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Dichiarazione del Presidente nazionale ANPI, Gianfranco Pagliarulo, a seguito delle polemiche innescate ieri contro l'Associazione
L'attacco all'ANPI è un attacco al movimento per la pace. Leggo oggi su alcuni giornali un insieme di fake news e di diffamazioni, come per esempio un titolo su Il Tempo online: “I partigiani dell'ANPI abbracciano Putin: legittime le bombe sull'Ucraina”, di cui si occuperà il nostro ufficio legale per valutare gli estremi di una querela.
Gianfranco Pagliarulo su Facebook



Ricapitoliamo. Il 24 febbraio, poche ore dopo l'invasione russa, esce un comunicato che inizia così: “La Segreteria nazionale dell'ANPI condanna fermamente l'invasione dell'Ucraina da parte della Federazione Russa. È un atto di guerra che nega il principio dell'autodeterminazione dei popoli, fa precipitare l'Europa sull'orlo di un conflitto globale, impone una logica imperiale che contrasta col nuovo mondo multipolare, porta lutti e devastazioni”.

Qualsiasi persona normale intende che l'ANPI condanna l'invasione senza se e senza ma.
Il 22 febbraio, poche ore dopo il riconoscimento unilaterale del Donbass da parte di Putin, l'ANPI denuncia: “Siamo a un passo dal baratro. A chi governa la Russia, gli Stati Uniti, l'Ucraina, i Paesi dell'Unione Europea, il nostro stesso Paese, chiediamo un atto di responsabilità e di saggezza. Prima che sia troppo tardi. Il delirio bellicista va sconfitto dalla forza tranquilla di Paesi e popoli” e aggiunge “Il riconoscimento dell'indipendenza del Donbass da parte della Russia può portare il mondo a un passo dalla guerra ed è l'ultimo, drammatico atto di una sequenza di eventi innescata dal continuo allargamento della NATO ad est vissuto legittimamente da Mosca come una crescente minaccia”.
Con buona pace di tanti critici, il 22 febbraio era molto difficile condannare un'invasione avvenuta il 24 febbraio. Si trattava di stigmatizzare il riconoscimento unilaterale del Donbass individuando le ragioni per cui si era giunti a tale gravissimo gesto. Tali ragioni sono fra l'altro (ma non solo) il continuo allargamento della NATO ad est, cioè uno dei tanti errori commessi dopo la caduta del muro. Questa critica è propria di un ampio arco di politici e di personalità che avevano colto da tempo i pericoli di una politica occidentale di crescente confronto-scontro con la Federazione russa, cogliendo assieme, giustamente, il carattere autocratico del governo di Putin.

Né è un mistero che dopo Maidan hanno imperversato in Ucraina bande armate naziste come Pravy Sector e Svoboda (primo nome: Partito socialnazionalista ucraino) e che da otto anni è in corso una guerra civile che vede Kiev bombardare il Donbass con l'esito di alcune decine di migliaia di morti. Una guerra di cui per otto anni si è parlato pochissimo sui media italiani.

Da ciò la nostra richiesta di un riconoscimento dell'autonomia del Donbass, previsto dai mai applicati accordi di Minsk, come unico modo per sventare la secessione, unilateralmente riconosciuta da Putin.
Far finta che tutto ciò non sia mai successo, rimuovere l'evidenza, negare gli errori vuol dire indebolire il fronte della pace. La pace può vincere solo raffreddando le tensioni attuale col negoziato e la trattativa, e più in generale con una politica che garantisca la sicurezza dell'UE e della Federazione russa. Biden ha affermato ieri che l'alternativa alle sanzioni è la terza guerra mondiale. Le sanzioni sono probabilmente necessarie, ma ancor più probabilmente insufficienti. Se falliscono andiamo allegramente verso la guerra mondiale?
Siamo tutti uniti nel condannare aspramente l'invasione russa, ma c'è chi si mette l'elmetto e chi non se lo mette. L'ANPI e il movimento per la pace non se lo mettono, perché la guerra sarebbe una catastrofe per l'umanità. L'Italia deve stare lealmente e se necessario criticamente nella NATO. Ma le posizioni “fieramente atlantiste” non aiutano. È difficile spegnere un fuoco versandoci sopra benzina.
A ben vedere la posizione dell'ANPI e del movimento per la pace è molto semplice: no all'aggressione, immediato ritiro delle truppe russe, immediato cessate il fuoco, negoziato internazionale. Qualcuno forse dimentica che l'Italia ripudia la guerra.

Gianfranco Pagliarulo - Presidente nazionale ANPI



QUESTA LA PARTE DELLE “NOTE SULLA CRISI UCRAINA”
RELATIVE A NEOFASCISMO E NEONAZISMO

I NAZISTI E L'UCRAINA
Perché Putin parla di denazificazione? In premessa c'è da dire che non sempre Putin ha tenuto le debite distanze da personaggi ambigui o esplicitamente dell'estrema destra russa, come per esempio (ma si potrebbero fare molti altri esempi) il “filosofo” Alexander Dugin, oscurantista, esoterico, ammiratore di Julius Evola e teorizzatore della fondazione di un impero euro-asiatico con al centro Mosca. Detto questo, la preoccupazione di Putin corrisponde ad una presenza vera, reale e molto consistenti organizzazioni naziste in Ucraina. La storia dell'Ucraina dal colpo di forza successivo a Maidan (2014) non corrisponde affatto, come vuole la narrazione dominante, allo stereotipo delle democrazie occidentali, ma è profondamente inquinata da forze e comportamenti esplicitamente nazisti: la presenza spesso determinante anche nel governo di diverse organizzazioni nazifasciste come Svoboda (il cui primo nome era Partito Socialnazionalista Ucraino), Pravji Sector, organizzazione paramilitare organicamente connessa col famigerato Battaglione Azov, e altre organizzazioni. Sono stati rivalutati criminali di guerra collaborazionisti e responsabili di efferate stragi in particolare di ebrei, come Stepan Bandera, oggi eroe nazionale dell'Ucraina. Queste forze sono le responsabili del massacro e dell'incendio della sede dei sindacati di Odessa (2014). Il Battaglione Azov, prima formato da volontari di estrema destra e poi assorbito nelle Forze Armate ucraine, è una organizzazione militare nazista, come attestato dai suoi simboli che riproducono in modo fedele o lievemente deformato la svastica e il sole nero fortemente voluto da Himmler, da tante dichiarazioni dei suoi esponenti, dalle sue azioni violentissime e criminali. Tale battaglione, famigerato per le sue efferatezze e crudeltà, è stato mandato all'attacco dalle autorità di Kiev nel corso della vera e propria guerra contro il Donbass che dura da otto anni e che ha causato decine di migliaia di vittime. Il fondatore del battaglione Andriy Biletsky, intervistato da Repubblica il 23 febbraio e in quella sede dichiaratosi assolutamente non antisemita, né nazista, né fascista, è noto come il “Fuhrer bianco” avendo sottolineato (parole sue) “la purezza razziale della nazione Ucraina, impedendo che i suoi geni si mischino con quelli di razze inferiori”, svolgendo così “la sua missione storica di guida della Razza Bianca globale nella sua crociata finale per la sopravvivenza”. Vanno rimarcate le gravissime responsabilità degli Stati Uniti nel sostegno al colpo di forza del 2014 e ai governi successivi e la grave miopia dell'Unione Europea che ha sempre sostenuto acriticamente Kiev senza mai mettere a fuoco la pesantissima infiltrazione nazifascista nei gangli del potere ucraino, le sue decisioni discriminatorie come l'abolizione dell'insegnamento della lingua russa in una terra russofona, in una più generale rimozione, da parte dell'UE, del crescere del fenomeno neonazista e neofascista in Europa.

Gianfranco Pagliarulo - Presidente nazionale ANPI


Guerra in Ucraina
I russi a caccia dei nazisti del battaglione Azov
Putin ha detto che uno degli obiettivi della Russia era quello di de-nazificare il paese. Il riferimento era al battaglione Azov e a tutti i gruppi di estrema destra anti-russi



Guerra in Ucraina: uno dei pretesti di Putin è quello di “denazificare” il paese, per far passare Kiev come una capitale che ha dato protezione ai nazisti. Ma come stanno davvero le cose?
Putin fa chiaramente propaganda (di fascisti e stremisti di destra che lo appoggiano si è perso il conto) ma ovviamente in Ucraina un problema di milizie filo-fasciste e filo-naziste c'è.

Del resto è vero che nella guerra civile contro le le autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, formazioni paramilitari di estrema destra spalleggiate da Kiev si sono rese protagoniste di azioni violente, comprese uccisioni, contro i cittadini russofoni.
E infatti in tutti questi anni i russi hanno sempre denunciato la presenza di questi gruppi definendoli i “degni eredi” delle brigate che, guidate da Stepan Bandera,  contribuirono all'attacco all'Urss durante la Seconda Guerra mondiale puntando a creare in Ucraina uno Stato indipendente alleato della Germania di Adolf Hitler. 
Questi combattenti vennero inquadrati nella divisione delle Ss (la 14esima Waffen Ss Galicia), che sventolava l'antica bandiera ucraina gialla e blu, vietata dal regime sovietico.

Ma poi fu direttamente nel 2014 che i gruppi ultranazionalisti riacquisirono centralità nelle vicende ucraine. Durante le settimane dell'Euromaidan, gruppi come il Settore destro, i Patrioti dell'Ucraina e i Battaglioni di difesa territoriale presero parte alle violenze per spodestare il presidente filorusso Viktor Yanukovich. 
Tra i gruppi neonazisti ucraini il più forte è sicuramente il cosiddetto Battaglione Azov. Il corpo nacque nel maggio 2014 a Mariupol, una città ucraina affacciata sul Mar d'Azov, per opera di Andriy Biletsky, un militare noto con l'appellativo di “Führer bianco” e sostenitore della purezza razziale della nazione ucraina. Si trattava inizialmente di una milizia irregolare composta da ultras neonazisti che combattevano contro i ribelli ucraini filorussi, macchiandosi di numerose atrocità anche contro la popolazione civile, tanto nel settore di Mariupol quanto negli oblast orientali, da Kharkiv a Lugansk. 

Nell'ottobre dello stesso anno il battaglione diventò così imponente da essere inquadrato nella Guardia nazionale, sotto il controllo del ministero degli Interni, per sfruttare al meglio le milizie rivelatesi cruciali per arginare l'avanzata dei ribelli nel Donbass. 
Ora l'Azov, che conta circa 1.260 effettivi, è un reggimento di forze speciali e viene addestrato da istruttori Nato, ma ha mantenuto le insegne che ricalcano gli emblemi delle Ss naziste sopra al cosiddetto sole nero, un altro simbolo caro a Hitler. 
Ora con l'inizio dell'invasione russa non si sa più nulla del battaglione Azov ma la sensazione è che i russi li cercheranno senza alcuna intenzione di fare prigionieri.

  27 febbraio 2022