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Tasse e Covid, le stoccate di Mattarella
al governo nel discorso di fine anno
Sia a sinistra che a destra apprezzamenti per il Capo dello Stato. Che ha pizzicato l'esecutivo Meloni su evasione fiscale e pandemia. E ha pronunciato parole cariche di antisovranimo e antipopulismo
Concetto Vecchio su la Repubblica del 1 gennaio 2023



Da Elly Schlein a Giorgia Meloni, il discorso di Capodanno di Sergio Mattarella è piaciuto sia a sinistra che a destra. E anche gli italiani sembrano avere apprezzato: erano in 11 milioni davanti allo schermo, 67 per cento di share: due milioni e mezzo in meno dell'anno prima, ma era difficile competere con l'intervento del 2021, l'ultimo del primo settennato.

La destra è rimasta particolarmente contenta. La premier gli ha telefonato subito, e ieri anche Silvio Berlusconi ha voluto chiamare il Presidente. Ma, nella sua problematicità, Mattarella ha dato due pizzicotti al governo: il primo sull'evasione ("La Repubblica è nel senso civico di chi paga le imposte perché questo serve far funzionare l'Italia"); il secondo sul Covid ("dal virus abbiamo tratto insegnamenti da non dimenticare"), invitando a non smantellare la sanità pubblica. Da cui è seguito un auspicio meno contingente, più alto, a non essere passatisti. Ad accettare la modernità e le sfide globali che essa impone. "Dobbiamo stare dentro il nostro tempo, non in quello passato, con intelligenza e passione", ha ammonito, riecheggiando la frase di Aldo Moro, "questo è il tempo che ci tocca vivere".

È una critica a quei sovranisti che pensano di poter tornare a un vecchio ordine, mentre è nell'interdipendenza l'unica salvezza. L'Italia ce la fa se punta sull'innovazione. Mattarella a novembre, nel suo viaggio in Svizzera, ha voluto visitare il Politecnico, dove i nostri talenti in fuga disegnano il futuro: se vogliamo competere con le grandi economie del mondo occorre dare più forza ai giovani, metterli nelle condizioni di dispiegare le loro ali, perché altrimenti il Paese declinerà inesorabilmente. Non sono discorsi così scontati da un Capo dello Stato che viene dalla Prima Repubblica e che ormai ha 81 anni.

Ancora una volta innovazione e solidarietà si mescolano in Mattarella. Pungolo e senso della comunità. Non a caso ha ricordato il dramma dei disoccupati, "la Repubblica è nell'ansia di chi cerca lavoro". Ed è stato sottilmente anti populista. Chi va al governo si misura con la complessità. Soprattutto deve "confrontarsi con i limiti imposti da una realtà sempre più caratterizzata da fenomeni globali". Da soli non ci salviamo.
Pertanto il sovranismo è buono solo per uno slogan elettorale, perché poi si scontra con la prova di governo: "La concretezza della realtà ha così convocato ciascuno alla responsabilità". È la democrazia che compone i conflitti, leviga i rancori. La speranza, non tanto segreta del Quirinale, è che il potere faccia cambiare anche la destra, così come ha cambiato i grillini. Una destra finalmente moderna, conservatrice.

Allo stesso tempo il messaggio di Mattarella contiene un invito alla sinistra a non drammatizzare. La destra al governo non è la fine della storia. Non c'è alcun fascismo alle porte. È la semplice alternanza. "La nostra democrazia si è dimostrata, ancora una volta, una democrazia, compiuta, matura". Perdipiù la destra ha portato per la prima volta una donna a palazzo Chigi. "Una novità di grande significato sociale e culturale", ha ricordato.

Questo sistema istituzionale in fondo funziona. E funziona la nostra Costituzione. Resta la bussola. Inutile pensare di cambiarla in senso presidenziale, si può maliziosamente arguire, interpretando il suo pensiero.
La destra insomma si batte sul terreno delle elezioni. Torni, il centrosinistra - il campo da cui Mattarella proviene - a sporcarsi le mani, nella fatica di ogni giorno, per rimediare al dramma delle disuguaglianze, che sono cresciute, a cominciare dalla povertà minorile, quadruplicata dal 2008.

E c'è un invito alla concretezza, con quell'allarme sulle troppi morti dei giovani sulle strade. Un appello alle nuove generazioni ad avere cura delle proprie vite. Ma anche la politica deve fare di più. Torni a riempirsi di senso. Non possiamo chiudere gli occhi dinanzi alle tragedie del mondo. La ribellione delle donne in Iran ci riguarda. Vanno sostenute le studentesse afghane. E i ragazzi che si oppongono a Putin. Ma allo stesso tempo ricordiamoci che la Repubblica siamo noi, nessuno si senta escluso.

  1 gennaio 2023