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“Nessuno tocchi la Memoria”
Tania Marinoni


Ieri Milano ha gridato il suo irremovibile e partecipato “NO” contro l'atto vandalico e antisemita compiuto nella notte tra venerdì e sabato scorso ai danni della “pietra d'inciampo” dedicata a Dante Coen, deportato ad Auschwitz nel 1944 e ucciso a Buchenwald l'anno seguente, perché ebreo. Numerosissimi gli aderenti all'iniziativa che si sono uniti alle autorità presenti: il sindaco Giuseppe Sala, il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, Emanuele Fiano, la presidente del Municipio 3 Caterina Antola, e diversi consiglieri comunali.
Una lunga catena umana si è snodata ieri pomeriggio da via Plinio 20, dove risiedeva Coen, fino al Binario 21, luogo simbolo della deportazione milanese, dal quale centinaia di ebrei e oppositori politici furono avviati ai campi di sterminio. Uniti da un lungo filo rosso, in cinquemila hanno manifestato la loro solidarietà alla famiglia Coen e la loro ferma opposizione a qualunque atto che si richiami alla tragedia nazista: uomini, donne, giovani, contraddistinti da un adesivo raffigurante una delle pietre di inciampo posate in memoria dei deportati milanesi e accompagnati dalla versione yiddish di “Gam Gam”, il testo intonato dagli ebrei durante lo Shabbat, e canto divenuto l'inno simbolo dell'Olocausto, in particolare di quel più di un milione e mezzo di fanciulli uccisi dai nazisti.


Anche Milano si è unita il 19 gennaio scorso, con l'iniziativa “Pietre d'inciampo”, ad altre città europee nella Memoria dei propri cittadini vittime della Shoah. Piccole targhe commemorative, della dimensione di un sampietrino, vengono collocate nel selciato stradale, davanti all'abitazione di chi ha subito l'orrore della persecuzione nazista. La superficie in ottone riporta il nome, la data di nascita, il giorno e il luogo della deportazione e quello del decesso. Un'iniziativa che ha visto la luce nel lontano 1995 a Colonia ad opera dell'artista Gunter Deming. La memoria diffusa nel tessuto urbanistico dalla Germania dilaga negli anni anche in altri importanti centri d'Europa duramente colpiti dallo sterminio nazista e il 19 gennaio scorso giunge anche a Milano, alla presenza del sindaco Giuseppe Sala e di Liliana Segre, figlia di Alberto.

Un atto doveroso e anche un' occasione per commemorare le vittime della Shoah nell'approssimarsi del Giorno dedicato alla Memoria.
Ma nella notte tra venerdì 20 e sabato 21 gennaio la pietra di Dante Coen, appena posata, viene imbrattata con della vernice nera. Per Ornella, figlia di Dante, la pietra rappresenta il “luogo” in cui vive la memoria di suo padre, un uomo che personalmente non ha mai conosciuto, perché quando è stato deportato, lei aveva solo trenta gironi. Le pietre d'inciampo rappresentano quindi anche una sorta di “sepoltura” per i parenti delle vittime della Shoah, perché il corpo di chi è morto nei campi di sterminio, non ha luogo in cui riposare. Chi ha imbrattato la pietra di Coen, pertanto, non solo ha violato la memoria di una vittima del nazismo, rivolto un oltraggio ai valori antifascisti ed antinazisti in cui Milano si riconosce, ma ha anche profanato una “sepoltura”. Quella stessa Milano ieri ha risposto alla violenza nazista, che ancora oggi persiste nel tessuto della città, con la forza della solidarietà e la fermezza nel respingere atti vergognosi e osceni.

"Nessuno tocchi le pietre della Memoria" ha saputo dar voce al sentimento di indignazione contro la provocazione antisemita di cui la famiglia Coen e tutta la cittadinanza è stata vittima. Milano ribadisce così il suo dovere e il suo diritto alla Memoria, riconoscendosi nelle parole pronunciate da Caterina Antola, presidente del Municipio 3 ed organizzatrice dell'evento: contro altri atti simili a quello accaduto “Noi ci saremo sempre”.

Tania Marinoni

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  29 gennaio 2017