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sulla stampa
2 febbraio 2017



Professione freelance, vietato ammalarsi
Tutele ai minimi. Il disegno di legge sul lavoro autonomo è in discussione alla Camera
Barbara D'Amico su LA STAMPA

I freelance che in Italia si ammalano sono ancora cittadini di serie B. Almeno, lo saranno fin quando non verrà approvato il disegno di legge sul lavoro autonomoche proprio in questi giorni è in discussione in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati. Il testo (ribattezzato Statuto del Lavoro Autonomo) contiene molte delle richieste formulate da Acta, la principale associazione italiana che cura gli interessi dei liberi professionisti e che lo scorso 11 gennaio è stata ascoltata in Parlamento.  
 
La proposta prevede l'estensione anche agli autonomi delle tutele accordate oggi ai lavoratori dipendenti quando si ammalano. Dall'indennità alla possibilità di non versare i contributi previdenziali per il periodo di malattia, i diritti rivendicati dalle partite Iva sono molti ma non diversi da quelli già esistenti per i lavoratori a contratto (seppur con diverse sfumature che cambiano anche in base ai contratti collettivi nazionali). Anche se dal 2013 esiste una circolare Inps che estende l'indennità di malattia anche agli iscritti alla cosiddetta Gestione separata (cioè i freelance), gli autonomi rivendicano una legge che equipari in tutto e per tutto le tutele tra le due forze lavoro.  
 
Una stortura di cui anche i Governi italiani degli ultimi 3 anni si sono accorti e su cui i liberi professionisti chiedono urgente intervento visto che ormai la loro categoria ammonta a circa 2 milioni di lavoratori su un totale di 4 milioni e mezzo di autonomi nella Penisola (dati Istat novembre 2016). Lo Statuto del Lavoro Autonomo rappresenterebbe quindi una rivoluzione: il testo prevede una serie di misure a favore dei freelance, tra cui la sospensione del versamento degli oneri previdenziali nelle situazioni di malattia grave (art 13. Comma 3), tale da impedire lo svolgimento dell'attività per oltre 60 giorni. Inoltre è stata inserita la possibilità di equiparare i periodi di degenza a casa (certificata e in caso di malattia grave) a quelli di degenza ospedaliera (art.7). 
 
Come spiega Acta, quest'ultima misura avrebbe come riflesso quello di garantire una doppia indennità e di estendere il periodo di degenza dagli attuali 60 giorni a 180 giorni. Quella delle partite Iva è una battaglia iniziata molti anni fa, ma salita alle cronache nel 2016 quando Daniela Fregosi, blogger e libera professionista,lancia un appello online per denunciare la condizione di chi, come lei, pur avendo un tumore deve continuare a lavorare e pagare le tasse rischiando di dover rinunciare alle cure. 

NB tutti i link su LA STAMPA


  2 febbraio 2017