E' tempo di soccorrere e curare i malati, di piangere i morti, di assistere i bisognosi, di confortare i disperati, di prodigarsi, ognuno per quanto possibile in base alle sue capacità e possibilità, affinché si riesca a superare questo momento difficile. Per la maggior parte di noi è tempo di restare a casa, aiutando in questo modo chi, ogni giorno, affronta sul campo l'emergenza in corso. E' un tempo in cui sentiamo nel corpo e nello spirito, tutta la nostra fragilità di esseri umani. E' il tempo in cui confidiamo, speriamo, chiediamo, imploriamo, pretendiamo, l'aiuto della comunità in cui viviamo, e delle sue istituzioni, le nostre istituzioni. E' tempo in cui la forza di sopravvivere, di rimanere in vita, o più semplicemente di sentirci vivi, ossia di avere relazioni, ci è data dalla vicinanza e dalla condivisione, dalla professionalità e dedizione, dalla generosità e dal sacrificio, dalle cure e dalla prossimità di altri nostri simili.


La storia dell'umanità, la storia millenaria di chi ci ha preceduto, ci insegna quanto labile possa essere il ricordo, sia pur di una sofferenza e di un dolore così profondo. Appuntiamoci quindi in qualche modo, ognuno come meglio crede, su un diario, su face-book o su una traccia digitale, tutto ciò che oggi stiamo vivendo perché solo avendolo ben presente un domani, potremo fare le scelte giuste per ricostruire il nostro futuro. Solo un domani, riacquistata quella che chiameremo libertà, se manterremo la coscienza dell'oggi e del suo impellente e vitale bisogno dell'altro, del dovere di ripartire avendo ben chiari gli errori, le omissioni, le responsabilità di quanto sta accadendo oggi, solo allora potremo sperare che quella libertà riconquistata non sia un'illusione passeggera in attesa della prossima tragedia.

Umberto De Pace

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  29 marzo 2020o