sulla stampa a cura di Fr.I. - 02 dicembre 2013 Prato, la strage
annunciata del lavoro sommerso
cinese:
sette morti in un incendio in fabbrica Silvia Pieraccini su il Sole 24Ore Ma
i soccorritori hanno già accertato che i lavoratori
cinesi sono rimasti intrappolati come topi dentro il capannone: prima
il
ritrovamento di un corpo, poi di un secondo, di un terzo, fino ad
arrivare a
metà pomeriggio a sette, con l'ansia di continuare a scavare tra le
macerie del
capannone, in parte crollato, perché paura e omertà hanno impedito ai
lavoratori cinesi di dire con certezza quante persone si trovassero
all'interno. Per
Prato è la prima grande tragedia del lavoro cinese, dopo
le sanguinose faide tra bande rivali e i corpi di lavoratori orientali
morti
per cause naturali abbandonati sulle strade. Ma è anche una tragedia
annunciata
dalle difficoltà di contrasto alla «più grande realtà di lavoro
sommerso
d'Europa», come l'ha definita ieri il presidente della Regione Toscana,
Enrico
Rossi, venuto a Prato per rendersi conto dell'accaduto e sollecitare la
collaborazione del Governo cinese che fa «troppo poco e troppo
lentamente». Il
sindaco di Prato, Roberto Cenni, ha indetto il lutto
cittadino rivendicando il merito di aver «alzato il velo su questa
vergogna
radicata a Prato nel silenzio di troppi». «Prato non può più sopportare
un peso
del genere», ha aggiunto il sindaco rivelando di essere in contatto col
ministero dell'Interno perché «è necessaria una soluzione che estingua
il
sistema organizzato di illegalità nel distretto parallelo cinese».
Anche il
prefetto di Prato, Maria Laura Simonetti, ha ammesso che «dobbiamo fare
di più»
per estirpare l'illegalità, sottolineando però che «i cinesi devono
fare
propria la cultura della sicurezza». Nel
diluvio di dichiarazioni seguite alla tragedia spiccano
quelle della Cgil, che non ha iscritti tra le file degli operai cinesi
e finora
è stata tiepida nel denunciare lo sfruttamento feroce dei lavoratori:
«Questa è
una tragedia annunciata, diretta conseguenza di condizioni gravissime
di vita e
di lavoro che non possono più essere tollerate. La battaglia per la
condizione
di lavoro è la prima battaglia per la Cgil e per tutto il sindacato». E
un "basta" a «situazioni di lavoro non degne
dell'uomo e delle conquiste sociali degli ultimi decenni» è arrivato
anche dal
vescovo Franco Agostinelli, secondo cui «per Prato è arrivata l'ora di
mettere
da parte posizioni ideologiche preconcette e tatticismi strumentali».
Da qui
l'appello chiaro e diretto: «Imprenditori e sindacati italiani siano la
prima
linea di questa frontiera per bonificare le imprese e il lavoro». Un
pensiero
anche dal ministro per l'Integrazione, Cecile Kyenge: «Grave la
violazione
della dignità umana dei lavoratori». 2 dicembre 2013 |