prima pagina pagina precedente




sulla stampa
29 novembre 2014


Parlamentari M5S, il tempo stringe: giustizia e libertà o harakiri
Paolo Flores d'Arcais su Micromega


il bosco verticale

Cari rappresentanti eletti nelle liste del M5S (mi rivolgo ovviamente a tutti, anche se successivamente “espulsi” o usciti, poiché con il mio voto ho contribuito ad eleggervi tutti), secondo quando solennemente affermato più volte da Beppe Grillo voi siete idipendenti di oltre otto milioni e mezzo di cittadini che hanno votato M5S. Dunque, nella stessa quota parte della mia sovranità (un ottoemezzomilionesimo) anche miei dipendenti. Io tuttavia preferisco restare al dettato costituzionale, e considerarvi i mieirappresentanti senza vincolo di mandato, persone cioè che si sono impegnate a rappresentare chi li avesse votati (a “implementare” la loro sovranità attraverso la delega) sulla base del programma reso pubblico e della capacità a interpretarne coerentemente i valori a fronte delle situazioni inedite che in politica si danno continuamente. 

Credo sia evidente, perciò, che le critiche e le preoccupazioni che esporrò non sono ubbie personali mie, visto che tanto i risultati elettorali quanto i sondaggi indicano che una metà di quegli oltre otto milioni e mezzo di cittadini non rinnoverebbe il suo voto al M5S, e non pochi fra coloro che lo confermerebbero lo farebbero solo faute de mieux, per mancanza di alternative, obtorto collo. Per realismo, insomma: perché non votare equivale a parcellizzare il proprio voto fra tutte le liste, secondo le percentuali di chi ha infilato la scheda nell'urna. 

Io sono fra quanti, sic stantibus rebus, ancora voterebbe M5S. Ma, come ho scrittonell'editoriale del numero di MicroMega appena uscito, “consapevole però di esprimere in tal modo non già una compiuta politica ma un rutto (sacrosanto) verso gli altri partiti, e nulla più”. È invece a qualcosa di più, molto di più, che vorrei servisse il mio voto: ad alimentare attraverso una concreta azione politica giorno per giorno, la speranza di un futuro in cui il tasso di giustizia e libertà della nostra vita associata aumenti anziché diminuire. 

Voi potevate essere questa politica e questa speranza, ma sembrate ferocemente intenzionati a rinunciare ad ogni azione politica, a cancellare la speranza, a dilapidare il patrimonio che con i nostri milioni di voti vi abbiamo consegnato. 

Che sia così ve ne siete accorti voi stessi, siete divenuti voi stessi (una parte di voi, almeno: crescente, mi sembra) portatori delle inquietudini e/o della delusione e/o della rabbia di tanti che vi hanno votato, al punto che una crisi che si ispessiva per stagnazione e autoparalisi e inibizione di vero dibattito è comunque e finalmente precipitata, costringendovi all'occasione di onorare le promesse fatte agli elettori o di piombare nell'avvitamento che prelude alla fine. 

Ve le ricordo queste promesse, quelle essenziali, almeno: capovolgere il rapporto instaurato dai partiti tra base e vertici, sia nel senso di militanti e dirigenti che di elettori ed eletti, facendo del M5S uno strumento in mano ai cittadini stessi (sia gli attivisti dei meet up e gruppi di base sia i simpatizzanti non organizzati sia gli elettori-e-basta). A questo scopo (questo!) utilizzare la “rete”, per fare in modo che effettivamente uno valga uno. Costruendo così un fare politica fondato non più sulla possibilità di fare carriera, che anzi viene uccisa in culla, ma quale semplice servizio civile per i cittadini stessi. Insomma la passione politica, non i privilegi della Casta. Anzi, la passione politica per abrogare i privilegi della Casta. 

Per cui nel programma che i comizi di Grillo hanno esposto agli elettori (i programmi scritti non li legge nessuno, infatti) quello che più ha risuonato è stato: una grande redistribuzione della ricchezza in senso egualitario attraverso il salario di cittadinanza e la cancellazione delle pensioni d'oro e degli stipendi altrettanto d'oro (oltre a una miriade di “altre utilità” locupletate oggi a Casta e dintorni), la sostituzione delle opere faraonico-corruttivo-mafiose (ponte sullo stretto e altre Tav) con le grandi opere diffuse davvero necessarie (cablaggio dell'intero paese, assestamento e manutenzione dell'equilibrio idrogeologico, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale …), la lotta senza quartiere a corruzione, criminalità organizzata e intreccio affaristico-politico (quell'insieme di norme e di comportamenti coerenti che la Casta definisce giustizialismo). 

Queste le promesse. 

E invece: una decisione cruciale come quella di dar vita a una sorta di politburo di cinque persone (inutile nascondersi dietro un dito, trasparenza vuol dire chiamare le cose con il loro nome, e in un vertice collettivo anche ristretto di per sé non c'è nulla di male: neppure in unleader, anzi, dipende se poi “uno vale uno” viene comunque rispettato) viene decisa dalla trojka Grillo/Casaleggio/Casaleggo jr (quest'ultimo a che titolo: dinastico, imprenditoriale, imprenditorial-dinastico? Sempre a strame di democrazia minima, comunque), e sottoposta alla “rete” in confezione a pacchetto chiuso e inemendabile, da votare ad horas, ma proprio nel senso letterale: entro le 19. Che i sì siano oltre il 90% va da sé (meglio faceva solo Stalin, che riusciva anche a superare il 100% dei voti, e i suoi epigoni della schiatta di Kim-il-Sung). 

Tutto questo si chiama plebiscitarismo e costituisce la negazione compiuta di ogni idea di democrazia. Se “uno vale uno”, la necessità di un politburo si discute, consentendo a tutti di intervenire con proposte fra loro alternative, e se poi lo si costituisce il numero delle candidature deve essere aperto, i nomi proposti discussi pubblicamente argomentando pro e contro, meriti e difetti, e il voto limitato (2 o 3 voti per eleggerne 5): sono ovvietà che non bisognerebbe neppure richiamare. 

Del resto. È tutta la vita democratica di cui il M5S ha garantito di volersi fare strumento che latita: in che modo gli elettori possono far sentire la loro voce? Il sitowww.beppegrillo.it è gestito come una casamatta assediata o un ufficio postale sotto censura militare. In che modo i militanti possono decidere, se contano solo i “certificati” sul web a una certa data, a prescindere dal lavoro reale sul territorio? E chi certifica i certificatori? E in che modo un cittadino comune può “iscriversi” al movimento? Cosa contano ormai anche deputati e senatori, visto che Grillo può decidere di fare carta da cesso della regola per cui ogni proposta di espulsione deve passare dai gruppi parlamentari prima di andare al voto in rete (e di ogni altra regola, secondo umore e digestione)? 

Molti mesi fa (forse più di un anno fa) ho proposto a tutti voi una serie di incontri tra parlamentari e persone della società civile impegnate nelle varie lotte (di opinione e sociali), che MicroMega era disponibile a organizzare. Credo di aver avuto due risposte. Ma senza uno scambio continuo tra eletti ed elettori, tra parlamentari e società civile, diventate autoreferenziali come i partiti che giustamente stigmatizzate. 

In questa direzione MicroMega (e io personalmente) tornerà alla carica, con proposte puntuali di seminari, convegni, dibattiti, azioni comuni (raccolte di firme, proposte di legge) sui temi cruciali della nostra vita politica. 

Spero che la decisione di Grillo di nominare cinque suoi rappresentanti (di questo infatti si tratta) abbia presso di voi l'effetto di un “tana libera tutti” per una discussione libera, non autoreferenziale, argomentata (troppo spesso, non solo sul web, si riduce invece a viscerali like/not like dove logica e fatti brillano per assenza), anziché segnare l'accelerarsi di una diaspora inevitabilmente opportunistica e di un arroccamento inevitabilmente settario (le due facce di una stessa occasione perduta). Non avete molto tempo. Non abbiamo molto tempo. 



  29 novembre 2014