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28 maggio 2018

Lucia Annunziata

Bugiardi
Volevano abbandonare l'Euro ma non l'avevano mai detto prima. La crisi comincia ora e avrà come centro Mattarella
Lucia Annunziata su Huffingtonpost


Il Presidente Mattarella ha fatto bene.
Ricordate questa affermazione perché da ora in poi vi sarà richiesto molte volte di ripeterla. O di negarla.
La vera crisi comincia ora ed avrà al suo centro proprio il Presidente. La campagna elettorale iniziata non appena Conte ha rimesso il suo mandato, verrà tutta svolta intorno alla natura, l'identità, la forza nonché l'esistenza stessa della istituzione presidenziale.

Al di là delle chiacchiere sull'impeachment, buffonate della domenica sera, la sostanza del prossimo futuro è che le forze politiche che hanno proposto il governo mai nato andranno ora in giro come le ronde della moralità pubblica a chiedere a tutti: con chi stai? Con Mattarella il traditore, o con il cambiamento? Con le istituzioni o con i cittadini? Con le elite corrotte o con il popolo? Come se si potesse stare con un traditore, con le sorde istituzioni, o con le elite corrotte.

Ma il punto è proprio questo: la costruzione di questa serie di dilemmi è il primo grande falso di questa vicenda. Perché alla fine di 83 giorni si capisce che qui si voleva arrivare fin dall'inizio. Lega e M5s infatti, avevano un progetto di governo di cui non hanno mai parlato con trasparenza prima, che non hanno mai davvero svelato fino in fondo in campagna elettorale: quando non hanno mai detto di voler abbandonare l'Euro, nonostante le ripetute e insistenti domande nel corso dei loro pur numerosissimi passaggi mediatici; né tanto meno di aver già grosso modo studiato e costituito un piano per attuare questo passaggio.

In altre parole hanno mentito ai cittadini italiani e ai propri elettori. Mentito sulle proprie intenzioni, e mentito di conseguenza sull'impatto di queste scelte. La prova della menzogna è in quei documenti, quei programmi di governo che sono stati conosciuti solo perché passati alla stampa. Passati da mani che sapevano cosa non era stato detto, a tutti noi.

Questa menzogna va additata non per ragioni etiche (le forze politiche possono mentire quanto vogliono se vogliono) ma per la ragione sostanziali dell'interesse degli elettori. Nel nascondere il piano di uscita dall'Euro – con tutti i suoi ammennicoli quale la cancellazione del debito che abbiamo accumulato con la Bce – hanno nascosto l'impatto che questo progetto avrebbe avuto sulle vite dei cittadini. Sui loro risparmi, sui loro mutui, sul futuro dei loro figli. Abbiamo così potuto assistere a un'altra buffonata di queste ore: il premier incaricato per poche ore, l'Avvocato del popolo Conte, che si è incontrato con i "truffati" del bail-in bancario, mentre metteva in moto un piano che già in questi giorni con la salita dello spread faceva alzare il costo dei mutui di migliaia e migliaia di famiglie.

Bugie. Come quelle che in campagna elettorale hanno portato a sostenere di poter fare il reddito di cittadinanza, pagando a tutti 780 euro, e insieme la flat tax, e la abolizione della Fornero. Magari con l'idea dei mini-bot, cioè stampando una valuta parallela. Alle ripetute domande in merito alla enorme spesa per cui trovare le risorse per queste promesse, l'unica risposta è sempre stata uno sprezzante: "Taci tu che sei un servo delle elite corrotte".
In realtà, a guardarsi indietro oggi, quelle sprezzanti risposte erano tali non per ignoranza ma perché a questo punto si doveva arrivare, qui dove siamo già ora, con le piazze piene contro i traditori del popolo. Alla fine di tutti questi 83 giorni si possono vedere come una regia perfettamente costruita.

Il caso Savona è stato una perfetta sciarada. Il Professore dall'impeccabile curriculum e rispettabilissima carriera, membro a pienissimi titoli delle elite (che pure si condannano per gli altri), serviva proprio per questa sua internità al sistema, per il potere cioè non solo della sue idee ma anche della sua voce. Solo una persona di altissimo livello poteva suscitare tale scrutinio ed eco, nazionale e internazionale, intorno al piano di uscita dall'Euro. Nel momento in cui il suo nome è stato fatto, la miccia della collisione con il Quirinale è stata accesa: Mattarella avrebbe dovuto accettare un progetto mai discusso, mai chiarito agli elettori, ed inviso agli equilibri attuali intorno al nostro Paese, finendo così con l'estinguere il suo ruolo; o avrebbe dovuto esercitare la sua opinione (se non prerogativa) e portare il paese dove è ora.

Questo si voleva e questo è successo. Questo è il punto in cui siamo. Mai così diviso il paese. Mai così frantumato il processo istituzionale. La china che cominciamo oggi a percorrere è molto pericolosa e questo lo capiamo tutti. Il futuro ci riserva quasi sicuramente una campagna elettorale molto radicale, in cui il popolo sarà aizzato contro le elite.
Ma prima di finire questo filo di discorso, val la pena di guardare ancora un po' avanti e capire chi effettivamente sarà poi il vincitore di questa scelta.

Per me ci sono pochi dubbi che le impronte su questo processo sono in maggior parte della Lega e di Salvini. Sua è stata la forza di rottura maggiore – se avesse voluto fare il governo e se lo avesse voluto fare senza "piani b" gli sarebbe bastato nominare Giorgetti e prendersi tutto il potere che Di Maio gli aveva concesso in termini di ministeri. E sua è stata la minore trasparenza – è in casa Lega che ha radici la opacità sul progetto di uscita dall'Euro. Così come sua è stata la forte dissonanza sulle alleanze internazionali – dice qualcosa a qualcuno che il presidente populista per eccellenza Donald Trump non abbia riconosciuto questo leader populista italiano, che invece Putin ha subito dichiarato suo amico?

I pentastellati è vero hanno condiviso questo percorso di Salvini, ma vi sono apparsi più che altro trascinati dagli eventi, incerti, e confusi. Traditi, alla fine delle cose, dalla loro identità multipla.
La prova di queste dissonanze è che alla campagna elettorale prossima ventura Lega e M5s andranno separati. Le due forze escono molto differentemente da questa esperienza: pentastellati molto sminuiti dal fallimento (ce lo dicono anche i sondaggi); Salvini invece molto galvanizzato dalla leadership che ha saputo imporre (anche questo lo dicono i sondaggi). E mentre i Cinquestelle dovranno fare le loro eterne consultazioni fra tutte le loro anime, Salvini tornerà nella coalizione del centro destra, con in mano lo scalpo del Quirinale, e lo status di vittima. Potrà ambire a portare la coalizione al 40 per cento e oltre. Con l'aiuto di Silvio Berlusconi che ora potrà ancora candidarsi, e che, saggiamente, non ha mai davvero rotto con Matteo.



Valerio Onida


Onida: la scelta di Mattarella? Impropria
"Mattarella è arrivato a interpretazioni della Costituzione che, secondo me, non sono giuste", aggiunge. A Savona ministro "si è opposto per ragioni politiche". Non ci sono gli estremi per l'impeachment, ma "il governo non è una dipendenza del capo dello Stato".
Carlo Cerutti –su Class Cnbc


Valerio Onida è professore emerito di Diritto Costituzionale alla Statale di Milano e nel 2004-2005 è stato presidente della Corte Costituzionale. Di seguito l'intervista rilasciata ai microfoni di Class Cnbc.

Domanda. Professor Onida, il primo partito del Paese, il M5S, già invoca l'impeachment per Mattarella: c'è il rischio di uno scontro istituzionale?
Risposta. L'articolo 90 della Costituzione prevede che nei casi di alto tradimento o attentato alla Costituzione il presidente della Repubblica possa essere messo in stato d'accusa dal Parlamento in seduta comune a maggioranza assoluta dei suoi membri. In questo caso non siamo di fronte a una possibilità concreta di messa in stato d'accusa. Il presidente Mattarella ha esercitato al limite delle sue prerogative uno dei suoi poteri, arrivando a interpretazioni della Costituzione che secondo me non sono giuste. Ciò detto non parlerei di messa in stato d'accusa, non è questa l'ipotesi in campo.

D. E dunque come giudica il comportamento di Mattarella?
R. La scelta di Mattarella di impedire la formazione di un governo dopo una lunga trattativa tra i due partiti mi ha sorpreso, mi sembra abbastanza impropria. Nel nostro sistema la formazione dei governi dipende essenzialmente dalla presenza o meno di una maggioranza in Parlamento. Il governo non è una dipendenza del capo dello Stato, bensì una dipendenza del suo Parlamento, della sua maggioranza. Non dare vita a un governo per la presenza di una persona e le possibili idee politiche che potrebbe portare avanti, mi sembra andare al di là di ciò che dice la Costituzione quando parla della formazione di governo.

D. Poteva o non poteva Mattarella rispedire al mittente la proposta di Savona come ministro dell'Economia e delle Finanze?
R. Sul piano strettamente giuridico può dire “io non firmo”. Ma guardiamo alla logica del sistema: il presidente della Repubblica ha fatto un lungo giro di consultazioni per verificare l'esistenza di una maggioranza. Alla fine la maggioranza è emersa: i suoi esponenti hanno concordato una certa ipotesi di governo, invocando rigidamente la necessità di nominare Savona. Di fronte a questo il capo dello Stato si è opposto per ragioni politiche, non personali. A mio parere Mattarella è andato contro l'idea che il nostro sistema è un sistema parlamentare. Se Mattarella avesse avuto obiezioni in merito al programma di governo, avrebbe potuto farlo presente, rilevando aspetti di incostituzionalità. Ma non si è opposto per nulla al contratto di governo. Si è opposto solo a una persona, temendo che potesse mettere in pericolo la stabilità dei mercati finanziari, e la difesa dei risparmiatori.

D. E non è corretto?
R. Così facendo si dà ai creditori dello Stato un potere immenso, che va al di là delle obbligazioni di un debitore. Un debitore non può diventare così politicamente asservito da accettare ingerenza sulla maggioranza. In questo caso mi sembra sia andato un po' troppo oltre.

D. Che poteri potrebbe avere un esecutivo Cottarelli che non ottenga la fiducia delle Camere?
R. Cottarelli potrebbe sbrigare gli affari correnti. Sarebbe però più corretto fare subito nuove elezioni. Immaginare che si possa governare con un governo che non ha la maggioranza, contro una maggioranza alla quale si è impedito di formare un esecutivo, mi sembrerebbe veramente troppo. Bisogna andare immediatamente a votare. Non capisco perché, in presenza di una crisi istituzionale, di grave sbandamento nel Paese, non si possa andare a votare ad agosto. Andiamo a votare subito: dobbiamo richiamare i cittadini alle loro responsabilità.

  28 maggio 2018