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Marx non russa

La guerra fa strage anche di cervelli, o forse si limita a certificarne la mancanza. Nel caso vi fossero sfuggite, segnalo due notizie da ascrivere all'epidemia di anacronistica imbecillità che va sotto il nome di «cancel culture».

La prima è che il festival di Colorado Springs dedicato alle avventure spaziali ha annullato la serata su Yuri Gagarin. Benché sia morto da quasi mezzo secolo, il vecchio Yuri deve avere fatto ultimamente qualcosa di molto grave, se persino nel pacifico Lussemburgo un suo busto commemorativo è stato coperto dalle autorità. Quantomeno, Gagarin era russo.

Ma Karl Marx? No, perché in un'università della Florida hanno tolto il nome del filosofo comunista dall'aula a lui intitolata, ritenendolo «non appropriato».

Qui l'espressione «cancel culture» va intesa in senso letterale: solo una testa da cui è stata cancellata qualunque forma di cultura, compreso il sussidiario delle medie, può collegare Marx alla Russia attuale. Tanto per cominciare Marx era tedesco e morì a Londra con la convinzione che il comunismo avrebbe attecchito ovunque tranne che a Mosca. E poi la Russia reazionaria e baciapile incarnata da Putin non è più l'Urss, di cui condivide solo la volontà di potenza e la tragica visione totalitaria dello Stato.

Serve un disarmo unilaterale della stupidità, prima che per rappresaglia — come si leggeva in un meme — Putin non decida di ribattezzare il capolavoro di Tolstoj «Operazione militare speciale e Pace». Ne sarebbe capace.

24 marzo 2022


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La fionda di Golia

Diciamoci la verità, eravamo tutti convinti che avrebbero fatto in fretta: Golia a invadere e Davide ad arrendersi. Invece i russi, imbattibili quando si tratta di difendere casa loro (Napoleone e Hitler ne sanno qualcosa), si stanno rivelando meno efficienti, anche se non meno spietati, nell'attaccare quella degli altri. Armamenti desueti, soldati demotivati, spie distratte o corrotte: stavolta la fionda ce l'ha Golia e non la sa nemmeno usare.

Però nel taschino tiene le armi fine-di-mondo. Davide ne è consapevole, eppure continua a resistere con un coraggio ammirevole che per me, presidente onorario della fifa, confina con l'incoscienza.

Vi chiedo: se steste giocando a carte con King Kong, avreste più paura di perdere o di vincere? Io avrei più paura di vincere, perché non mi lascerebbe uscire vivo dalla stanza. Invece gli ucraini non mollano ed è questa loro postura emotiva la variabile che scompiglia gli scenari degli analisti abituati a ragionare solo in termini di rapporti di forza e sfere di influenza.

La Nato e l'Europa non possono trattare con Putin sulla testa degli ucraini e tantomeno impedire loro di battersi. Possono smettere di armarli, ma sarebbe un comportamento da felloni, tanto quelli continuerebbero lo stesso a combattere.

Così ci tocca sperare che Golia si accontenti del poco che ha già preso e faccia un passo indietro. Perché se cadesse in preda alla frustrazione e infilasse le mani nel taschino, noi fin dove saremmo disposti a spingerci?

25 marzo 2022


Giannelli

  25 marzo 2022