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Inferno
ai confini dell'Europa
Umberto De Pace

A settecento anni dalla sua morte ci apprestiamo a celebrare Dante Alighieri, il “Sommo Poeta”, con particolare attenzione al suo lungo, periglioso quanto straordinario cammino. Dante scrisse la Divina Commedia durante il suo esilio dalla patria Firenze, e i riferimenti storici, politici, religiosi e culturali, contenuti nel suo poema, sono quelli a lui contemporanei, oltre agli intramontabili richiami alla mitologia antica e alla cultura classica. Nel mezzo del cammin di nostra vita Dante ci accompagna per mano, sorretto dal maestro Virgilio, nel profondo delle viscere e dell'animo umano, scoprendone le più basse e turpi nefandezze così come le più alte e nobili virtù che da sempre accompagnano l'umanità intera. Perché è dell'umanità che parla.


Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'eterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi la divina potestate,
la somma sapïenza e 'l primo amore.
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterna duro.
Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate.
(Inf. III, 1-9)

Migranti tra Bosnia e Croazia febbraio 2020 (foto Michele Lapini)

Quivi sospiri, pianti e alti guai
risonavan per l'aere sanza stelle,
per ch'io al cominciar ne lagrimai.
Diverse lingue, orribili favelle,
parole di dolore, accenti d'ira,
voci alte e fioche, e suon di man con elle
facevano un tumulto, il qual s'aggira
sempre in quell'aura sanza tempo tinta,
come la rena quando turbo spira.
(Inf. III, 22-30)


Lacrimogeni contro i profughi al confine tra Grecia e Turchia, febbraio 2020 (foto Ansa)

Chi poria mai pur con parole sciolte
dicer del sangue e de le piaghe a pieno
ch'i' ora vidi, per narrar più volte?
Ogne lingua per certo verrìa meno
per lo nostro sermone e per la mente
c' hanno a tanto comprender poco seno.
(Inf. XXVIII, 1-9)

Impugnano una spranga da cui pende una corda. Stanno per spaccare ginocchia,
frustare sulla schiena, lanciare sassi mirando alla testa dei profughi. Sono soldati croati...

(fonte Avvenire.it dicembre 2020)

Ma io rimasi a riguardar lo stuolo,
e vidi cosa ch'io avrei paura,
sanza più prova, di contarla solo;
se non che coscïenza m'assicura,
la buona compagnia che l'uom francheggia
sotto l'asbergo del sentirsi pura.
(Inf. XVIII, 112-117)

Una giovane eritrea appesa a testa in giù urla mentre viene bastonata ripetutamente nella "black room", la sala delle torture presente nei centri di detenzione in Libia. Questa è una sequenza di frame del video choc spedito dai suoi aguzzini ai familiari della donna presa a bastonate allo scopo di estorcere soldi per salvare la figlia (fonte Avvenire.it gennaio 2020)

La molta gente e le diverse piaghe
avean le luci mie sì inebrïate,
che de lo stare a piangere eran vaghe;
(Inf. XXIX, 1-3)


Ripari improvvisati nella foresta vicino a Velika Kladuša
nel Cantone dell'Una-Sana, Bosnia-Erzegovina, 5 gennaio 2021
(AP Photo/Kemal Softic)

S'ïo avessi le rime aspre e chiocce,
come si converrebbe al tristo buco
sovra 'l qual pontan tutte l'altre rocce,
io premerei di mio concetto il suco
più pienamente; ma perch'io non l'abbo,
non sanza tema a dicer mi conduco;
ché non è impresa da pigliare a gabbo
discriver fondo a tutto l'universo,
né da lingua che chiami mamma o babbo:
(Inf. XXXII, 1-9)

Alcune delle decine di immagini (qui quelle meno cruente)
delle sevizie sui migranti dalla polizia croata prima
del respingimento in Bosnia
(5 dicembre 2020 fonte Avvenire.it)

Quanto oggi sta accadendo ai confini dell'Europa rispecchia quanto descritto nei gironi dell'Inferno attraversato dal Poeta, senza infingimenti o licenze poetiche, con l'imperdonabile differenza che nei cerchi e nelle bolge della Bosnia, della Grecia, della Libia, sono ammassate e straziate, sotto i nostri occhi, i corpi e le anime di innocenti, in esilio dalle loro terre. Qual è e quale vogliamo che sia il nostro posto: fra gli ignavi, gli avari, gli accidiosi, i violenti, gli ipocriti? Quale il nostro posto nei confronti delle popolazioni alle quali scarichiamo il lavoro sporco di gestione dell'impatto delle masse di profughi e migranti, alle volte profughe anch'esse, ancor oggi, come in Bosnia? Come ci poniamo nei confronti delle violenze che vengono perpetrate dalle forze di “sicurezza” o da infami ebbri della propria ideologia xenofoba e razzista? Quale considerazione abbiamo di chi invece sta cercando di alleviare le sofferenze a queste persone?
Dante, con le parole di Marco Lombardo, ci rammenta che la libertà soggiace al nostro libero arbitrio:

A maggior forza e a miglior natura
liberi soggiacete; e quella cria
la mente in voi, che 'l ciel non ha in sua cura.
(Purg. XVI, 79-81)

L'incontro con Marco Lombardo

ci ammonisce attraverso le parole di Ulisse:
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e conoscenza".
(Inf. XXVI, 118-120)

Dante seppe guardare ben oltre il suo tempo, caratterizzato dalle piccole patrie delle signorie locali o dei potentati secolari e temporali degli Stati regionali, contribuendo a far germogliare i semi linguistici e culturali di un paese che non c'era, l'Italia, ma che da quei germogli avrebbe tratto la sua linfa nei secoli a venire. Oggi tocca a noi guardare oltre ciò che ci è dato, contribuendo a costruire un'Europa dei doveri e dei diritti. Innanzitutto il dovere di garantire universalmente la dignità umana e i diritti fondamentali dell'uomo fra i quali l'inalienabile libertà di movimento. Solo allora saremo degni di pronunciare le immortali parole del Poeta:

salimmo sù, ei primo e io secondo,
tanto ch'i' vidi de le cose belle
che porta 'l ciel, per un pertugio tondo.
E quindi uscimmo a riveder le stelle.
(Inf. XXXIV, 136-139)

Nel frattempo fermiamo l'orrore che si sta perpetrando ai confini del nostro continente.

Umberto De Pace


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  13 settembre 2020