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7 luglio 2016


il tentativo di accoltellamento
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l'assassinio
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I soldati israeliani non dovrebbero più sparare alle ragazze palestinesi.
Mai più.
Lettera aperta al generale Gadi Eizenkot, capo dell'esercito israeliano (IDF).
Gideon Levy corrispondente di Haaretz
sintesi di BoccheScucite.org

I soldati israeliani hanno sparato a  Jamila Jabbar  a una fermata dell'autobus nei pressi di Ariel. Lei si avvicina  lentamente, il coltello lo tiene sopra la testa. E' una ragazza di 17 anni, signore. I soldati sono  lontano da lei,  sono armati con fucili e sono ben protetti; lei è una ragazza snella con un coltello da cucina, i suoi passi sono esitanti. E in un batter d'occhio uno dei soldati le spara nello stomaco. Lei crolla sul marciapiede.
È così che si suppone che i soldati debbano agire, signore? E' orgoglioso del loro comportamento? Sono questi soldati realmente “professionali ed etici”, come lei ha descritto i soldati israeliani nel suo discorso a Bat Yam nel mese di febbraio? Lei ha detto, “Io non voglio vedere un soldato svuotare un caricatore su una ragazza, anche se sta compiendo qualcosa di molto grave”.
Crede davvero che in questo caso la ragazza minacciasse le vite dei soldati? Spararle nello stomaco era l'unico modo  per neutralizzare la minaccia? È possibile che due soldati israeliani non possano bloccare una ragazza così senza spararle? Non conoscono nessun altro modo per gestire la minaccia di una ragazza più giovane di loro, quando sono in due e lei da sola? Cosa pensa che impareranno dal loro servizio militare, dopo questo incidente? O che le vite palestinesi non contano niente, e quindi non ci sono problemi a sparare loro, come li avete addestrati a pensare, oppure penseranno che è concesso. Forse un giorno rifletteranno su quello che hanno fatto al fine di proteggere i coloni  e  si pentiranno o proveranno sensi di colpa.  Alcuni casi ci sono stati, ma pochi.

A Bat Yam lei ha detto, ” Se dovessimo agire immoralmente, questo rappresenterebbe una minaccia per l'IDF (Israel Defence Forces).”

Ritiene c
he i soldati che hanno sparato e ucciso Arif Jaradat, un giovane con sindrome di Down, abbiano agito moralmente? 
Che dire di c
oloro che hanno sparato a H., un giovane schizofrenico  in sella alla sua moto a Awarta? 
Che dire  dei poliziotti di frontiera che venerdì hanno sparato a  Sara al-Hajuj presso la Tomba dei Patriarchi, un omicidio che B'Tselem ha descritto come una “esecuzione”?  
Che dire di Mahmoud Rafat Badran, che i vostri soldati hanno ucciso “per errore” dopo aver sparato contro la sua una macchina senza che ci fosse un  motivo?

E' soddisfatto di un esercito che agisce in questo modo? Se è così, le sue osservazioni sull'etica erano parole vuote e l'applauso per il vostro coraggio è stato fuori luogo.
Lei è a capo di un'organizzazione gerarchica dove un ordine è un ordine. Sarebbe molto facile evitare questi episodi. Non è abbastanza prendere il singolo caso di Elor Azaria, il soldato che sparò a un palestinese mentre era bloccato e neutralizzato, fare un processo-spettacolo e sbandierarlo ai quattro venti per dimostrare quanto sia morale l'IDF, mentre il comandante di brigata che sparò e uccise un giovane che stava fuggendo ha mantenuto la sua carica. Se davvero crede in quello che ha detto, dia l'ordine e stia a guardare: queste esecuzioni – e non c'è altro modo di chiamarle – finiranno. E non ne beneficerà solo l'immagine dell'IDF, ma anche la sicurezza di Israele. È nelle sue mani, signore.



  12 luglio 2016