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Varese: Sanità di Frontiera
progetto di assistenza sanitaria per immigrati
Sanità di Frontiera (SDF) è frutto di un' iniziativa autonoma di un  gruppo di volontari che, quando nel 2009 fu definito il "reato di clandestinità", immediatamente sorse dal nulla, sull'onda del forte sdegno provocato da questa aberrazione giuridica
Laura Tussi

lavoratori dell'Auchan di Monza

Introduzione dell'esperienza
Sanità di Frontiera è un'esperienza di volontariato attiva a Varese dal marzo 2009. E' un progetto di assistenza sanitaria rivolto esclusivamente a cittadini stranieri extracomunitari “Temporaneamente Presenti in Italia” (STP) ed alle persone senza fissa dimora, “perdute” al Servizio Sanitario Nazionale.

L' ambulatorio è nato dall'impegno di un gruppo di volontari, professionisti della salute e non che, con il sostegno di parecchie associazioni varesine, hanno dato vita ad un esperimento di libera e gratuita assistenza sanitaria ambulatoriale, avvalendosi dei provvedimenti della legge Bossi- Fini. In un ambulatorio idoneo, allestito presso la sede provinciale Acli di Varese, i volontari due volte la settimana offrono una completa assistenza sanitaria di base, forniscono a chi ha difficoltà con la lingua o problemi di autonomia un orientamento o un accompagnamento ai servizi sanitari specialistici, offrono consulenza psicologica e, verificate le necessarie condizioni sanitarie, fanno proposta alla ASST di eventuale rilascio/rinnovo del codice STP, che permette agli stranieri “irregolari” di ricevere le cure necessarie nelle strutture sanitarie pubbliche ed accreditate, “a parità di trattamento coi cittadini italiani”.

Descrizione dell'ambulatorio Sanità di Frontiera
L' ambulatorio per gli stranieri di Varese, volontario e gratuito, funziona da quasi undici anni  in supplenza degli organi di salute pubblica che dovrebbero attuare questa assistenza, a loro delegata per legge (la Bossi-Fini).
Questa attività riduce  l' accesso, specie quello improprio, all' ospedale, e migliora la sicurezza di tutta la cittadinanza.
Sanità di Frontiera (SDF) è frutto di un' iniziativa autonoma di un (bel) gruppo di volontari che, quando nel 2009 fu definito il "reato di clandestinità" -poi subito ritirato-, immediatamente sorse dal nulla, sull' onda del forte sdegno provocato da questa aberrazione giuridica. In seguito SDF è divenuta un progetto dell' associazione "I colori del mondo", onlus delle ACLI.
Nel 2019 un  ministro degli interni emana decreti ulteriormente restrittivi, e mette in atto comportamenti di cui  si sta occupando la magistratura. Un' altra reazione sdegnata fa di nuovo crescere la motivazione di chi si vuole opporre, col suo lavoro volontario, allo scempio delle speranze di tante persone alla ricerca di miglior fortuna. E l' ambulatorio continua, ed anzi cresce.
Ora vi lavorano, in due turni settimanali di ricevimento, oltre 40 fra medici, infermieri, psicologi, fisioterapisti, volontari per accoglienza e per accompagnamento dei pazienti agli sportelli o a visite specialistiche.

E fra tutti i volontari di SDF vogliamo citare
Fiorella Gazzetta, medico, uno dei fondatori di SDF, tuttora volontaria dal 2009; con precedenti esperienze di volontariato medico all' estero (Cuba, Pakistan, Mali, Palestina -Gaza e campi profughi palestinesi in Libano).
Filippo Bianchetti, medico, uno dei fondatori di SDF, tuttora volontario dal 2009; con precedenti esperienze di volontariato medico all' estero (Pakistan, Mali, Palestina - Gaza, campi profughi palestinesi in Libano, Cisgiordania occupata)

Laura Tussi


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  25 febbraio 2020