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Il Giorno del Ricordo a Villasanta
Tania Marinoni

Il Giorno del Ricordo a Villasanta

Sabato 10 febbraio il Comune di Villasanta, in collaborazione con l'ANPI, nella splendida cornice di Villa Camperio ha celebrato il Giorno del Ricordo con un incontro di approfondimento sulle vicende che hanno sconvolto il confine italo-sloveno e portato alla tragedia delle foibe. L'evento, articolato in due momenti, ha proposto la proiezione del documentario di RAI Storia “Guerre di confine” e il dibattito con Anna Maria Cenci, esule istriana, e Franco Isman, triestino.

Il film ripercorre le violenze esercitate dal regime fascista contro le popolazioni di etnia slava e le barbarie compiute dall'esercito italiano durante l'occupazione militare della Jugoslavia.

In Italia, al termine della prima guerra mondiale, il nazionalismo esasperato cerca nelle terre del confine orientale un risarcimento alla “vittoria mutilata” anche con l'impresa di Fiume, capeggiata da Gabriele D'Annunzio. Segue un processo di snazionalizzazione violenta e capillare, di italianizzazione e di fascistizzazione. L'italianizzazione forzata della Slovenia prevede, infatti, la totale eliminazione di ogni tratto culturale slavo e interessa non solo la toponomastica, ma anche i cognomi, che vengono in gran parte italianizzati. Si procede con la chiusura dei circoli slavi e con l'imposizione dell'italiano persino nei confessionali.
Il 13 luglio 1920 l'incendio appiccato al Narodni Dom, la sede delle organizzazioni degli sloveni triestini, ad opera degli squadristi capeggiati da Francesco Giunta, rimarrà indelebile nella memoria di Boris Pahor: all'epoca bambino di sette anni. La politica di oppressione etnica nei confronti della minoranza slovena e croata continuerà per tutto il ventennio.

L'aggressione alla Jugoslavia, compiuta nel 1941 da Germania e Italia con la partecipazione di divisioni ungheresi e bulgare, porta allo smembramento del Paese. Agli ungheresi vengono assegnati i territori sulle rive del Danubio, ai bulgari parte della Macedonia, alla Germania la Serbia e la Slovenia settentrionale. All'Italia sono riconosciuti i territori meridionali, denominati “Provincia di Lubiana” e parte della Dalmazia. In Croazia viene favorita la nascita dello Stato collaborazionista degli Ustascia, fascisti di Ante Pavelic.
In questo contesto ha inizio, pur in modo non omogeneo nei vari territori, la resistenza partigiana, capeggiata da Tito, con il proposito di liberare il Paese e di ricostruirlo sulla base dell'unità delle molteplici etnie, ma rinnovando la società con l'instaurazione di un regime socialista. È contro i partigiani titini che si svolgono a questo punto le manovre militari italiane. Viene intensificata l'occupazione e la militarizzazione del territorio e si risponde alla rivolta slavo-comunista con una feroce azione di contrasto.
In Slovenia l'occupazione italiana è spietata: l'alto commissario Emilio Grazioli e il generale Mario Robotti, comandante dell'XI Corpo d'armata, esercitano una durissima repressione contro gli oppositori, con l'uccisione di decine di migliaia di persone, interi villaggi dati alle fiamme e intere popolazioni internate nei campi di concentramento italiani. Tristemente noti quelli di Arbe e di Gonars vicino Udine.

Il documentario, ricco di testimonianze, analizza con precisione tutti gli avvenimenti che hanno condotto alla tragedia delle foibe ed all'esodo, ma a questi episodi, oggetto delle celebrazioni del Giorno del Ricordo, dedica solo pochi minuti, come osserva Isman.

Di questi drammatici fatti tratta invece la testimonianza di Anna Maria Cenci, esule istriana.
In un'importante premessa, Cenci sottolinea il rispetto che regolava la convivenza di popolazioni diverse durante il lungo periodo asburgico e la nascita delle ostilità quando, alla caduta dell'Impero, i nuovi governanti imposero la loro visione politica. La relatrice prosegue poi con le vicende relative alla sua famiglia, ricordando la scomparsa del nonno materno, dopo essere stato prelevato dai partigiani titini e la tragedia dell'esodo vissuta dalla mamma e dalla zia. Le due donne, rammenta Cenci, raccontavano con riluttanza e sommessamente il calvario giuliano-dalmata; con grande pudore illustravano la decisione intrapresa di lasciare le loro terre. Il ricordo della loro testimonianza circa la permanenza nel campo profughi con l'amarezza nell'aver ricevuto una fredda accoglienza induce Anna Maria Cenci a guardare oggi con grande sensibilità ai fenomeni migratori in atto.

Franco Isman fuggì in tenera età da Trieste con la famiglia, in seguito alle leggi razziali del 1938 proclamate da Mussolini proprio a Trieste. Pur non essendo quindi un esule istriano, è un esperto conoscitore della storia che ha sconvolto il confine orientale. Estremamente critico verso la legge che istituisce il Giorno del Ricordo a breve distanza dalla Giornata della Memoria, vede in questa scelta la volontà di equiparare due tragedie non paragonabili. Spesso, argomenta il relatore, questa ricorrenza permette a formazioni neofasciste di manifestare valori anticostituzionali e di strumentalizzare i fatti accaduti. Ma Isman mette in guardia anche da interpretazioni parziali, che si concentrano solo sulle violenze compiute in quelle terre dal regime fascista, senza dedicare la dovuta attenzione agli episodi delle foibe. Affronta poi il tema dell'esodo giuliano-dalmata, portando l'attenzione del pubblico su un evento drammatico e, a suo parere, poco conosciuto, nonostante abbia contribuito in maniera rilevante all'esodo istriano: la strage di Vergarolla. L'esplosione di materiale bellico, che il 18 agosto 1946 sconvolge la spiaggia di Pola, causa 65 vittime accertate.

Molto probabile l'attribuzione della strage all'OZNA, la polizia segreta del maresciallo Tito, allo scopo di “convincere” gli italiani ad abbandonare Pola, come del resto si evince dai documenti inglesi recentemente desecretati

Un'interessante occasione, quella fornita dal documentario proposto ad apertura dell'evento di sabato 10 febbraio, per riflettere su un tema che in occasione del Giorno del Ricordo viene affrontato spesso troppo superficialmente: le gravi responsabilità del fascismo. Il regime di Mussolini con il suo proditorio attacco alla Jugoslavia, come afferma Franco Isman nel suo costruttivo intervento, è infatti l'artefice del contesto in cui si innesterà la tragedia delle foibe.
Preziosa, la testimonianza di Anna Maria Cenci, che, come ha sottolineato il sindaco, riporta al lato umano la dolorosa vicenda dell'esodo istriano, invitando a considerare l'attualità di certi aspetti storici.

Tania Marinoni


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  15 febbraio 2018