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8 aprile 2019


Walter Mapelli

Monza in lutto è morto Walter Mapelli
La sua attività come pubblico ministero aveva cambiato il volto di Monza e non solo
Marco Pirola
su Nuova brianza

Sì. Lo conoscevo. Sarà stato il 1988 o forse l'anno dopo. Poco importa. La prima volta che l'ho visto in Tribunale era fuori dal suo ufficio. Da poco arrivato a Monza dopo aver fatto la mia stessa scuola. Il pregiatissimo Liceo Classico Bartolomeo Zucchi. Dove si è diplomata la meglio gioventù per decenni. E pure quelli che “zoppicavano” come il sottoscritto ad ogni interrogazione. Ma questa è un'altra storia. Di quello parlammo. Del Liceo. Di lui che fa il concorso di magistratura e lo vince al primo colpo assieme al coetaneo Olindo Canali mio paesano di Lissone di qualche anno più vecchio di me. Tutti e due intelligentissimi. Inarrivabili. Lui formale quanto basta, sbrigativo. Corretto allora come dopo nel futuro. Lui in un posto di grande responsabilità. Io mi affacciavo alla finestra del giornalismo, mondo a me sconosciuto. Titubante.

Imparai a conoscerlo. Sorrideva con un sorriso che ai più sembrava un ghigno. Era uomo di legge. Era un uomo buono. Rispettato da tutti. Di simpatie di sinistra che non lo hanno mai condizionato nel suo lavoro. Temuto Anche da quelli che nel suo ufficio al Palazzaccio di piazza Garibaldi, aveva seduti difronte la sua scrivania. Come “clienti”. Sarà stato il timore reverenziale della carica rivestita portata con discrezione. Quella sua intelligenza mai piegata a codici e codicilli. Sarà stato tante cose.

Primo click. È il 1992. La Tangentopoli monzese precede di poco quella milanese. Almeno nelle indagini. Io e Beppe Cremagnani, rimpianto cronista di Repubblica, siamo fuori dalla porta. Dentro c'è un interrogatorio in corso di un big della politica nostrana colto con le mani nel sacco. Mapelli esce. Chiude. Beppe che la sapeva lunga, ma doveva salvare le apparenze, lo assale con una raffica di domande. “Finito?”. “No” la risposta. “Gli ho dato il tempo di pensare dicendo che sarei andato in corridoio a fumare. Io non fumo, ma la gente ha bisogno di riflettere. Magari aiutata a riflettere… con le carte davanti”. Rientrò. E l'interrogato confessò tutto quanto ed anche di più. Sì perché Walter Mapelli non bluffava. Mai.

Walter Mapelli è morto questa mattina alle 8,30. Era malato da tempo, ma aveva lavorato fino a un mese fa. Da quasi tre anni era alla guida della Procura di Bergamo. Era conosciutissimo a Monza dove abitava e dove era stato sostituto procuratore dal 1987 al 2016.

Nato a Limbiate nel 1958, la sua vita era gravitata quasi interamente su Monza. Walter Mapelli si era poi laureato in Giurisprudenza. Ex dipendente della Sip, prima della sua “trasformazione” in Telecom, Mapelli era entrato in Magistratura nel 1985. Era sposato con due figli. La moglie Laura Canegrati è stimata docente alla scuola “Anzani”.

Aveva condotto numerose inchieste molto delicate arrivate anche alla ribalta delle cronache nazionali. Tangentopoli, ma anche ai casi Cirio, Impregilo, Imi Sir. Era un grande appassionato di saggistica, storia militare e di tennis, sport che praticava nel tempo libero.

Vado come sempre a braccio cercando nella memoria sempre più labile qualche piccolo aneddoto. Ce ne sono. Mentre in sella alla sua bicicletta nera arriva al lavoro. Con la sacca del tennis dietro. Perché se c'era una passione per cui era disposto a fare un'eccezione a codici e codicilli era proprio il tennis. L'anno ruggente di Tangentopoli con arresti e processi. O quella sera in Consiglio comunale una decina di anni fa quando si sedette sui banchi del pubblico provocando reazioni contrapposte. E poi l'ultima volta che l'ho visto. Una domenica di gennaio, mi pare. All'alba. Fuori dal santuario della Madonna delle Grazie a Monza. Aveva appena parcheggiato l'auto e stava andando a messa. Mi aveva salutato per primo. Si era fermato ed avevamo scambiato due chiacchiere sui tempi passati. “fanno i bravi i nostri amici adesso?”. Avevamo riso. Ne avevo però ricavato una sensazione triste. Non era il solito uomo di ferro, lo sguardo era perso, ma mi aveva fatto piacere rivederlo. Del resto 30 anni a battere il marciapiede alla ricerca di notizie ti segnano. I funerali mercoledì alle 15.30 in Duomo come si addice ai monzesi doc.

Marco Pirola



  9 aprile 2019