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20 dicembre 2017

Descalzi e Scaroni a processo per la presunta tangente Eni in Nigeria
La replica di Eni: "Totale estraneità a ipotesi di reato, Cda conferma massima fiducia in correttezza società e amministratore delegato"
su huffingtonpost

Niger

Il gup (giudice dell'udienza preliminare) di Milano, Giuseppina Barbara, ha rinviato a giudizio Claudio Descalzi e Paolo Scaroni e le società Eni e Shell, per il caso della presunta maxi tangente in Nigeria. Il processo si aprirà il prossimo 5 marzo davanti alla decima sessione penale del tribunale.
L'indagine riguarda l'operazione che, nel 2011, portò Eni e Shell a pagare 1 miliardo e 92 milioni di dollari per ottenere dal governo nigeriano la concessione offshore Opl-245 sull'esplorazione petrolifera. Secondo l'accusa, la cifra pagata fu una maxi tangente destinata a esponenti del governo nigeriano.

In totale sono state rinviate a giudizio 13 persone fisiche e due società. Oltre a Descalzi e Scaroni, affronteranno il processo per corruzione internazionale anche Malcolm Brinded, all'epoca dei fatti presidente di Shell foundation, e tre ex dirigenti della società petrolifera olandese, Peter Robinson, Guy Colgate e John Coplestone, tre ex manager Eni, Roberto Casula, ex capo divisione esplorazioni, Vincenzo Armanna, ex vicepresidente del gruppo in Nigeria, e Ciro Antonio Pagano, all'epoca dei fatti managing director di Nae, società del gruppo Eni, alcuni presunti intermediari, Luigi Bisignani, Gianfranco Falcioni e il russo Ednan Agaev, e l'ex ministro del petrolio nigeriano Dan Etete. Altri due imputati, gli intermediari Emeka Obi e Gianluca di Nardo hanno scelto di farsi giudicare con rito abbreviato.

La replica di Eni. 
Il Cda prende atto della decisione e "anche sulla base di una valutazione degli esiti delle verifiche svolte da consulenti indipendenti incaricati di esaminare tutti gli atti e la documentazione depositata a chiusura delle indagini della procura di Milano nel 2016, ha confermato la fiducia circa la estraneità di Eni alle condotte corruttive contestate in relazione alla richiamata vicenda". Il cda "ha, altresì, confermato la massima fiducia nell'amministratore delegato, Claudio Descalzi, sulla sua totale estraneità alle ipotesi di reato contestate e, in generale, sul ruolo di capo azienda. Eni esprime piena fiducia nella giustizia e nel fatto che il procedimento giudiziario accerterà e confermerà la correttezza ed integrità del proprio operato".

La replica di Shell. 
"Siamo delusi dall'esito dell'udienza preliminare e dalla decisione di rinviare a giudizio Shell e i suoi ex dipendenti. Confidiamo che nel dibattimento i giudici giungeranno alla conclusione che non sussiste alcuna ragione di ritenere Shell o i suoi ex dipendenti responsabili di condotte illecite. Shell attribuisce la massima importanza all'integrità aziendale. È uno dei nostri valori fondamentali e costituisce un elemento basilare dei principi aziendali che governano il nostro modo di fare impresa. Shell dispone di regole chiare in materia di anti-corruzione che sono parte integrante nel nostro Codice di Condotta applicabile a tutto il personale. Nella nostra azienda non c'è posto per la corruzione"


  20 dicembre 2017