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“Non ho parole per raccontare il lager,
nessuno in Italia ha mai chiesto scusa”
Quel luogo non si dimentica mai. Dal 7 ottobre non c'è notte in cui non pensi ai bambini uccisi, sono una nonna disperata
Liliana Segre(Testo raccolto da Francesca Del Vecchio) su La Stampa


«Non ho mai detto tutto perché non c'è vocabolario che abbia le parole per dire la verità di quello che è stato. Non ci sono parole per dire che cosa succedeva nei lager. Io le parole non le ho mai trovate. Né io, né Primo Levi, né Elie Wiesel.
E non sono adatta a parlare del 27 gennaio perché chi ha passato quello che ho passato io non aspetta quella data per ricordarsene. Lo fa 365 giorni all'anno. E tutti i giorni possono essere uguali o diversi, ma quel luogo non si dimentica mai. Questa è la verità».

L'indifferenza
«Mi sono battuta perché sul muro del Memoriale della Shoah di Milano si scrivesse la parola “indifferenza”. È l'indifferenza che oggi permette che quel ciclo non sia chiuso. Non per nulla, il 40% degli italiani non vota, pur avendo ottenuto la democrazia con il sacrificio di migliaia di persone che hanno fatto la scelta di non essere indifferenti.
Perché così tante persone, tra cui molti giovani, delegano a quel gruppo che vota la loro democrazia, gli permette di scegliere il futuro dell'Italia? Queste sono le cose che non faranno mai chiudere il ciclo, un ciclo che crede di essere alla fine nell'indifferenza dei più. E guardando all'indifferenza anche di persone a cui voglio bene e che mi vogliono bene, con quale ottimismo dovrei pensare che tra vent'anni o anche prima – quando tutti i sopravvissuti saranno morti – ci si dovrebbe ricordare di questa minoranza?».

Ebrei e minoranze
«Ci sono persone, oggi – anche in ruoli di potere – che non sanno che gli ebrei sono una minoranza in Italia. Quando ho chiesto, “Secondo lei, signor ministro, quanti sono gli ebrei in Italia?”, mi ha risposto: “Un milione e mezzo”. “Ma no”, ho detto, “sono 35 mila quelli iscritti alla comunità ebraica”. A quel punto, mancava che questo signore mi facesse “pac pac” sulla spalla, pensando “vecchia signora un po' rincretinita, dobbiamo avere pazienza con lei e non contraddirla”. Questo mi ha molto preoccupata. Perché l'antisemitismo si rivolge in Europa a delle minoranze. E nemmeno le persone in alto loco sanno che minoranza sia la minoranza».

L'antisemitismo
«Vorrei incontrare quel signore che è andato a sfregiare una targa col mio nome sul sentiero che ho percorso tra Viggiù, Arzo e il confine per chiedergli cos'è? Antisemitismo, odio. Forse pensa che ne siano morti pochi? Uno che perde 5 minuti di una preziosa vita che non è eterna per andare a fare un segnaccio sulla targa di una ragazzina di 13 anni, che ha perso tutta la famiglia, è interessantissimo. Chi è, perché non viene studiato il suo caso? Perché è un segnale inquietante. Come quelli che mi mandano una maledizione: perché? Io sono già così vecchia e certamente non sarò un personaggio importante nel futuro dell'Italia».

Non farsi notare
«Viviamo un tempo in cui di ottimismo mi è difficile parlare. C'è qualche cosa di già sentito, di già sofferto. Ho amiche che mi vogliono bene che mi dicono “in questo momento di recrudescenza dell'antisemitismo, stai a casa, non farti vedere. Perché andare alla Scala?”. Io dico no. Non posso rivivere tempi il cui sfondo è la sala da pranzo piccolo borghese della mia famiglia, tempi in cui io bambina sentivo dire “meglio non farsi notare”. Perché? Quel “perché” intimo e tragico, di tempi che credevo perduti, lo urlo dentro di me».

L'odio di oggi
«Quel che succede dal 7 ottobre mi ha messo in una condizione mai vissuta prima: io ho una passione per i bambini, sono stata una nonna entusiasta. Nella spirale dell'odio più crudele, sono i bambini – di tutti i colori, religioni, appartenenze – che mi trovano una nonna disperata. Che vengano uccisi per colpa dell'odio degli adulti che non si ferma mai. Loro, che sarebbero il futuro di popoli fratelli… è una cosa che mi provoca una disperazione serale, quando mi trovo da sola ad affrontare la notte.
E non c'è notte, dal 7 ottobre, che non mi tenga in parte sveglia il pensiero di quello che succede, poiché sono una donna di pace e mi ha sempre fatto soffrire l'odio e la vendetta. È come “La notte” di Wiesel, dell'indifferenza generale, che non è legata al sole ma al buio delle menti».

I ricordi dei carnefici
«Oltre alle vittime, anche i carnefici hanno dei ricordi. Nella mia lunga vita non ho mai incontrato nessuno che abbia detto: “Ero uno di quelli che ti spingeva nei vagoni a calci e pugni”. Erano tutti diventati antifascisti, anche quelli che sfilavano con le divise. E in tutti questi anni, nessuno è andato ad autoaccusarsi.
Anche a Norimberga, nessuno che abbia detto “ho sbagliato”. Ho incontrato diverse persone che, per la loro coscienza, hanno chiesto a me personalmente scusa. Ma in modo ufficiale mai. Italiani brava gente». —


Meloni ricorda la Shoah: “Malvagità nazifascista su cui non cada l'oblio”
Il presidente del Senato La Russa parla di «male assoluto» ma non cita i regimi
Alessandro Di Matteo su La Stampa

Questa volta Giorgia Meloni fa un passo in più, la sua dichiarazione per l'anniversario della Shoah inizia esattamente come quella dello scorso anno, la prima frase è identica, ma è nelle ultime righe che la presidente del Consiglio mette nero su bianco il passaggio più importante, quello che parla del «disegno criminale nazifascista» associato alla «vergogna delle leggi razziali del 1938».
Meloni afferma che «con la Shoah l'umanità ha toccato il suo abisso», quindi mette in guardia dalla «nuova ondata di odio contro il popolo israeliano» seguita alla risposta di Tel Aviv all'attacco di Hamas del 7 ottobre scorso. «L'antisemitismo è una piaga da estirpare», aggiunge. «Noi dobbiamo lavorare per combatterla in tutte le sue declinazioni, vecchie e nuove. È una priorità di questo Governo». Quindi, il richiamo ad «uno dei provvedimenti di cui andiamo più orgogliosi: la legge che istituisce il Museo della Shoah» a Roma. Proprio questo museo, conclude, «darà un contributo determinante affinché la malvagità del disegno criminale nazifascista e la vergogna delle leggi razziali del 1938 non cadano nell'oblio».
Una condanna esplicita del «nazifascismo» che non si rintraccia nelle dichiarazioni di tutti gli esponenti di Fdi. Ignazio La Russa, presidente del Senato, parla della Shoah come «male assoluto», definisce «importante» il discorso del capo dello Stato Sergio Mattarella e poi invoca «una memoria condivisa che ripudia con forza ogni forma di odio, di razzismo, di antisemitismo e astensionismo». Posizione che gli attira le critiche di Osvaldo Napoli di Azione: «Se per La Russa è davvero importante il discorso di Mattarella ha il dovere di essere conseguente e condannare il fascismo senza reticenze». La Russa in serata, ospite di Tg2 post, torna sulla questione ribadendo il punto: ricordare la Shoah è un dovere ma anche un monito, perché «il male assoluto che pensavamo appartenesse solo a quella tragica storia, lo rivediamo nell'attualità. Non solo in quello che è avvenuto il 7 ottobre, ma anche nell'antisemitismo».
Il leader della Lega Matteo Salvini, poi, annuncia un ddl contro l'antisemitismo e riporta la questione al presente, evitando di citare il nazi-fascismo ma attaccando «i tagliagole islamici». Per il vice-premier «questo Giorno della Memoria non è come tutti gli altri: l'orrore della Shoah ha trovato nuova eco nei crimini mostruosi del 7 ottobre contro inermi cittadini ebrei ad opera dei tagliagole islamici di Hamas». E per il leader della Lega sono «grottesche e inqualificabili le accuse di genocidio» a Israele.
Simile l'approccio del ministro degli Esteri e segretario di Fi Antonio Tajani, ma senza riferimenti all'Islam: «L'Italia è in prima linea, a fianco di Israele, contro l'antisemitismo. Non possono essere in alcun modo tollerati questi vergognosi rigurgiti che si stanno diffondendo come conseguenza del conflitto in corso». E anche la presidente del Senato Elisabetta Casellati coglie l'occasione del giorno della Memoria per affermare che «gli episodi di violenza e i rigurgiti antisemiti non vanno sottovalutati, ma condannati con forza e senza eccezioni». La condanna del «nazifascismo», invece, è presente anche nella dichiarazione del presidente della Camera Lorenzo Fontana, che esorta a «non dimenticare mai l'orrore della ferocia nazifascista» e ricorda i «milioni di vittime innocenti».
Dal fronte delle opposizioni Elly Schlein cita Mattarella e aggiunge che il ricordo della Shoah deve anche spingere ad un «impegno quotidiano per rinsaldare i valori della democrazia e della nostra Costituzione antifascista». Giuseppe Conte, M5s, chiede di «tenere alta la guardia contro i nuovi rigurgiti di antisemitismo» ma aggiunge: «Faccio mia la riflessione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ieri ha invitato chi ha subito il tentativo di sterminio del proprio popolo a non negare ad un altro popolo il diritto ad avere uno Stato». A scatenare la polemica è Beppe Grillo, che propone «il Giorno della dimenticanza e del perdono» perché «bisognerebbe avere il coraggio di dimenticare per poter perdonare». Replica Maurizio Gasparri di Fi: «Parole pericolose».

  28 gennaio 2024