prima pagina pagina precedente



Le regole necessarie sulle false notizie che frenano i vaccini
La disinformazione sulle pandemie è sempre esistita. Oggi però ha trovato nei social un mezzo di comunicazione rapidissimo e un incubatore perfetto
Mario Garofalo sul Corriere della Sera




La campagna vaccinale negli Stati Uniti rallenta, frenata da indecisioni, paure, diffidenze. Per la prima volta non sono le dosi a scarseggiare, mancano i cittadini che scelgano di sottoporsi alla somministrazione del farmaco. Che cosa sta succedendo? È un fenomeno che potrebbe riguardare anche noi, vista la difficoltà che c'è soprattutto al Sud nel trovare over 70 da immunizzare?
Fake news
Di sicuro non hanno aiutato le notizie sugli effetti collaterali, pur accompagnate dalle precisazioni sulla loro rarità, e le alterne decisioni su AstraZeneca. Ma anche le fake news diffuse in buona o cattiva fede dai no vax hanno contribuito a creare un clima di preoccupazione. In America è circolato il video di un'infermiera, Tiffany Dover, che parla ai giornalisti subito dopo l'iniezione, si mette la mano alla fronte e infine crolla a terra. Sui social si è detto che fosse morta, ma non era vero. Sempre in Rete, Bill Gates è diventato un inoculatore di microchip per controllare l'umanità e i preparati a base di mRna sono stati accusati di modificare il genoma umano: tutto fasullo. La disinformazione sulle pandemie è sempre esistita: ad Atene, racconta Tucidide, si favoleggiava che la peste nascesse da pozzi avvelenati dai peloponnesiaci. Quelle stesse falsità, però, oggi hanno trovato nei social un mezzo di comunicazione rapidissimo e un incubatore perfetto. Le «camere dell'eco» create dagli algoritmi, nelle quali si ritrovano persone che la pensano allo stesso modo, «polarizzano» i no vax nelle loro convinzioni.
Oxford e Bruxelles
C'è, poi, quella che gli esperti chiamano «miopia metacognitiva». Se un'app prevede che domani pioverà e poi ci viene detto che quell'app non è affidabile, nel profondo della nostra memoria rimarrà radicata l'idea del maltempo. Tratteniamo l'informazione primaria, non quella che la corregge. Le università di Oxford e di Bruxelles hanno fornito a dei finti giudici informazioni negative su un imputato e poi le hanno screditate: nella decisione finale, però, si sentiva ancora un pregiudizio di colpevolezza basato sulle notizie sbagliate. La spiegazione sarebbe di tipo evoluzionistico: si salvavano i cacciatori primitivi che scappavano imitando gli altri, non quelli che cercavano di capire se c'era davvero una tigre. Per questa forma di miopia della mente le fake news sui vaccini sono così difficili da smontare. Sono anche più veloci delle notizie vere, come ci dicono altre ricerche, e in grado di scatenare emozioni più forti, di sorpresa e disgusto.
Esperto di Costituzione
Il punto è: come fare a contenerle in piena pandemia? Alla domanda tenta di rispondere l'interessante libro del giurista americano Cass Sunstein («Liars. Falsehoods and free speech in an age of deception», Oxford University press), esperto di Costituzione e di «camere dell'eco». Il punto delicato della questione sta nel bilanciamento tra due principi talvolta contrapposti: la libertà di parola e il diritto alla salute. Nessuno vorrebbe vivere in un luogo in cui fosse obbligatorio dire sempre la verità, perché sarebbe uno Stato totalitario, in cui funzionari censurerebbero i dissidenti con la scusa delle falsità. Ma c'è un diritto di mentire sempre e comunque? Ovviamente no. Come scriveva il giudice Oliver Wendell Holmes jr, «la più forte protezione della libertà di parola non può tutelare chi grida al fuoco, mentendo, in un teatro affollato». Ecco: secondo Sunstein il coronavirus ci ha messi in quel teatro affollato e c'è qualcuno che sta gridando al fuoco screditando la scienza ufficiale. Come possiamo fermarlo?
Bugie
Tanto per cominciare bisogna distinguere tra bugia e bugia. Chi la dice è in buona o cattiva fede? Quanto è grande e imminente il danno? Secondo Sunstein il legislatore dovrebbe sanzionare almeno le falsità consapevoli che possano provocare danni ingenti. Tenendo, però, la strada della censura come ultima spiaggia, perché rischia di essere controproducente, di dare alle bugie una maggiore forza. Esistono modalità nuove e migliori, come quella di abbinare ai post controversi avvisi delle autorità con le informazioni ufficiali (il cosiddetto «counterspeech»). In attesa di una regolamentazione, Facebook ha sospeso il presidente venezuelano Nicolás Maduro per aver propagandato un farmaco a base di timo contro il Covid. YouTube ha vietato i video negazionisti e quelli che danno al 5G la colpa dell'epidemia. Non ci si può affidare, però, solo all'iniziativa dei privati. Mentre ci avviciniamo al muro degli indecisi e dei dubbiosi, i governi devono porsi il problema di come convincerli: promuovendo leggi, pianificando campagne informative, affiancando ai post falsi sui social avvertimenti e link ai siti affidabili. Anche arrivando, in casi estremi, a pretendere la cancellazione delle bugie più pericolose. È importante, se si vuole tentare di raggiungere l'immunità di gregge o almeno di proteggere una parte importante della popolazione.

  10 maggio 2021