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George Floyd: il razzismo ha radici lontane
Il razzismo è la negazione dell'altro da sé e la conseguente volontà di distruzione. Il colore della pelle, il genere, l'opinione politica, l'appartenenza a una determinata religione e la pratica di una specifica fede sono tutte cause di discriminazione che possono sfociare nell'intolleranza
Laura Tussi
Pubblicato su Peacelink.it

Mauthausen

Il razzismo è insito nel genere umano e lo è sempre stato nel passato e nell'attualità. È sufficiente pensare a come un modello di accoglienza e solidarietà esemplare come Riace sia stato tanto osteggiato dalle forze di destra razziste.

È di questi giorni l'assassinio feroce di George Floyd da parte di un poliziotto americano. In risposta a quest'evento si sono svolte e si stanno svolgendo manifestazioni di protesta e disobbedienza civile contro il presidente Trump. In seguito gli apparati della polizia hanno risposto con delle scuse pubbliche alla società civile e alla popolazione.

Il razzismo ha radici profonde e lontane che vanno dallo sfruttamento degli schiavi nelle piantagioni di cotone nel sud degli Stati Uniti, che sono tuttora una zona calda di conflitto civile, fino a arrivare alla dittatura e allo strapotere di Israele in Palestina. 

E come dimenticare le grandi e importanti invettive contro il potere bianco americano del pastore battista Martin Luther King? e la resistenza nonviolenta dell'umile ma integerrima Rosa Parks e della sua travolgente azione di resistenza  e disobbedienza civile alle autorità?
Malcolm X era il leader della lotta afroamericana che si convertì all'Islam sunnita perché convinto che l'islam potesse abbattere le barriere etniche e le discriminazioni.
E poi ancora le lotte di Nelson Mandela in Sudafrica contro l'apartheid che scontò con vent'anni di carcere.

Il razzismo è la negazione dell'altro da sé e la conseguente volontà di distruzione. Il colore della pelle, il genere, l'opinione politica, l'appartenenza a una determinata religione e la pratica di una specifica fede sono tutte cause di discriminazione che possono sfociare in intolleranza e razzismo, in odio per l'altro da se stessi. 

George Floyd era ed è una persona normale assassinata in un modo crudele. Una persona che nei suoi ultimi istanti di vita ha invocato la madre. Una persona assassinata nella stessa modalità in cui vengono annientate migliaia di persone a Gaza da un esercito criminale manovrato da un governo occupante acerrimo e crudele.

Il male sembra insito nell'uomo, anche se nella storia esistono innumerevoli esempi di amore, solidarietà, nonviolenza, abnegazione per il prossimo. Floyd in punto di morte ha pensato all'origine, al femminile, al bene, all'amore universale che è racchiuso nel ricordo della madre.

Floyd ha pensato a sua madre e a una grande madre d'amore che potesse aiutarlo in quei momenti terribili. Questa invocazione rivela un animo nobile, sensibile, che ha ricordato in punto di morte la forma d'amore più alta dell'umanità: l'amore di una madre per il figlio. L'amore che supera ogni razzismo.

Laura Tussi


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  6 giugno 2020