Renzi non ha il genio di Berlusconi ma è più furbo, imbroglia di più», lo avrebbe detto a Belpietro che asserisce di disporre della registrazione del colloquio. Battere nell'arte dell'imbroglio l'ideatore della “nipote di Mubarak” può parere impossibile, tuttavia tendo a credergli, uno così sfacciatamente bravo a rivoltar la frittata secondo convenienza non l'avevamo mai visto. A chi ne dubitasse proporrò le “furbate” di Renzi relative alla questione più importante sul tappeto, il referendum del 4 dicembre che deciderà sulla riforma costituzionale.

Cominciamo col dire che Renzi, come i suoi precursori Prodi nel 2001 e Berlusconi nel 2006, sta facendo un uso improprio del referendum confermativo. Concepito in origine come scudo a protezione della minoranza parlamentare, viene brandito dalla maggioranza a mo' d'arma di democrazia diretta, in tal modo snaturando un istituto giuridico di garanzia in un plebiscito di legittimazione popolare tipico delle giunte militari. In controluce si intravede lo spregio del parlamento come emanazione del popolo sovrano e il disconoscimento della sua funzione di interprete della volontà della nazione.

Renzi, che vive la politica in chiave drammatica, si è voluto però distinguere dai suoi predecessori prima definendo la sua riforma “madre di tutte le riforme” poi vincolando all'esito del referendum il destino politico suo e del suo governo. Cose accadute quando poteva ancora illudersi che a metterla sul plebiscitario e sul personale – o votate come dico io o me ne vado – gli italiani, attanagliati dalla paura di perdere un governante portentoso come lui, gli avrebbero regalato l'en plein di Sì.

In seguito, avvisato dai sondaggi che minacce e ricatti avevano effetto solo sul non votante ambasciatore USA in Italia e su nessun altro, ha perso baldanza rifugiandosi nell'ambiguità – ho sbagliato a personalizzare, comunque vada si vota nel 2018 – parole atte a tenere aperte tutte le opzioni, permanenza al governo compresa, andasse male qualcosa si potrà sempre inventare. Ce ne sarebbe già a sufficienza per (s)qualificare il personaggio come genuino interprete di quell'esprit florentin di cui i francesi gratificano tutti gli italiani, a torto o a ragione (c'è italiano e italiano), descritti come subdoli, manipolatori, millantatori, insomma imbroglioni.

Ma c'è dell'altro, molto altro. C'è per esempio la formulazione del quesito che, se i ricorsi al TAR non avranno seguito, sarà incredibilmente questo: Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016? A porla così, verrebbe voglia di votare Sì perfino a me, chi non vorrebbe risparmiare o eliminare enti inutili? Neppure Berlusconi, giusta la battuta di Verdini, si è permesso una licenza così populistica e grossolanamente distorsiva della realtà nel suo tentativo di revisione costituzionale del 2006, il cui quesito correttamente recitava: Approvate il testo della legge costituzionale concernente "Modifiche alla Parte II della Costituzione" approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 269 del 18 novembre 2005?

Esprit florentin. Trucchi da magliaro, mai avrei potuto immaginare che il segretario del PD mi avrebbe indotto a rivalutare Berlusconi. Passiamo all'Italicum. Quante volte, da Renzi e dalla ministra Boschi, abbiamo sentito che una cosa è la riforma della Costituzione, tutt'altra cosa la legge elettorale, ambedue perfette e immutabili così come sono? A parte che in realtà sono come biella e manovella, una utilmente funzionale all'altra e viceversa, la necessità di ammorbidire qualche antagonismo – sennò si va a sbattere – è riuscita a convertire l'Italicum da intoccabile a ritoccabile, beninteso dopo il referendum. Sì ciao, come se non sapessero che a proporlo è lo stesso dello “Enrico, sta sereno”. Chi volete che abbocchi? Finora, nessuno. A proposito di ammorbidenti, si è aperta una nuova stagione di blandizie elettorali, più generosa delle altre come conviene alla madre di tutte le riforme. I pensionati al minimo sono incazzati? Prospettiamogli la quattordicesima. Le famiglie plurireddito lamentano un fisco pesante? Promettiamogli il quoziente famigliare. Dai sondaggi risulta che al Sud votano No? Resuscitiamogli il Ponte sullo Stretto.

Esprit florentin.

Giuseppe Pizzi

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  13 ottobre 2016